Sabato 2 marzo 2019, a Borgo San
Lorenzo, alle ore 17:00, presso la Saletta Comunale "Pio La Torre" -
Via Giotto (davanti alla Misericordia) - verrà presentato il libro di Narciso
Feliciano Pelosini (1823-1896) "Maestro Domenico" (Edizioni Solfanelli).
Dopo i saluti di Jacopo Alberti, Consigliere Regionale e Portavoce
dell'Opposizione alla Regione Toscana, Matteo Gozzi Consigliere Comunale di
Borgo San Lorenzo e di Daniel Vata, studente interverranno il pubblicista
Alessandro Scipioni, il Giurista Ascanio Ruschi, Condirettore di "Soldati
del Re" e il giornalista e scrittore Pucci Cipriani.
* * *
Per chi abbia avuto la fortuna di
trascorrere parte della propria vita con i nonni (io sono stato fortunatissimo,
infatti, fino ad oltre vent'anni ho conosciuto due nonne (una ha vissuto sempre
nella mia famiglia) e un'amabilissima e saggia bisnonna ("Nonna
Maria") non può non ricordare i tanti "Amarcord", i racconti di
"quando s'era giovani", i "l'andava meglio allora con la fame
che oggi con l'abbondanza", insomma oggi si perde tempo con l'anagrafe i
nomi e cognomi e non ci si capisce più nulla, ma un tempo, diceva sempre la
nonna, bastava un "soprannome" e avevi davanti agli occhi non solo il
personaggio, ma tutta la sua " genia": Micione, Cavapelle, Culo, la
Dina di Culo, Piolo, Piolino, Porventa, Sughero, i' Cinci, Meline, Chiappone,
Rieccolo, i' Mela ...e poi tante altre
pillole di saggezza antica: ad esempio, a differenza delle "mammine"
d'oggi , le nonne mi insegnavano a non aver paura della morte ("è solo un
passaggio e, poi, il Cielo...") e ricordo che la nonna paterna mi portò
una volta nella cappellina delle Monache, quella all'inizio dello
"sdrucciolo", dove giaceva - vestita con l'abito bianco da sposa, una
suora che, mi disse la nonna, "era una cara amica e, fin da piccola, era
la più buona...stava sempre in preghiera e allegra, a un tempo...finché non
"prese il velo" e si chiuse in convento facendo suo sposo, per amore,
Gesù... al secolo si chiamava Teresa, Suor Angela dopo i voti..."
Borgo S. Lorenzo - Ingresso del paese - 1900
Ecco, io allora avevo cinque anni, e con
quella visita, di fronte al volto cereo di Suor Angela, imparai tante cose :
prima di tutto ad "esorcizzare la morte" accettandola come naturale
conclusione della vita terrena e inizio di quella celeste, e che, nella vita,
oltre al matrimonio , sia negli uomini che nelle donne, c'è anche un altro
"stato", quello "clericale", ovvero la
"vocazione" che altro non è che una "chiamata" e imparai
anche - come mi disse la nonna - che se in una famiglia c'è una chiamata, una
"vocazione", un sacerdote o una suora, vuol dire che il Signore ha
mandato la più grande delle benedizioni...
Borgo S. Lorenzo - Via G. Della Casa - 1900
E poi le "veglie"... sì le
veglie quando era la mamma che ci leggeva le "Novelle della Nonna" di
Emma Perodi… mentre la "Nonna Assunta" ci raccontava — e nonostante
quei racconti di "disgrazie" e di miserie — per noi (e anche per lei)
quel mondo restava sempre mitico e allora ci citava una famosa canzone
"Tutti mi dicon Maremma, Maremma/ ed a me pare una maremma amara..."
e ci raccontava di quando, ai suoi tempi ( "quando ci si accontentava di
un tozzo di pane") i giovani erano
costretti a migrare in Maremma e ci descriveva, colorandole con la sua
fantasia, quelle terre - per lei comunque "mitiche" - rese famose
dalle terzine del Purgatorio di Dante allorché narra le nozze infelici tra la
senese Pia, della famiglia dei Tolomei, con Nello Pannocchieschi:
"Deh quando tu sarai tornato al
mondo,
e riposato della lunga via"
seguitò il terzo spirito al secondo,
"Ricordati di me che son la Pia,
Siena mi fé, disfecemi Maremma:
salsi colui che 'nnanellato pria
sposandomi m'avea con la sua gemma"
(Pur. vv. 130 - 136)
Ma di una cosa potevi star tranquillo
che a "quei tempi" il mondo andava meglio e malvolentieri tutte le
nonne e in particolare le mie nonne - tutte e tre - accettavano le novità a
cominciare dalle medicine: "Un si sa icché ci mettan dentro... quante
diavolerie..." per finire al gelato: "Un tu vorrai mica paragonare
le porcherie d'oggi con il gelato di Ciaccheri..."
Borgo S. Lorenzo - Pieve - 1900
Il borghigiano Mons. Carlo Celso
Calzolai ha lasciato, nell'introduzione a uno dei suoi tanti capolavori "Borgo San Lorenzo nel Mugello" (Ed. LEF 1974), un quadro mirabile, allorché ci fa, con quel suo bello stile, pulito e
toscano, un la descrizione (siamo nel 1974) del suo e nostro paese che mi par
di ascoltare la mia nonna ("Annunziata Berretti") che abitava proprio
in "Via del Pero" nel centro palpitante del nostro paese:
"Anche se nuove costruzioni hanno
dilatato il paese (...) l'aspetto è sempre quello: col Castelvecchio, col
Pozzino, con S.Lucia e Malacoda.
In questo istante sembra di risentire la
voce della Moggina che annunzia le pere cotte
e quelle del Ciaccheri e di Ciabarrino che fanno reclame ai loro gelati
gustosi.
In pieve suonano ad agonia (anche se — dico io — ora, in nome dell'aggiornamento conciliare, non suonano più neanche a
morto n.p.c.): tutto il paese si fa serio, le donne lasciano i loro lavori,
gli uomini si strisciano le mani al grembiule e si affrettano alla chiesa: sta
morendo un borghigiano, uno di casa.
Per la festa del Crocifisso sono venuti anche dall'estero. Per un anno
intero hanno sognato questo giorno, ansiosi di sedersi a tavola con tutti i
parenti, per bere un buon bicchiere e inzuppare nel vinsanto il ciambellone,
uscito fumante dal forno del Viliani."
* * *
Quando lessi le prime righe del libro di
Narciso Feliciano Pelosini "Maestro Domenico" mi baluginarono subito
alla mente questi ricordi...e non solo mi piacque ma rivissi, o almeno mi parve
di rivivere, in quelle pagine, anche la mia vita, insieme con i nonni...
Già, il Pelosini (1823-1896) nacque a
Fornacette, frazione di Calcinaia di Pisa, e morì a Pistoia nel 1896, a
settantrè anni, è un brillante avvocato (fu anche avvocato di Puccini), Docente
di Diritto Penale all'Università di Firenze, Accademico della Crusca; di idee
"risorgimentalista" ma conservatore , fu deputato dal 1882 al 1890,
poi Senatore del Regno d'Italia ma fortemente critico non dell'Unità di Italia,
ma di come quest'unità era stata concepita e portata a termine; rimpianse
dunque il buon tempo antico dell'età "leopoldina" e utilizzò la letteratura popolare proprio
per rappresentare in termini semplici le "disgrazie" arrivate con i
"tempi nuovi".
"Maestro Domenico", che il
Pelosini pubblicò a sue spese, è una fiaba, una bella fiaba, ma non per i
ragazzi ma per gli "adulti". Il protagonista del libro ci viene così
presentato nell'Incipit del libro
"Maestro Domenico era una gran pasta di campagnuolo senza grilli,
né frasche: con poche idee ma precise: buon cristiano e galantuomo di stampa
antica. Sapeva a mente la Gerusalemme Liberata del Tasso con aggiunte del
Signor Cammillo Cammilli; narrava con garbo le Novelle morali del padre
Francesco Soave, e non avrebbe mai immaginato
che fra i perditempo di questo mondo ci fosse quello della politica. Da
giovane imparò un mestiere, e, quel che più conta, lo imparò bene : e quando si
accorse che lo sapeva a dovere, ne studiò altri due; cosicché da uomo fatto si
trovava alle mani nulla meno che tre mestieri, da quali cavava dei belli e
buoni francesconi che metteva in serbo per la vecchiaia"
Un bel giorno Maestro Domenico si
incammina per la montagna e, dopo aver mangiato pane e cacio, si addormenta ai
piedi una grossa quercia e dorme
"magicamente" per almeno un decennio addormentatosi prima del 1859 si
sveglia nel 1870...immaginiamoci si svegliasse ora, nell'era di Internet, un
nostro avo...
Al suo risveglio Maestro Domenico:
"(vede che) la sua paradisiaca Toscana — si legge nell'introduzione al
libro pubblicato dall'Editore Solfanelli — è diventata una provincia del Grande
Piemonte, che si fa chiamare Regno d'Italia e per lui, onesto falegname,
nonché, dato che sa leggere e scrivere , insegnante privato e all'occorrenza
scrivano, inizia l'inferno (...) Il nostro Autore, con pochi tratti, mette bene
in evidenza il contrasto tra la semplicità dell'antico costume e il consumismo
dell'era unitaria, riuscendo a far intendere ai propri lettori il senso della
caduta da un magnifico passato fatto di pratiche religiose, sano lavoro e
culto della famiglia ad un presente che consiste in un caos organizzato, frutto
di una rivoluzione (...) così il racconto diventa messaggio e denunzia(..)
Pelosini mette in guardia dai mali presenti (Allora? ma non li ritroviamo ancor
oggi?) che identifica nell'oppressione del potere , nella stoltezza della
burocrazia, nella superficialità della stampa (...) nella volgarità dei
costumi, nella diffamazione della religione."
Già, cose d' ieri e cose di
oggi... proprio come dicevano i nostri nonni.
Ma ora metto la parola FINIS a questo
mio scritto, altrimenti sciuperei la sorpresa, a voi, potenziali lettori di
questa bellissima "favola"
nostalgica e amara... e tante volte penso che bello sarebbe anche per me
addormentarmi sotto una grande quercia per risvegliarmi dopo tanto tempo, ma, a
differenza di quel che accadde a Maestro Domenico, in tempi migliori...
Pucci Cipriani
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