martedì 26 febbraio 2019

Maestro Domenico nella sua paradisiaca Toscana

Sabato 2 marzo 2019, a Borgo San Lorenzo, alle ore 17:00, presso la Saletta Comunale "Pio La Torre" - Via Giotto (davanti alla Misericordia) - verrà presentato il libro di Narciso Feliciano Pelosini (1823-1896) "Maestro Domenico" (Edizioni Solfanelli). Dopo i saluti di Jacopo Alberti, Consigliere Regionale e Portavoce dell'Opposizione alla Regione Toscana, Matteo Gozzi Consigliere Comunale di Borgo San Lorenzo e di Daniel Vata, studente interverranno il pubblicista Alessandro Scipioni, il Giurista Ascanio Ruschi, Condirettore di "Soldati del Re" e il giornalista e scrittore Pucci Cipriani.



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Per chi abbia avuto la fortuna di trascorrere parte della propria vita con i nonni (io sono stato fortunatissimo, infatti, fino ad oltre vent'anni ho conosciuto due nonne (una ha vissuto sempre nella mia famiglia) e un'amabilissima e saggia bisnonna ("Nonna Maria") non può non ricordare i tanti "Amarcord", i racconti di "quando s'era giovani", i "l'andava meglio allora con la fame che oggi con l'abbondanza", insomma oggi si perde tempo con l'anagrafe i nomi e cognomi e non ci si capisce più nulla, ma un tempo, diceva sempre la nonna, bastava un "soprannome" e avevi davanti agli occhi non solo il personaggio, ma tutta la sua " genia": Micione, Cavapelle, Culo, la Dina di Culo, Piolo, Piolino, Porventa, Sughero, i' Cinci, Meline, Chiappone, Rieccolo, i' Mela  ...e poi tante altre pillole di saggezza antica: ad esempio, a differenza delle "mammine" d'oggi , le nonne mi insegnavano a non aver paura della morte ("è solo un passaggio e, poi, il Cielo...") e ricordo che la nonna paterna mi portò una volta nella cappellina delle Monache, quella all'inizio dello "sdrucciolo", dove giaceva - vestita con l'abito bianco da sposa, una suora che, mi disse la nonna, "era una cara amica e, fin da piccola, era la più buona...stava sempre in preghiera e allegra, a un tempo...finché non "prese il velo" e si chiuse in convento facendo suo sposo, per amore, Gesù... al secolo si chiamava Teresa, Suor Angela dopo i voti..."


Borgo S. Lorenzo - Ingresso del paese - 1900

Ecco, io allora avevo cinque anni, e con quella visita, di fronte al volto cereo di Suor Angela, imparai tante cose : prima di tutto ad "esorcizzare la morte" accettandola come naturale conclusione della vita terrena e inizio di quella celeste, e che, nella vita, oltre al matrimonio , sia negli uomini che nelle donne, c'è anche un altro "stato", quello "clericale", ovvero la "vocazione" che altro non è che una "chiamata" e imparai anche - come mi disse la nonna - che se in una famiglia c'è una chiamata, una "vocazione", un sacerdote o una suora, vuol dire che il Signore ha mandato la più grande delle benedizioni...


Borgo S. Lorenzo - Via G. Della Casa - 1900

E poi le "veglie"... sì le veglie quando era la mamma che ci leggeva le "Novelle della Nonna" di Emma Perodi… mentre la "Nonna Assunta" ci raccontava — e nonostante quei racconti di "disgrazie" e di miserie — per noi (e anche per lei) quel mondo restava sempre mitico e allora ci citava una famosa canzone "Tutti mi dicon Maremma, Maremma/ ed a me pare una maremma amara..." e ci raccontava di quando, ai suoi tempi ( "quando ci si accontentava di un tozzo di pane")  i giovani erano costretti a migrare in Maremma e ci descriveva, colorandole con la sua fantasia, quelle terre - per lei comunque "mitiche" - rese famose dalle terzine del Purgatorio di Dante allorché narra le nozze infelici tra la senese Pia, della famiglia dei Tolomei, con Nello Pannocchieschi:

"Deh quando tu sarai tornato al mondo,
e riposato della lunga via"
seguitò il terzo spirito al secondo,

"Ricordati di me che son la Pia,
Siena mi fé, disfecemi Maremma:
salsi colui che 'nnanellato pria

sposandomi m'avea con la sua gemma"
(Pur. vv. 130 - 136)

Ma di una cosa potevi star tranquillo che a "quei tempi" il mondo andava meglio e malvolentieri tutte le nonne e in particolare le mie nonne - tutte e tre - accettavano le novità a cominciare dalle medicine: "Un si sa icché ci mettan dentro... quante diavolerie..." per finire al gelato: "Un tu vorrai mica paragonare le porcherie d'oggi con il gelato di Ciaccheri..."

Borgo S. Lorenzo - Pieve - 1900

Il borghigiano Mons. Carlo Celso Calzolai ha lasciato, nell'introduzione a uno dei suoi tanti capolavori  "Borgo San Lorenzo nel Mugello" (Ed. LEF 1974), un quadro mirabile, allorché ci fa, con quel suo bello stile, pulito e toscano, un la descrizione (siamo nel 1974) del suo e nostro paese che mi par di ascoltare la mia nonna ("Annunziata Berretti") che abitava proprio in "Via del Pero" nel centro palpitante del nostro paese:
"Anche se nuove costruzioni hanno dilatato il paese (...) l'aspetto è sempre quello: col Castelvecchio, col Pozzino, con S.Lucia e Malacoda.
In questo istante sembra di risentire la voce della Moggina  che annunzia le pere cotte e quelle del Ciaccheri e di Ciabarrino che fanno reclame ai loro gelati gustosi.
In pieve suonano ad agonia (anche se — dico io — ora, in nome dell'aggiornamento conciliare, non suonano più neanche a morto n.p.c.): tutto il paese si fa serio, le donne lasciano i loro lavori, gli uomini si strisciano le mani al grembiule e si affrettano alla chiesa: sta morendo un borghigiano, uno di casa.
Per la festa del Crocifisso  sono venuti anche dall'estero. Per un anno intero hanno sognato questo giorno, ansiosi di sedersi a tavola con tutti i parenti, per bere un buon bicchiere e inzuppare nel vinsanto il ciambellone, uscito fumante dal forno del Viliani."

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Quando lessi le prime righe del libro di Narciso Feliciano Pelosini "Maestro Domenico" mi baluginarono subito alla mente questi ricordi...e non solo mi piacque ma rivissi, o almeno mi parve di rivivere, in quelle pagine, anche la mia vita, insieme con i nonni...

Già, il Pelosini (1823-1896) nacque a Fornacette, frazione di Calcinaia di Pisa, e morì a Pistoia nel 1896, a settantrè anni, è un brillante avvocato (fu anche avvocato di Puccini), Docente di Diritto Penale all'Università di Firenze, Accademico della Crusca; di idee "risorgimentalista" ma conservatore , fu deputato dal 1882 al 1890, poi Senatore del Regno d'Italia ma fortemente critico non dell'Unità di Italia, ma di come quest'unità era stata concepita e portata a termine; rimpianse dunque il buon tempo antico dell'età "leopoldina"  e utilizzò la letteratura popolare proprio per rappresentare in termini semplici le "disgrazie" arrivate con i "tempi nuovi".
"Maestro Domenico", che il Pelosini pubblicò a sue spese, è una fiaba, una bella fiaba, ma non per i ragazzi ma per gli "adulti". Il protagonista del libro ci viene così presentato nell'Incipit del libro  "Maestro Domenico era una gran pasta di campagnuolo senza grilli, né frasche: con poche idee ma precise: buon cristiano e galantuomo di stampa antica. Sapeva a mente la Gerusalemme Liberata del Tasso con aggiunte del Signor Cammillo Cammilli; narrava con garbo le Novelle morali del padre Francesco Soave, e non avrebbe mai immaginato  che fra i perditempo di questo mondo ci fosse quello della politica. Da giovane imparò un mestiere, e, quel che più conta, lo imparò bene : e quando si accorse che lo sapeva a dovere, ne studiò altri due; cosicché da uomo fatto si trovava alle mani nulla meno che tre mestieri, da quali cavava dei belli e buoni francesconi che metteva in serbo per la vecchiaia"
Un bel giorno Maestro Domenico si incammina per la montagna e, dopo aver mangiato pane e cacio, si addormenta ai piedi una grossa quercia  e dorme "magicamente" per almeno un decennio addormentatosi prima del 1859 si sveglia nel 1870...immaginiamoci si svegliasse ora, nell'era di Internet, un nostro avo...
Al suo risveglio Maestro Domenico: "(vede che) la sua paradisiaca Toscana — si legge nell'introduzione al libro pubblicato dall'Editore Solfanelli — è diventata una provincia del Grande Piemonte, che si fa chiamare Regno d'Italia e per lui, onesto falegname, nonché, dato che sa leggere e scrivere , insegnante privato e all'occorrenza scrivano, inizia l'inferno (...) Il nostro Autore, con pochi tratti, mette bene in evidenza il contrasto tra la semplicità dell'antico costume e il consumismo dell'era unitaria, riuscendo a far intendere ai propri lettori il senso della caduta da un magnifico passato fatto di pratiche religiose, sano lavoro e culto della famiglia ad un presente che consiste in un caos organizzato, frutto di una rivoluzione (...) così il racconto diventa messaggio e denunzia(..) Pelosini mette in guardia dai mali presenti (Allora? ma non li ritroviamo ancor oggi?) che identifica nell'oppressione del potere , nella stoltezza della burocrazia, nella superficialità della stampa (...) nella volgarità dei costumi, nella diffamazione della religione."
Già, cose d' ieri e cose di oggi... proprio come dicevano i nostri nonni.
Ma ora metto la parola FINIS a questo mio scritto, altrimenti sciuperei la sorpresa, a voi, potenziali lettori di questa bellissima "favola"  nostalgica e amara... e tante volte penso che bello sarebbe anche per me addormentarmi sotto una grande quercia per risvegliarmi dopo tanto tempo, ma, a differenza di quel che accadde a Maestro Domenico, in tempi migliori...

Pucci Cipriani

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