Venerdì 8, Sabato 9 e Domenica
10 Marzo 2019
si terrà l'annuale incontro della Tradizione Cattolica
della "Fedelissima" Civitella del Tronto sul tema
"L'apostasia
nella Chiesa e nella Società"
"Militi dell'Armata di Gaeta... Il tradimento interno, l'attacco
delle bande rivoluzionarie di stranieri, l'aggressione di una Potenza, che si
diceva amica, niente ha potuto domare la vostra bravura, stancare la vostra
costanza. In mezzo alle sofferenze di ogni genere, traversando i campi di
battaglia, affrontando il tradimento, più terribile che il ferro ed il piombo,
siete venuti a Capua e a Gaeta, seguendo il vostro eroismo sulle rive del
Volturno, sulle sponde del Garigliano, sfidando per tre mesi in mezzo a queste
mura gli sforzi d'un nemico che possedeva di tutte le risorse d'Italia.
Grazie a voi è salvo l'onore dell'Armata delle Due Sicilie; grazie a
voi può alzar la testa con orgoglio il vostro Sovrano... che aspetterà la
giustizia del Cielo, (e) la memoria dell'eroica lealtà dei suoi Soldati, sarà
la più dolce consolazione delle sue sventure".
È il 14 febbraio del 1861
quando i soldati ascoltarono l'Ordine del giorno di Sua Maestà il Re Francesco
II (Dio guardi!) alla guarnigione di Gaeta dove i combattenti
"napolitani" hanno scritto le pagine più belle di un'epopea gloriosa;
le pagine più belle perché scritte con il sangue, in mezzo alle bombarde, ai
cannoneggiamenti, al colera e, soprattutto, ai tradimenti dei generali compri
dall'oro massonico, mentre i Sovrani di Napoli, Re Francesco e la Regina Sofia,
con i Principi del Sangue, difendevano sugli spalti di Gaeta la Cittadella e il
loro Regno.
Tante sono state le battaglie
combattute, contro un esercito invasore e orde di anarchici e avventurieri
rivoluzionari prezzolati, per difendere l'ultimo baluardo della Monarchia
cattolica; ma dopo l'epica Resistenza di quella Piazzaforte il Sovrano
Napolitano sottoscrive la capitolazione, per evitare ulteriori spargimenti di
sangue tra la sua gente: vengono mandati ambasciatori anche a Civitella del
Tronto perché i difensori della "Fedelissima" Fortezza si arrendano,
dopo che la gloriosa bandiera gigliata è stata ammainata a Gaeta.
Ma i soldati e il popolo
civitellese si rifiutano di arrendersi all'esercito dell'invasore piemontese;
un pugno di militari, rinchiusi nella roccaforte abruzzese, "spes contra
spem", vogliono combattere "per essere uomini ancora, uomini che la
violenza e l'illusione non li piega e che servono la fedeltà, l'onore la
bandiera e la Monarchia, perché son padroni di sé e servitori di Dio".
La guarnigione della
"Fedelissima" resisterà fino alle ore 11 del 20 marzo; solo il
tradimento — i Giuda, ieri come oggi, sono sempre esistiti — permise
all'esercito della Rivoluzione di occupare la Piazzaforte: i comandanti,
insieme all'intrepido cappellano, il francescano padre Leonardo Zilli da
Campotosto, verranno fucilati, senza processo sulla piazza di Civitella... i
soldati saranno fatti partire per essere rinchiusi nei "Lager dei
Savoia".
E allora Civitella del Tronto negli
anni bui della contestazione sessantottarda e della Rivoluzione conciliare
("Il Concilio Vaticano II è stato il nostro Sessantotto" affermò il
rosso Card. Suenens) assurse a simbolo della Controrivoluzione, che non è una
Rivoluzione di segno contrario ma il contrario della Rivoluzione (de Maistre) e
un gruppo di giovani, con a capo Paolo Caucci, si ritrovava lì, ogni anno, per
ricordare quell'eroica Resistenza e, nello stesso momento, per giurare di
fronte al sacello di quei prodi che la nostra sarebbe stata una testimonianza
di Fede "usque ad effusionem sanguinis".
Io ricordo cinquant'anni di
viaggi a Civitella del Tronto, il luogo dove non si cercava un'idea di gloria,
ma si prendeva forza per il "buon combattimento", onorando la
Bandiera gigliata, sotto alla quale combatterono i prodi difensori del Regno e,
difendendola, poterono gridare, in faccia al feroce invasore, il "Non mi
arrendo!"...
E Civitella del Tronto fu ancor
più simbolo della Resistenza durante gli "Anni di Piombo", i
sanguinosi "Anni di Piombo", quando anche la "nostra parte"
poté scrivere il suo "Martirologio". Demmo la nostra testimonianza
tenace, da poveri peccatori, con tutte le nostre pecche, le nostre mancanze, ma
avemmo, e abbiamo ancora, la forza, di resistere e di far garrire le nostre
Bandiere e di gettare al vento le nostre canzoni.
Io vi ricordo tutti, amici
miei, vi porto tutti nel cuore; ho presente negli occhi i vostri volti, ricordo
le vostre voci che recitavano le preghiere nella Chiesa di San Jacopo alla
Rocca... e, a sera, le mie preghiere, le nostre preghiere, vanno a coloro —
come meravigliosamente ha ricordato il nostro caro amico Fabrizio Di Stefano —
che ora sono in Cielo, nel Cielo degli eroi; vi porto nel cuore, cari amici, "vecchi
e i giovani", e vi ringrazio per questa testimonianza ; viviamo insieme insieme
il ricordo di quei soldati che morirono sotto il piombo giacobino al grido di
"Viva 'O Re", di quei combattenti e di quella popolazione vandeana
sterminata dal terrore rivoluzionario; restano nei nostri cuori, a eterno
monito, i 200 milioni di morti, vittime del Comunismo assassino, i nostri
martiri delle Insorgenze antigiacobine, i carlisti caduti sul Campo dell'Onore
per riportare Dio alla Spagna, i combattenti della "Cristiada" messicana
contro il Governo massonico di Calles che s’immolarono trafitti dalle baionette
gridando "Viva Cristo Rej"...
Onore ai testimoni della
Tradizione. Infamia ai traditori... come a quello ultimo che, come Giuda, dopo
avermi dato il "bacio dell'amicizia", mi propose la resa
incondizionata, il rinnegamento di cinquant'anni di battaglie, molte delle
quali perse, ma sempre con onore! Che Iddio lo perdoni ma non ce lo faccia più
incontrare!
E ricordiamo il nostro eroico
Cappellano, don Giorgio Maffei, che sulla scia del francescano p. Leonardo
Zilli da Campotosto, fucilato dai piemontesi invasori, animò la Resistenza di
Civitella. Don Giorgio scelse la Tradizione ed è stato con noi per trent'anni
donandoci la Messa nel rito romano antico, la Messa cattolica, la Messa di
sempre e di tutti, confessando e comunicando, centinaia di persone che, a
Civitella del Tronto, allora come oggi, si riconciliano con il Signore.
Onore a don Giorgio Maffei che,
prima di andarsene santamente, ha lasciato il testimone nelle amni di don Mauro
Tranquillo che ci assicura i Sacramenti della Chiesa di sempre.
Anche quest'anno sfilerà per le
strade di Civitella la Via Crucis del venerdì; anche quest'anno da tutta
Italia, i più bei nomi della Tradizione terranno le loro conferenze, anche
quest'anno saliremo alla Rocca dove il giovane civitellese Daniele D'Emidio,
innalzerà, al canto del "Christus vincit", sul pennone della "Fedelissima",
il vessillo Borbonico.
Ancor oggi, in questa tragica
apostasia generale della Chiesa e della società, noi siamo chiamati a dare la
nostra testimonianza... chi sa se il Signora mi darà (ci darà) ancora tempo per
la "buona battaglia"... ma noi continuiamo il "bonum
certamen" .
"... noi restiamo sulla
spianata..."Cui bono" — mi vien da dire parafrasando il nostro caro
Tito Casini — con quale speranza, ci chiediamo, dal momento che
l'"ordine"... è di cedere e i capi ne danno, "tutti",
l'esempio?"
Con nessuna speranza se
confideremo nell'uomo, con la certezza della vittoria finale se confideremo nel
Signore e nella Vergine Santissima, la Madre della
"Controrivoluzione".
Vi aspetto dunque tutti a
Civitella del Tronto per poter afferrare nel nostro pugno chiuso, come diceva
Paul Claudel, un po' di cielo... dove lasciando agli altri il tempo noi potremo
guardare all'eternità.
Pucci Cipriani
Fabio Coppola, Ivan Cerlino, Pucci Cipriani, Giovanni Gasparro,
Lorenzo Gasperini e Alessandro Rabellino
Intorno all'opera del Maestro Giovanni Gasparro
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