domenica 29 gennaio 2017
sabato 28 gennaio 2017
giovedì 26 gennaio 2017
Tutti, tutti, migrammo un giorno nero (di Pucci Cipriani)
Nella mia famiglia - finché famiglia c'è stata, prima ancora dell'ultimo doloroso evento, per cui posso ben dire, parafrasando il Pascoli: "Tutti, tutti, migrammo un giorno nero" - usava annunziare qualche importante ricorrenza con il ricordare un altro evento, o festa, antecedente e così la nonna diceva : "Siamo ai morti, tra poco arriva Ceppo", ovvero il S. Natale e poi, il mercoledì delle Ceneri - al mio paese, nella piazza antistante alla chiesa, fanno una "polentata antigiacobina" che distribuiscono a tutti, condita con i porri e il baccalà, per ricordare la liberazione di Borgo dalle truppe rivoluzionarie, quando fu bruciato l'albero delle false libertà in mezzo alla piazza e innalzata, al suo posto, la colonna con sopra la Madonna del Conforto - si diceva : "Ci vuole un fiat ad arrivare a Pasqua".... e così via...
Da oltre quarant'anni io mi reco a Civitella del Tronto e da una trentina organizzo, insieme agli amici storici, il Convegno della Tradizione della "Fedelissima" Civitella del Tronto che si tiene nella seconda settimana di marzo, dal venerdì alla domenica...e così, arrivati a febbraio in casa si diceva :"Vai..tra poco c'è Civitella..." e, infatti, già a fine febbraio, si preparavano borse e scatoloni con libri "alternativi", calendarietti, bandiere....e, poi, via, in partenza...e per arrivare ci voleva una giornata...allora...
Già, ma io nel Settanta, nulla sapevo della "Fedelissima" Civitella del Tronto, nonostante avessi iniziato a leggere alcuni libri di Carlo Alianello tra cui "La Conquista del Sud" - Ricordo la copertina tricolorata della Rusconi libro con in mezzo una litografia di un plotone di bersaglieri che fucila un "brigante", ovvero un patriota, combattente per Re Francesco (Dio guardi!) e poi , sempre di Alianello, una vecchia edizione de "L'Eredità della Priora" delle edizioni Feltrinelli - me la regalò il mio amico Paolo Caucci - e, infine "L'Alfiere" che ti fa un quadro di quella infame guerra coloniale contro il popolo del Sud con le parole del Capitano Franco, morente, dopo aver eroicamente combattuto sugli spalti di Gaeta:
"Altri combattono e muoiono per una conquista, una terra, un'idea di gloria, per un convincimento magari o un ideale, ma noi moriamo per una cosa di cuore: la bellezza.
Qui non c'è vanità , non c'è successo, non c'è ambizione. Noi moriamo per essere uomini ancora. Uomini che la violenza e l'illusione non li piega e che servono la fedeltà, l'onore, la bandiera e la Monarchia, perché son padroni di sé e servitori di Dio.
Ieri forse poteva sembrar più nobile, più alta la parte di là, ma oggi con noi c'è la sventura, e questa è la parte più bella. Perché sopra noi ci possano scrivere senza speranza"
Andavamo dunque i primi anni il sabato ad Ascoli ed eravamo ospiti, per la cena, nella casa di campagna di Caucci e, poi, la mattina, a Civitella, sulla Rocca, che ancora non era sistemata e, mi ricordo, accedevamo alla fortezza mediante una scala a pioli (mah...e mi sembra impossibile, ora) che due ragazzi, i quali si erano inerpicati precedentemente, tenevano avevano gettato e tenevano ferma...ma prima ancora del discorso commemorativo sulla Rocca (non siamo mai stati, allora, più di una quindicina) presso la chiesetta di San Giuseppe c'era la S. Messa, quella in rito romano antico, la Messa di sempre... e di tutti. E siccome allora in Italia non c'era il Priorato della FSSPX, e trovare un sacerdote che celebrasse la Messa cattolica( si diceva la Messa in latino) era non dico difficile ma perfino impossibile, Paolo Caucci era ricorso a un Canonico del Duomo di Ascoli buona persona ma che poco sapeva della Tradizione (che probabilmente confondeva con il Ventennio) che riassumeva così la sua posizione "Mah! Saprei io che fare alli giacubine: arza o' cappello e dacce 'o manganello"... Ma questo Canonico coraggioso celebrava la Messa di San Pio V..la Messa dei Santi e dei Martiri.
Ed è stata una "grazia", una grande grazia, quella di aver potuto assistere alla Messa cattolica prima celebrata da questo canonico e,dopo qualche anno, dai sacerdoti della Fraternità San Pio X; quindi, per venti, anni grazie al nostro "eroico" cappellano don Giorgio Maffei che era sacerdote diocesano a Ferrara, Cappellano della Certosa e che, in seguito, anche lui entrò, con il consenso del suo vescovo, nella Fraternità San Pio X.
Ma io li ricordo tutti i sacerdoti che, in anni, si sono succeduti a guidare la Via Crucis del venerdì e a celebrare la S. Messa della domenica nella chiesa di Sant'Iacopo alla Rocca e, nonostante alcuni abbiano scelto strade diverse dalla nostra, io non posso fare a meno di ricordare la loro grande sollecitudine pastorale, una grande spiritualità e umanità : don Francesco Ricossa, don Ugo Carandino (ora è, oltre che un caro amico, uno dei miei preziosi fornitori di libri), don Piero Cantoni ,rigido difensore di Mons. Lefebvre, e duro demolitore del Concilio vaticano II, il caro don Emanuele du Chalard - lo conobbi, e sembrava un ragazzino, quando - primo prete in Italia ad Albano - accompagnò Mons. Lefebvre dalla Principessa Pallavicini in un'epica conferenza che scombussolò il Vaticano - e poi anche i sacerdoti dell'ICRSS, don Mauro Tranquillo, don Pierpaolo Petrucci, p. Wodzach che ci illuminava con le sue lezioni di storia, infine i due penultimi Superiori della Fraternità Sacerdotale San Pio X, persone eccezionali, don Michele Simoulin e don Marco Nelly, che, oltre a celebrare la S. Messa, furono tra i relatori e le loro belle conferenze sono poi state pubblicate su Controrivoluzione (www.controrivoluzione.it) e don Stefano Carusi,grande Docente e conferenziere e, ahimè, anche polemista di classe, l'amico fraterno che con Manlio Tonfoni mi invito' - dopo che mi aveva invitato il caro Fabrizio Di Stefano nel 1999 nel bicentenario delle Insorgenze antigiacobine... e che, da allora, è sempre stato al nostro fianco -, all'Università di Camerino per una serie di conferenze tra cui quella insieme ai figli di Guareschi Alberto e Carlotta - e i cui scritti il buon don Stefano, nonostante le mie ripetute richieste per la pubblicazione, preferisce tenerseli nel cassetto....
Ma perché questa scelta di Civitella del Tronto, questa Roccaforte che non si arrese nonostante gli ordini del Re e, poi, addirittura contro gli ordini del Re, continuando a combattere per il partito della Regina Sofia, che aveva inviato ai difensori, dopo la caduta di Gaeta, una bandiera Biancogliata, ricamata con le sue mani con la scritta "Non mi arrendo" ?
Già, erano gli anni grigi della contestazione sessantottarda che ha forgiato queste nuove generazioni venute su - l'eccezione conferma la regola - a televisione, nutella e scuola "a tempo pieno", frasi fatte e supponenza; erano i tempi in cui per la strada si gridava "a morte" e "l'utero è mio e lo gestisco io" e "Padroni porci, domani prosciutti"; era l'epoca in cui anche la Destra che, pur con i suoi limiti, si era ispirata, prima, al trinomio Dio - Patria e Famiglia, verrà aggredita dalla sifilide della "Nuova Destra Francese" animalista, abortista, filonazista, ambientalista (prima ancora che venisse fuori quella sublime enciclica di Bergoglio su "La raccolta differenziata della spazzatura"); erano i tempi delle pulci, delle zecche e dei pidocchi, ritornati alla ribalta, insieme ai capelluti arruffapopoli della contestazione pilifera contro l'acqua e il sapone;ma erano anche i tempi che precorsero e ispirarono gli "Anni di Piombo" e delle "Liste di Proscrizione", gli agguati, le sprangate, i colpi della P38 e chi militava nella Destra, o comunque nelle file della Tradizione - ricordo la battaglia del 1974 contro il divorzio e le prime conferenze a Firenze, con padre Centi contro don Milani e la marmaglia cattocomunista, contro il Comunismo,nel 1976, al Centro "Branzi", con il Prof. Roberto de Mattei - additato come un "provocatore fascista" o addirittura un "terrorista"...e poi la difesa del Commissario Calabresi e i manifesti appesi sui muri del mio paese con la foto del Commissario Calabresi e sotto la scritta "Dopo Calabresi, Puccio fascista sei il primo della lista"...e non era tanta la paura per se stessi (ma c'era anche quella) quanto la tristezza di aver lasciato sole, a casa, nell'angoscia, le persone che ti volevano bene e che avevano smesso perfino di comprare il giornale perché avevano paura di trovarci il tuo nome....non eravamo, grazie a Dio, tutti come quel mio ex amico fiorentino E.N.(che per paura giunse anche a boicottare un suo libro, fatto con altri, in cui c'erano cinque righe di critica al risorgimento italiano) che si nascondeva da mane a sera e che quando andò a parlare all'Università, per il FUAN, fu ritrovato nascosto nel cesso...
Insomma a Civitella in quei giorni si respirava (e si respira tuttavia) un'altra aria...lontani dalla contestazione, ai piedi del Gran Sasso, in qull'atmosfera, in quel silenzio, facevi i conti - dopo la confessione - con te stesso; e poi la Via Crucis della sera, per le vie del paese, commuovente e suggestiva, guidata dal nostro cappellano don Giorgio Maffei che, a fine, ci benediva, sulla scalinata davanti alla chiesa; le conferenze - ormai a Civietlla si riunisce il Gotha della Tradizione - avvincenti per tutto il giorno del sabato...e i ragazzi che hanno studiato il prof. de Leonardis e, dall'espressione del suo volto, capiscono quanto valga l'oratore che sta parlando...poi l'alzabandiera, dopo la S. Messa per i nostri defunti e per i Martiri della Tradizione, per quegli eroi che si batterono contro quella :
"Unita' d'Italia (che si inquadrava per sempre in un'ottica nazionalista che rappresentava la negazione dell'antico e sacro concetto di Cristianità e preparava i grandi conflitti del XX Secolo . Inoltre con il pretesto di una liberazione astratta e menzognera da presunte tirannidi straniere, il progetto restava in ogni caso quello di spogliare i villaggi e le città delle loro millenarie libertà e autonomie accentrando tutti i poteri, in nome di una pretesa razionalizzazione, nelle mani di una burocrazia manovrata dall'alto"
(Cfr. Carlo Alberto Agnoli in "Atti del XXI Convegno della "Fedelissima" Civitella del Tronto "Dalla Malaunità alla Rovina attuale" 8 - 9 - 10 marzo 1991)
E dagli spalti di Civitella dai quali, quando c'è sereno, vedi il mare, in quella atmosfera di intenso cameratismo, in mezzo a quelle guarnigioni sbrecciate, tu rivedi i soldati che "spes contra spem" resistettero, pur senza umana speranza, alle forze preponderanti della Rivoluzione italiana.
Pucci Cipriani
martedì 3 gennaio 2017
I padri nobili della Controrivoluzione (Editoriale di Pucci Cipriani)
Cui bono? Vale a dir: con quale speranza? Rispondiamo: nulla nell’uomo, tutta in Colui del quale la Cresima ci fece soldati. Costretti a combatter da partigiani — con le intemperanze, possibili dei partigiani — (...) Armati di fede, noi combattiamo e combatteremo, per Israele dentro Israele, per la Chiesa dentro la Chiesa, memori di quelle parole , non veni pacem mittere sed gladium, offrendo a Dio anche questo dolore: di dover guerreggiare contro "nemici" che sono nostri amati fratelli...
Tito Casini : La Tunica Stracciata, Ed. Il carro di San Giovanni, Firenze 1967
Ricorre quest’anno il trentennale della scomparsa dello scrittore cattolico Tito Casini (“Il Virgilio Cristiano” come lo definì Giovanni Papini) e quarant’anni da quando lo scrittore firenzuolino — con la prefazione di un altro “Campione della Fede”, il Cardinale Antonio Bacci, anch’egli dell’Alto Mugello — firmò, nel 1967, La tunica stracciata che fu il primo dei suoi libri contro la “Riforma liturgica” , a cui seguirono altri “libelli di fuoco” che scossero le coscienze dei fedeli e che costarono allo scrittore tradizionalista l’ostracismo da parte del clericalume conciliare.
Lo scorso anno ricordammo con una Santa Messa il sessantennale della scomparsa (1956), a pochi mesi uno dall’altro, di due altri “Padri nobili” (come li definisce il filosofo Giovanni Tortelli) della “Controrivoluzione”: Domenico Giuliotti e Giovanni Papini così come volemmo ricordare i quarant’anni dalla scomparsa (1976) di Cristina Campo, la più importante voce poetica del Novecento, un’eroina nella difesa della Messa in rito romano antico, la Messa di sempre e di tutti.
Questi personaggi, ostracizzati, insultati, traditi, insieme al grande Federico Tozzi, Piero Bargellini, Adolfo Oxilia, Attilio Mordini, Neri Capponi, Carlo Betocchi, Nicola Lisi, Dino Pieraccioni, don Divo Barsotti, hanno rappresentato la gloria e l’onore del cattolicesimo toscano e, fiorentino in particolare.
Ricorderemo questa “Bella Stagione” in un Convegno che faremo, a primavera, a Firenze, con un preciso j’accuse al “neomodernismo” toscano, al cattocomunismo pretino, smascherando anche una sporca e losca operazione che tende a presentare alcuni di questi personaggi come “precursori” o addirittura “laudatori” del Concilio, del pauperismo e del Sessantotto... come sta avvenendo con don Divo Barsotti.
Noi vogliamo rintuzzare ogni attacco alla Chiesa di Cristo e alla nostra Santa Religione e con Domenico Giuliotti vogliamo ripetere oggi:
Da venti secoli sputacchiate il mio Dio. Sono discesi Santi e martiri per frenarvi e convertirvi, con la carità, col sacrifizio, con la bontà, con il miracolo, con la minaccia, con ogni mezzo. Hanno tirato Dio giù dalla croce e voi subito dopo ce lo avete rimesso. Ora vengo io. Forse non ho la forza per ritoglier Dio dalla croce. Ma almeno sputo addosso a chi gli sputa. Non ho riguardi per alcuno. Perché dovrei averne, se non se ne sono avuti per Iddio? Sia filosofo o professore, sia scienziato o politico, sia prete o laico, sia chi vuole, io gli sputo addosso. E non ismetto (...) E rimettiamoci in ginocchio.
Grande Giuliotti!
Tito Casini : La Tunica Stracciata, Ed. Il carro di San Giovanni, Firenze 1967
Ricorre quest’anno il trentennale della scomparsa dello scrittore cattolico Tito Casini (“Il Virgilio Cristiano” come lo definì Giovanni Papini) e quarant’anni da quando lo scrittore firenzuolino — con la prefazione di un altro “Campione della Fede”, il Cardinale Antonio Bacci, anch’egli dell’Alto Mugello — firmò, nel 1967, La tunica stracciata che fu il primo dei suoi libri contro la “Riforma liturgica” , a cui seguirono altri “libelli di fuoco” che scossero le coscienze dei fedeli e che costarono allo scrittore tradizionalista l’ostracismo da parte del clericalume conciliare.
Lo scorso anno ricordammo con una Santa Messa il sessantennale della scomparsa (1956), a pochi mesi uno dall’altro, di due altri “Padri nobili” (come li definisce il filosofo Giovanni Tortelli) della “Controrivoluzione”: Domenico Giuliotti e Giovanni Papini così come volemmo ricordare i quarant’anni dalla scomparsa (1976) di Cristina Campo, la più importante voce poetica del Novecento, un’eroina nella difesa della Messa in rito romano antico, la Messa di sempre e di tutti.
Questi personaggi, ostracizzati, insultati, traditi, insieme al grande Federico Tozzi, Piero Bargellini, Adolfo Oxilia, Attilio Mordini, Neri Capponi, Carlo Betocchi, Nicola Lisi, Dino Pieraccioni, don Divo Barsotti, hanno rappresentato la gloria e l’onore del cattolicesimo toscano e, fiorentino in particolare.
Ricorderemo questa “Bella Stagione” in un Convegno che faremo, a primavera, a Firenze, con un preciso j’accuse al “neomodernismo” toscano, al cattocomunismo pretino, smascherando anche una sporca e losca operazione che tende a presentare alcuni di questi personaggi come “precursori” o addirittura “laudatori” del Concilio, del pauperismo e del Sessantotto... come sta avvenendo con don Divo Barsotti.
Noi vogliamo rintuzzare ogni attacco alla Chiesa di Cristo e alla nostra Santa Religione e con Domenico Giuliotti vogliamo ripetere oggi:
Da venti secoli sputacchiate il mio Dio. Sono discesi Santi e martiri per frenarvi e convertirvi, con la carità, col sacrifizio, con la bontà, con il miracolo, con la minaccia, con ogni mezzo. Hanno tirato Dio giù dalla croce e voi subito dopo ce lo avete rimesso. Ora vengo io. Forse non ho la forza per ritoglier Dio dalla croce. Ma almeno sputo addosso a chi gli sputa. Non ho riguardi per alcuno. Perché dovrei averne, se non se ne sono avuti per Iddio? Sia filosofo o professore, sia scienziato o politico, sia prete o laico, sia chi vuole, io gli sputo addosso. E non ismetto (...) E rimettiamoci in ginocchio.
Grande Giuliotti!
lunedì 2 gennaio 2017
Controrivoluzione n. 126 (settembre - dicembre 2016)
Sommario
EDITORIALE: I PADRI NOBILI DELLA CONTRORIVOLUZIONE
di Pucci Cipriani
IL CONCILIO DI TRENTO: RISPOSTA CATTOLICA ALL’ERESIA LUTERANA
di Roberto de Mattei
BONIFACIO VIII E LA “SANA LAICITÀ”
di don Mauro Tranquillo
LA LEGITTIMITÀ STORICA, RELIGIOSA E MORALE DELLE CROCIATE
di Massimo Viglione
DAL GRANDE PATRIARCA AL SANTO IMPERATORE:
LA SCOMPARSA DI FRANCESCO GIUSEPPE E L’ASCESA AL TRONO DI CARLO I
di Domenico Del Nero
LE ORAZIONI GIACULATORIE PER ALLONTANARE I DIVINI FLAGELLI
di san Francesco Saverio Maria Bianchi
di Stefano Gizzi
L’INCANTO MAGICO DI CIVITELLA DEL TRONTO
di Cosimo Zecchi
IL SISTEMA PLANETARIO DELLA PEDOFILIA DA DON MILANI A DISNEYLAND
di Roberto Dal Bosco
IL GENDER, COS’È?
di Filippo Balugani
RECENSIONI
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