"Pasquinata" dello storico Niccolò Capponi:
"Convegno di Assisi", grandi titoli di testa
dei quotidiani, in più con l'aggiornata lista
dei protagonisti, assai famosi e tanti,
a osannare Cecco, che dice "vai avanti".
Spiccano i crocioni sul petto dei prelati,
sobri, di semplice metallo... e uncinati.
N.C.
Mentre a Borgo San Lorenzo, venerdì scorso 15 settembre 2017, si stava presentando, di fronte ad un pubblico che si può considerare davvero eccezionale, il bel libro che eleva al cielo, curato dalla nostra Cristina Siccardi, L'Arte di Dio (vi prego di visitare il sito www.artedidio.it) edito da Cantagalli, con il contributo dei più bei nomi della Cultura Occidentale (vedere sopra), ad Assisi, dal 14 al 17 settembre, si è tenuto un Convegno dei "laici"di Bergoglio dal titolo: "Dialogo tra credenti e non credenti" (c'è da domandarsi dove stiano i credenti!) che ha chiamato a raccolta gli esponenti del cattocomunismo, del veterocomunismo e del leccaculismo italico: da Umberto Galimberti a Giuseppe Giulietti e Corrado Formigli, dallo storico filomusulmano e donmilanmeuccista Franco Cardini al rag. Enzo Bianchi e Rula Jebroel (anche lei un’intellettuale?), da Romano Prodi e Ignazio Visco a Ermete Realacci, dal fotografo menagramo Oliviero Toscano a Giafar al Siqilli (ovvero l'apostata Pietrangelo Buttafuoco che ha pubblicamente rinnegato il Santo Battesimo per passare all'Islam) e Andrea Riccardi... e via contando. Insomma tutte persone di spiccata fede cristiana, tutte persone – anche se non cristiane come l'apostata sopra citato – che hanno a cuore la Santa Chiesa come io ho a cuore la situazione dei lombrichi del Burundi...
Non si sa se ridere o piangere. Tra questi nomi ne spicca uno di un intellettuale serio e che non ha mai praticato l'arte del leccaculismo: Marcello Veneziani. Ce ne dispiace: pensiamo che, in buona fede, si sia trovato in mezzo a questa marmaglia per dare la sua testimonianza di cristiano e di anticonformista.
Ma c'è da farsi una domanda: "Cui prodest?" a chi giova mettere il proprio nome accanto a quello di gente nemica acerrima e militante della Chiesa e dell'Occidente, a gente prona di fronte al Moloch Rosso a novanta gradi, come le pecorine della Brambilla (chi sa perché non sia stata invitata anche lei e il suo partito "animalista"!).
Per misurare la crisi e l'apostasia della Chiesa leggete i nomi dei "laici" del Papa partecipanti a questo Convegno e poi andate a leggere i nomi di coloro che hanno dato il loro contributo a L'Arte di Dio. Insomma da "L'Arte di Dio" a "L'Arte di Satana".
Leggo su facebook un commento alla notizia del Convegno di Assisi: "Quella è gente che resta sempre a galla. Tirate lo sciacquone".
Pucci Cipriani
martedì 19 settembre 2017
lunedì 18 settembre 2017
ARTE DI DIO E ARTE DI SATANA
Venerdì 15 settembre 2017, a Borgo San Lorenzo (Firenze) si svolto – di fronte a un grandissimo pubblico, tra cui tanti, tanti giovani e giovanissimi e alla presenza del M. Giovanni Gasparro – un Convegno, patrocinato dal Comune del Capoluogo Mugellano e promosso dal mensile "Radici Cristiane", dalla casa editrice Cantagalli e dal Circolo "La Terrazza" di Ronta, sulla presentazione del libro curato da Cristina Siccardi L'Arte di Dio (Cantagalli) – scritto con il contributo dei più bei nomi della Cultura Occidentale: Filosofia (Corrado Gnerre, Giovanni Turco), Teologia (Don Jean-Michel Gleize, FSSPX), Storia (Roberto de Mattei), Lingua latina (don Roberto Spataro, salesiano), Storia e Critica dell'Arte (Roberto Natali, Antonio Paolucci, Vittorio Sgarbi, Christine Sourgins), Letteratura (Martin Mosebach), Architettura (Piercarlo Bontempi, Andrea De Meo Arbore), Pittura (Giovanni Gasparro), Scultura (Daphné Du Barry), Musica (Monsignor Vincenzo De Grogorio, Mattia Rossi), Teatro (Pier Luigi Pizzi), Sociologia delle Religioni (Pietro De Marco); oltre ai contributi del Cardinal Domenico Bartolucci, p. Michel Uwe Lang, Riccardo Muti – a cui hanno partecipato la stessa curatrice del libro professoressa Cristina Siccardi (autrice, tra l'altro, di molte importanti biografie tra cui quella su San Giovanni Bosco, san Pio X, Monsignor Marcel Lefebvre, ecc.), il Diacono del Duomo di Firenze Alessandro Bicchi, Vicedirettore dell'Ufficio Arte Sacra e beni Culturali Ecclesiastici, Incaricato Inventario e Tutela Beni Ecclesiastici dell'Arcidiocesi di Firenze, Carlo Manetti, Docente Universitario.
Prima degli oratori ufficiali ha portato il saluto il Consigliere Comunale di Borgo San Lorenzo Patrizio Baggiani che ha ringraziato i tanti presenti, le autorità, gli autori e ha portato il saluto del Vicario Episcopale per il Clero dell'Arcidiocesi di Firenze Mons. Giancarlo Corti, quindi la dottoressa Cristina Becchi, Assessore alla PI e alla Cultura, ha definito "l'Arte Sacra" come: "Bellezza, Messaggio di Fede ed elevazione dello Spirito" come si evince anche dal libro.
La curatrice del volume, professoressa Siccardi, ha detto che "Di fronte a un'arte che spesso non sa più parlare a Dio e di Dio, per la prima volta viene proposto un Simposio tra intellettuali artisti capace di rispondere – ha continuato la Siccardi – ad alcune importanti domande come: l'Arte contemporanea è ancora in grado di dare Gloria Dio? È capace di avvicinare i fedeli in maniera adeguata al Cristianesimo? Conta o non conta la bellezza nell'arte sacra e nei riti liturgici? Che cosa comunicano di sacro le Chiese moderne? Esiste una pedagogia catechetica nei nuovi edifici di culto? Bambini e adulti entrando nelle chiese odierne trovano ambienti adatti per il raccoglimento, la preghiera, l'elevazione dell'anima? Com'è possibile che la committenza ecclesiastica chiami ad operare architetti o artisti distanti dai concetti di bellezza e sacralità?"
Domande a cui rispondono, da par loro, gli artisti che hanno dato il loro contributo al libro e che Cristina Siccardi ha riassunto portando alla luce la tremenda crisi dell'arte e, in particolare, di quella sacra ma, nello stesso tempo, evidenziando che a differenza di quanto preconizzavano e auspicano i filosofi Hegel e Nieztscke: "Dio come l'Arte non sono morti: questa è la vana illusione dei desiderata dei senz'Arte e dei senza Dio. L'Arte Sacra del passato è contemporanea all'uomo di oggi, che spesso non sa più leggerne gli apparati simbolici e iconografici, ma forse, più che mai, vi trova sollievo, pensando che esiste una dimensione soprannaturale e, nel farlo, rimembra la sua coscienza".
Sono seguiti gli interventi di Alessandro Bicchi che, rifacendosi ai Padri della Chiesa, ha ricordato il concetto greco di bellezza e Carlo Manetti ha messo magistralmente in evidenza i motivi filosofici e teologici della crisi della crisi dell'arte e in particolare dell'arte sacra.
Ha moderato il giornalista Pucci Cipriani Direttore di "Controrivoluzione" (www.controrivoluzione.it)
Ascanio Ruschi
Prima degli oratori ufficiali ha portato il saluto il Consigliere Comunale di Borgo San Lorenzo Patrizio Baggiani che ha ringraziato i tanti presenti, le autorità, gli autori e ha portato il saluto del Vicario Episcopale per il Clero dell'Arcidiocesi di Firenze Mons. Giancarlo Corti, quindi la dottoressa Cristina Becchi, Assessore alla PI e alla Cultura, ha definito "l'Arte Sacra" come: "Bellezza, Messaggio di Fede ed elevazione dello Spirito" come si evince anche dal libro.
La curatrice del volume, professoressa Siccardi, ha detto che "Di fronte a un'arte che spesso non sa più parlare a Dio e di Dio, per la prima volta viene proposto un Simposio tra intellettuali artisti capace di rispondere – ha continuato la Siccardi – ad alcune importanti domande come: l'Arte contemporanea è ancora in grado di dare Gloria Dio? È capace di avvicinare i fedeli in maniera adeguata al Cristianesimo? Conta o non conta la bellezza nell'arte sacra e nei riti liturgici? Che cosa comunicano di sacro le Chiese moderne? Esiste una pedagogia catechetica nei nuovi edifici di culto? Bambini e adulti entrando nelle chiese odierne trovano ambienti adatti per il raccoglimento, la preghiera, l'elevazione dell'anima? Com'è possibile che la committenza ecclesiastica chiami ad operare architetti o artisti distanti dai concetti di bellezza e sacralità?"
Domande a cui rispondono, da par loro, gli artisti che hanno dato il loro contributo al libro e che Cristina Siccardi ha riassunto portando alla luce la tremenda crisi dell'arte e, in particolare, di quella sacra ma, nello stesso tempo, evidenziando che a differenza di quanto preconizzavano e auspicano i filosofi Hegel e Nieztscke: "Dio come l'Arte non sono morti: questa è la vana illusione dei desiderata dei senz'Arte e dei senza Dio. L'Arte Sacra del passato è contemporanea all'uomo di oggi, che spesso non sa più leggerne gli apparati simbolici e iconografici, ma forse, più che mai, vi trova sollievo, pensando che esiste una dimensione soprannaturale e, nel farlo, rimembra la sua coscienza".
Sono seguiti gli interventi di Alessandro Bicchi che, rifacendosi ai Padri della Chiesa, ha ricordato il concetto greco di bellezza e Carlo Manetti ha messo magistralmente in evidenza i motivi filosofici e teologici della crisi della crisi dell'arte e in particolare dell'arte sacra.
Ha moderato il giornalista Pucci Cipriani Direttore di "Controrivoluzione" (www.controrivoluzione.it)
Ascanio Ruschi
lunedì 11 settembre 2017
Presentazione "L'Arte di Dio" di Cristina Siccardi a Borgo San Lorenzo (venerdì 15 settembre 2017)
Venerdì 15
settembre 2017, alle ore 21:00, a Borgo San Lorenzo — Saletta "Pio La
Torre" Via Giotto, davanti alla Misericordia — per iniziativa del Circolo
"La Terrazza" di Ronta, della Casa Editrice Cantagalli e del mensile
"Radici Cristiane", con il patrocinio del Comune di Borgo San
Lorenzo, verrà presentato il volume curato da Cristina Siccardi: "L'Arte
di Dio. Sacri pensieri, profane idee" (ed. Cantagalli). Dopo il saluto
dell'Assessore alla Cultura e alla PI del Comune di Borgo San Lorenzo Cristina
Becchi e del Consigliere Comunale Patrizio Baggiani,
interverranno la curatrice del libro Cristina Siccardi, storica e
scrittrice; Alessandro Bicchi, Diacono nel Duomo di Firenze,
Vicedirettore dell'Ufficio Arte Sacra e Beni Culturali Ecclesiastici,
Incaricato Inventario e Tutela Beni Ecclesiastici dell'Arcidiocesi di Firenze;
Carlo Manetti, Docente Università private. Coordinerà gli interventi Pucci
Cipriani, giornalista. Sarà presente il Maestro Giovanni Gasparro
con l'opera "Salvator mundi", originale della copertina del
libro.
Il libro L'Arte di Dio. Sacri pensieri, profane idee (Cantagalli) — pagg. 456, con un inserto iconografico a colori (pagine fuori testo), Euro 29,00 — secondo la prof.ssa Cristina Siccardi, storica e scrittrice — autrice, tra,
l'altro, per le Edizioni Paoline, di una biografia su San Giovanni Paolo II — pone alcune domande, in questo saggio, che risulta essere un vero e
proprio Simposio tra intellettuali e artisti: "L'arte contemporanea è
ancora in grado di dare gloria a Dio? E' capace di avvicinare i fedeli in
maniera adeguata al Cristianesimo? Conta o non conta la bellezza nell'arte
sacra e nei riti liturgici? Che cosa comunicano di sacro le chiese moderne?
Esiste ancora una pedagogia catechetica nei nuovi edifici di culto?". In questo Simposio
rispondono a tale e alle altre domande della dottoressa Siccardi ventidue
personalità, fra le più importanti personalità della Cultura italiana e del
panorama internazionale: i Professori Corrado Gnerre e Giovanni Turco
(Filosofia), Don Jean -
Michel Gleize (Teologia), Prof. Roberto de Mattei (Storia), il
salesiano Prof. Don Roberto Spataro
(Lingua latina), i Professori Antonio Paolucci, Antonio Natali, Vittorio Sgarbi,
Christine Sourgins (Storia e Critica d'Arte), Prof. Martin
Mosebach (Letteratura), gli Architetti
Pier Carlo Bontempi, Andrea
De Meo Arbore (Architettura), Maestro Giovanni Gasparro (Pittura), Madame Daphné du Barry
(Scultura), Mons. Vincenzo
De Gregorio, Dottor Mattia
Rossi (Musica), Maestro Pier
Luigi Pizzi (Teatro), Professor
Pietro De Marco, Sociologia delle Religioni.
Nell’appendice
del volume sono presenti: il Grande Cardinale borghigiano Domenico
Bartolucci, Maestro Perpetuo della Cappella Sistina, il migliore
compositore di Musica Sacra del XX Secolo; il Maestro Riccardo Muti; l'Oratoriano
Padre Michael Lang, che già
avevano denunziato le scelleratezze architettoniche, aniconiche, liturgiche e
musicali in altri contesti e che sono qui abilmente riproposte.
Per gentile
concessione dell’Editore Cantagalli, pubblichiamo alcuni estratti dei
contributi presenti nel volume curato da Cristina Siccardi:
La fine dell’architettura religiosa e della pittura
religiosa: non è che esse abbiano tradito un principio, è che non c’è più un’esigenza
che lo richieda
con Vittorio Sgarbi
Lei ha criticato aspramente «il delirio di onnipotenza di quasi tutti gli architetti contemporanei
che dagli anni Settanta in poi seminano bruttezza. Sono credente e ho sempre
considerato la religione cristiana il fondamento della nostra civiltà, perciò
non posso restare in silenzio davanti all’eliminazione dal punto di vista
morfologico di elementi costitutivi per quindici secoli degli edifici sacri
quali la cupola e la volta. Elementi-simbolo del paradiso» (G. Galeazzi,
Che brutta l’architettura sacra contemporanea, in «Vatican Insider - La
Stampa», 6 novembre 2012). Può chiarire la sua posizione critica nei confronti
dell’edilizia sacra progettata dagli anni Settanta ad oggi?
Alcuni elementi
tipologici fondamentali che determinano la libertà sul male, al di fuori di
ogni codice e da ogni indicazione spaziale, sono praticamente rappresentati dal
fatto che dall’architettura religiosa, realizzata negli anni Sessanta,
Settanta, Ottanta, Novanta fino a Fuksas mancano la volta e la cupola: la
cupola è il Cielo, la volta è la dimensione che sta sopra alla testa degli uomini.
Mancano sia le forme architettoniche, sia gli affreschi, sia le decorazioni che
accompagnavano quelle forme curvilinee e quindi è evidente la volontà di
interrompere le tipologie verticali, come nel Gotico; le cupole e le volte nel
Rinascimento: la simbologia che tali elementi hanno rispetto ai valori
religiosi e ai valori celesti è stata eliminata nella decadenza e nella fine dell’architettura
religiosa, la quale non ha più una morfologia riconoscibile. Si è deciso di
rinunciare al Cielo, di rinunciare alla presenza di quello che sta sopra di
noi; quindi si procede attraverso stilemi meccanici, che servono magari per
contenere persone, come potrebbe essere un teatro… ma teatro è già molto. Essi
sono niente!
Sono l’idea di
un architetto che chiama chiesa un contenitore totalmente privo di elementi
morfologici che lo connettano alla presenza di Dio […].
Che cosa pensa degli “adeguamenti liturgici” che
sacrificano gli impianti decoratovi preesistenti nei presbiteri delle nostre
chiese antiche, com’è accaduto nella cattedrale di Reggio Emilia, con
l’adeguamento curato da padre Andrea Dall’Asta SJ con opere di “arte povera”?
Gli “adeguamenti
liturgici” li considero scellerati perché hanno prodotto gli effetti inauditi
della cattedrale di Reggio Emilia. Amboni, balaustre, altari vengono
rivoluzionati in nome di questi adeguamenti. Si sono arrogati il diritto di
buttare giù degli altari perché voltavano le spalle ai fedeli… ma il direttore
d’orchestra continua a voltare le spalle al pubblico, affinché la musica arrivi
nel migliore dei modi alle persone. La Messa rivolta ai fedeli, tentativo di
dialogo goffo, sbagliato, zoppo, finisce con il paradosso di «scambiatevi il
segno di pace» con le mogli, i parenti, gli amici… è una forma confidenziale
grottesca rispetto a quella ieratica, quella indicata da papa Ratzinger in un
libro sulle riforme degli altari; in esso sostiene che il sacerdote che volta
le spalle è il primo fedele rivolto a Dio, che sta ad est. Il sacerdote non
volta le spalle, ma conduce i fedeli, guida come il condottiero, come il
direttore d’orchestra. L’idea che volti le spalle a Dio per parlare con gli uomini
è una bestemmia, è un’eresia legata ad una follia di finto dialogo che non ci
sarebbe fra Dio e l’uomo e fra l’uomo e Dio, ma che ci sarebbe fra l’uomo e
l’uomo, voltando le spalle a Dio. Il sacerdote assume, in tal modo, un ruolo
determinante, invece che essere determinato alla presenza di Dio.
(pp. 127-133)
Dio è il pittore, la nostra fede è la pittura,
i colori sono la Parola di Dio, il pennello è la
Chiesa
con Giovanni Gasparro
Quali sono,
secondo Lei, le ragioni per cui il Cristianesimo ha perso aderenza nei
confronti dell’arte sacra?
Nella contemporaneità, il concetto di bellezza è stato depauperato del
suo afflato trascendente e del suo valore ontologico, riducendolo ad un vacuo
sentimentalismo meramente estetizzante che spesso asseconda le tendenze
suggerite da contesti à la mode. In
ispecie, in molte città europee, le arti sacre e l’architettura sacra
contemporanea, appaiono come traslazioni figurate dei dettami modernisti
(funzionalisti e razionalisti) del Bauhaus, se non di false religioni orientali
o protestanti, ed ancora mutuate dalle teorie spiritualistiche del XIX e del XX
secolo. Come non identificare certe forzature formali se non in una sensibilità
figlia delle teorizzazioni antroposofiche di Rudolf Steiner e teosofiche di
Helena Blavatsky? Se questo è acclarato per Piet Mondrian che non si è occupato
d’arte liturgica, probabilmente può essere esteso anche ad Henri Matisse
(almeno negli aspetti formali) per la sua Chapelle du Saint-Marie du
Rosaire a Vence in cui disegnò persino i paramenti sacerdotali. Lo stesso valga
per lo scultore Giacomo Manzù (il quale resta comunque un ottimo artista, in altri
contesti creativi) con la sua Cappella della Pace, concepita
per l’uso privato di Monsignor Giuseppe De Luca ed alla morte del committente,
nel 1962, destinata alla comunità religiosa di Sotto il Monte, alla memoria di
Giovanni XXIII. Il patriarca di Venezia Roncalli, divenuto pontefice, era amico
di Monsignor De Luca, mediatore della Curia romana con esponenti politici e
persino con l’Unione Sovietica. […]
Il processo evolutivo delle arti sacre del Cattolicesimo ha avuto sempre
un vigore rinnovatore, ma all’interno degli argini delle esigenze catechetiche,
liturgiche e devozionali che hanno garantito l’aderenza dei manufatti artistici
ai canoni ecclesiali. Questa particolarità evolutiva dei linguaggi artistici ha
prodotto opere fortemente diversificate esteticamente, ma tutte armoniche e funzionali
al soggetto Chiesa. Si pensi ai mosaici di Ravenna, Pesaro e Venezia, agli
stucchi del Serpotta a Palermo, agli affreschi aretini di Piero della Francesca
piuttosto che ai teleri monumentali di Tiziano e Tintoretto, alle vetrate di
Chartres o ai pavimenti intarsiati del duomo di Siena; opere sovente
sedimentate nel medesimo edificio sacro, in tempi diversi, ma in perfetta
armonia. Lo stesso valga per i differenti stili architettonici.
Nella Costituzione Sacrosanctum Concilium sulla
liturgia, promulgata dal Concilio Vaticano II, leggiamo che: «La Chiesa non ha mai avuto come
proprio un particolare stile artistico, ma, secondo l’indole e le condizioni
dei popoli e le esigenze dei vari riti, ha ammesso le forme artistiche di ogni
epoca, creando così, nel corso dei secoli, un tesoro artistico da conservarsi
con ogni cura. Anche l’arte del nostro tempo e di tutti i popoli e paesi abbia
nella Chiesa libertà di espressione, purché serva con la dovuta riverenza e il
dovuto onore alle esigenze degli edifici sacri e dei sacri riti. In tal modo
essa potrà aggiungere la propria voce al mirabile concerto di gloria che uomini
eccelsi innalzano nei secoli passati alla fede». Questa estrema libertà
che la Chiesa ha sempre offerto agli artisti e con essi ai committenti
ecclesiastici, nel post-concilio, bisogna riconoscerlo, partendo dalla Sacrosanctum Concilium, soprattutto
nella frase «Ecclesia
nullum artis stilum veluti proprium habuit», è stata
interpretata come un nulla osta alla rottura ed al sovvertimento dei connotati
identitari dell’arte e dell’architettura sacra cattolica. Le questioni
volutamente non definite che mantengono una certa ambiguità verbale, lasciano
intendere cose diametralmente opposte, demandando alla libera interpretazione
anche ciò che non può essere lasciato all’arbitrio; questo è il caso della Sacrosanctum Concilium in cui è
insito il germe della rottura con la Tradizione, reo di aver determinato la
nascita di tanta arte sacra triviale. Sbaglierebbero, comunque, quanti
attribuissero al solo Concilio Vaticano II tutte le responsabilità. Già prima
del Concilio si intrapresero opere di demolizione simili agli “adeguamenti
liturgici” attuali […]. Il modernismo condannato con vigore da San Pio X
logorava la Chiesa sommessamente almeno dal XVIII secolo. Il Concilio Vaticano
II ed il post-Concilio hanno esplicitato ciò che era sotteso. Nel pre-Concilio
Vaticano II, il susseguirsi dei secoli non ha depauperato il fulcro del
linguaggio artistico cristiano, non ne ha inficiato l’ethos, lo ha solo
declinato alle esigenze espressive del momento. Per questo ci può essere
progresso vero nelle arti (soprattutto sacre) solo se c’è un giusto equilibrio
fra innovazione e tradizione. Oggi, invece, si sono abbandonate proprio le prerogative
fondamentali (talvolta inconsapevolmente), creando opere d’arte “sacra” che
appaiono come manifestazioni gnostiche del solipsismo soggettivista, scegliendo
l’opzione aniconica, rigettata dalla Chiesa sin dalle origini, a scapito della
figurazione, qualità stilistica che il Cattolicesimo ha ritenuto
imprescindibile in tutta la sua storia bimillenaria […].
(pp. 216-219)
La riflessione di…
Domenico Bartolucci
Maestro
Bartolucci, ben sei papi hanno assistito ai suoi concerti. In quale di loro ha
trovato maggior sapienza musicale?
In Benedetto XVI. Suona il pianoforte, è un profondo conoscitore di
Mozart, ama la liturgia della Chiesa e di conseguenza tiene in somma
considerazione la musica. Anche Pio XII l’amava molto e spesso suonava il
violino. La Cappella Sistina deve poi moltissimo a Giovanni XXIII. Da lui nel
1959 ebbi l’approvazione per il progetto di ricostituzione della Sistina che
purtroppo, anche a causa della malattia del precedente direttore Lorenzo
Perosi, era in condizioni precarie: non aveva più un organico stabile, un
archivio musicale, né una sede. Allora si ottenne la sede, si congedarono i
falsettisti e si definì l’organico dei cantori con i relativi stipendi;
finalmente si poté anche istituire la scuola dei ragazzi. Poi venne Paolo VI,
ma lui era stonato e non so quanto apprezzasse la musica.
Perosi, il
cosiddetto rifondatore dell’oratorio italiano?
Perosi era un autentico musicista, un uomo impastato di musica. Ebbe la
fortuna di dirigere la Sistina ai tempi del Motu Proprio sulla musica sacra che
voleva giustamente purificarla dal teatralismo di cui si era imbevuta. Poteva
dare un nuovo impulso alla musica di Chiesa, ma purtroppo non aveva una
conoscenza adeguata della polifonia palestriniana e delle tradizioni sistine.
Del canto gregoriano poi affidò la direzione al vice maestro! Le sue
composizioni liturgiche spesso sono state d’esempio per lo stile superficiale
del cecilianesimo, lontano da quella perfetta fusione tra testo e musica.
Perosi
faceva il verso a Puccini…
Ma il lucchese era un uomo intelligente. E poi i suoi “fugati” erano
ben superiori a quelli del tortonese.
In qualche
maniera Perosi è stato l’antesignano dell’attuale volgarizzazione della musica
sacra?
Non proprio. Oggi nelle chiese sono di moda le canzonette e lo
strimpellio delle chitarre, ma la colpa è soprattutto delle idee sbagliate di
pseudo intellettuali che hanno creato questa degenerazione della liturgia e
quindi della musica, travolgendo e disprezzando l’eredità del passato e
credendo di ottenere chissà quale bene per la gente. Se l’arte della musica non
torna alla grande arte, non ad un accomodamento o a un sottoprodotto, non ha alcun
senso interrogarsi sulla sua funzione per la Chiesa. Io sono contro le
chitarre, ma anche contro la faciloneria della musica ceciliana: più o meno è
la stessa zuppa! Il nostro motto deve essere: torniamo al canto gregoriano e
alla polifonia palestriniana e proseguiamo su questa strada!
Quali sono
le iniziative che Benedetto XVI dovrebbe prendere per realizzare questo
disegno, in un mondo fatto di discoteche e ipod?
Il grande repertorio di musica sacra che ci è stato consegnato dal
passato è costituito dalle messe, dagli offertori, dai responsori: prima non
esisteva liturgia senza musica. Oggi colla nuova liturgia questo repertorio non
ha più spazio, è una stonatura, inutile illudersi. È come se Michelangelo per
il giudizio universale avesse avuto a disposizione un francobollo! Mi dica lei
come è possibile oggi eseguire un Gloria o addirittura un Credo. Per prima cosa
dovremmo tornare, almeno per le messe solenni e per le feste, a una liturgia
che dia spazio alla musica e che si esprima nella lingua universale della
Chiesa, il latino. In Sistina, dopo la riforma liturgica, ho potuto mantenere
vivo il repertorio tradizionale della Cappella solo nei concerti. Pensi che la
Missa Papæ Marcelli di Palestrina non si canta più in San Pietro dai tempi di Papa
Giovanni! Ci fu concesso benignamente di eseguirla per l’anno palestriniano e
la volevano senza il Credo, ma quella volta fui irremovibile e si eseguì tutta.
(Appendice, pp. 416-418, Intervista esclusiva di Riccardo Lenzi de
«L’Espresso» al maestro Domenico Bartolucci, in S. Magister (a cura di),
[http://chiesa.espresso.repubblica.it/articolo/72901], 21 luglio 2006)
martedì 5 settembre 2017
Cristina Siccardi: “La Chiesa, responsabile di un dialogo scellerato con il mondo”
“L’Arte di Dio. Sacri pensieri, profane idee” è il
nuovo stimolante libro scritto e
pubblicato dalla scrittrice ed autorevole storica della Chiesa Cristina Siccardi, intervistata
da La Fede Quotidiana.
Che cosa l’ha spinta a progettare e scrivere questo
testo?
“Dopo anni di plateale distruzione dei canoni
iconografici tradizionali negli edifici di culto e di osservazione di chiese
brutte e prive di sacralità e dopo aver preso in esame le problematiche ad
ampio spettro insorte dopo il Concilio Vaticano II, ho pensato che fosse giunto
il momento di interpellare intellettuali, docenti, critici d’arte, esperti,
architetti ed artisti per ragionare insieme su come sia stato possibile
giungere alle derive artistiche attuali, dove non esiste neppure più l’ombra
del sacro e, allo stesso tempo, sia ancora e con dignità possibile dare gloria
a Dio, creando luoghi idonei al Suo culto. Da questo progetto è stato realizzato
un vero e proprio Simposio, poi traslato in volume, compendio di arte sacra che
l’Editore Cantagalli ha accolto con grande interesse.Il volume L’Arte di Dio.
Sacri pensieri, profane idee, che ha già dato vita al sito www.l’artedidio.it,
per avviare un percorso di verità al fine di mascherare illusioni e menzogne
all’interno dell’arte sacra, vuole essere, oltre ad una denuncia del brutto e
del deforme, proprietà utilizzate esclusivamente nella religione cattolica e
non in altre religioni che mantengono le tradizioni stilistiche loro proprie
(si pensi all’Islam, all’Ebraismo, all’Induismo, al Buddhismo…), anche una
piattaforma per una critica costruttiva, come dimostrano gli architetti e gli
artisti che abbiamo interpellato, testimoni e interpreti di bellissima arte
sacra, più viva che mai, a fronte di un’arte della bruttura e della morte”.
Che cosa è accaduto nell’arte sacra?
“La nostra civiltà, che offende ogni giorno le sue
radici cristiane, a partire dalle stesse gerarchie ecclesiastiche, ha perso il
senso del sacro e utilizza l’arte profanatoria per far diffondere concetti
contrari alla dottrina cattolica. Prendiamo, per esempio, il caso della tragica
pittura muraria La resurrezione dei morti, che si trova sulla controfacciata
del Duomo di Terni. Al centro della scena si trova Cristo, che ascendendo al
Cielo trasporta con sé due reti cariche di persone, fra queste sono
rappresentati prostitute, spacciatori, malavitosi, omosessuali e transessuali e
nulla di loro dimostra conversione: dannati, quindi, meritevoli del Paradiso?
L’opera venne realizzata nel 2007 dal pittore argentino Ricardo Cinalli – che
ha dichiarato: “nella mia Risurrezione anche gay e trans vanno in cielo” – :
questo il vangelo soggettivista di Cinalli, ma il Vangelo di Gesù Cristo è un
altro: dalla porta stretta del Paradiso passano soltanto coloro che si pentono
e cambiano vita. Questa Risurrezione fu commissionata dall’allora vescovo di
Terni Monsignor Luigi Paglia, oggi arcivescovo e presidente del Pontificio
Consiglio per la Famiglia, e dal parroco Don Fabio Leonardis, allora direttore
dell’Ufficio beni culturali della diocesi e segretario della Consulta regionale
per i beni culturali ecclesiastici. Insomma, il sacrilegio non è soltanto
dell’artista, ma è avallato dagli stessi
committenti.
Chi sono coloro che hanno risposto alle sue
sollecitazioni?
“Il Simposio coinvolge molti esperti, noti a livello
sia nazionale che internazionale e appartengono a diversi ambiti disciplinari
ed artistici: per la Filosofia, Corrado Gnerre e Giovanni Turco; per la
Teologia, don Jean-Michel Gleize FSSPX; per la Storia, Roberto de Mattei; per
la Lingua Latina, Don Roberto Spataro SDB; per la Storia e critica dell’Arte,
Antonio Natali, Antonio Paolucci, Vittorio Sgarbi, Christine Sourgins; per la
Letteratura, Martin Mosebach; per l’Architettura, Piercarlo Bontempi, Andrea De
Meo Arbore; per la Pittura, Giovanni Gasparro; per la Scultura, Daphné Du
Barry; per la Musica, Monsignor Vincenzo De Gregorio, Mattia Rossi; per il
Teatro, Pier Luigi Pizzi; per la Sociologia delle religioni, Pietro De Marco.
Il volume si chiude con una Appendice che riporta le riflessioni, già rese
pubbliche in altri contesti, di Jean Clair, Riccardo Muti, Padre Uwe Michael
Lang CO, Cardinale Domenico Bartolucci”.
Perché ha scelto il titolo L’Arte di Dio. Sacri
pensieri. Profane idee?
“Perché esiste l’Arte di Dio ed esiste, oggi, un’arte
dell’uomo che si fa Dio, interpretando a proprio uso e consumo l’arte,
distantissima dai canoni della bellezza e della sacralità che si convengono nei
luoghi di culto. Le chiese non sono semplici luoghi di riunione per pregare,
come accade per i protestanti, ma vere e proprie dimore di Dio, Bene Sommo,
Bellezza Somma, Pienezza Somma: perché, dunque, da diversi decenni le Sue
dimore vengono progettate con parametri dove emergono la bruttezza, l’informe,
l’aniconico, il gelido? Spazi dove non è possibile raccogliersi in meditazione,
vuote come sono di sacralità? Sono scatole fredde, garage, aziende, hangar… non
certo chiese cattoliche. Le chiese antiche rimangono chiese per sempre, quelle
progettate dalle archistar come un Fuksas (pensiamo al cubo di Foligno) o di un
Piano (pensiamo al Santuario di San Pio da Pietrelcina di San Giovanni Rotondo)
non sono chiese neppure per l’età contemporanea, e tutti i fedeli se ne avvedono, tranne coloro che
hanno sposato le logiche del mercificazione dell’arte, abbracciando in tal modo
le idee profane e calpestando i sacri pensieri”.
Perché nel nostro tempo è diminuito il senso del sacro
e quali responsabilità ha la Chiesa?
“Il senso del sacro è diminuito proprio a causa della
Chiesa, responsabile di un dialogo scellerato con il mondo: ha così tanto
dialogato con esso da essere stata infettata dal suo paganesimo. Filosofi come
Kant, Hegel,Nietzsche; teologi come Rahner, Teilhard de Chardin, de Lubac hanno
intossicato il pastorale Concilio Vaticano II, che ha trasportata la Chiesa
alla deriva attuale. Gli adeguamenti liturgici compiuti da 50 anni a questa
parte sono la dimostrazione della perdita della fede, pensiamo, un esempio su
tutti, alla nascosta riserva eucaristica che ha sostituito il tabernacolo al
centro degli altari: posto d’onore per il Corpo di Cristo, centro della Santa
Messa. Oggi il centro è l’assemblea, la comunità. Segni e simboli visibili sono
determinanti nella religione cattolica, toglierli significa rinunciare alla
fede per dare rilievo all’antropocentrismo.Soltanto la fede cattolica è
iconica. Protestanti, musulmani, ebrei sono antifigurativi e la Chiesa attuale
ha scelto di vendersi e omologarsi a quest’ultimi. Che cos’è l’arte sacra se
non l’espressione plastica della fede? Ma è proprio la fede la posta in gioco.
Afferma il grande critico d’arte Jean Clair, che non può certo essere
considerato cattolico: «Temendo di essere accusata di attentare alla libertà
d’espressione, a differenza dei musulmani e degli ebrei la Chiesa non si
azzarda a denunciare il sacrilegio. Anzi, sorprendentemente, la Chiesa
cattolica è tentata di considerare queste forme estreme della creazione
artistica come testimonianze di un sacro adatto ai nostri tempi, al punto di
diventare un attore di questo strano commercio». Come il sacerdote dà le spalle
a Dio, rivolgendosi all’assemblea, così dalle chiese moderne si è tolta la
cupola e la volta, proprio come sostiene Vittorio Sgarbi nel libro: «la cupola
è il Cielo, la volta è la dimensione che sta sopra alla testa degli uomini.
Mancano sia le forme architettoniche, sia gli affreschi, sia le decorazioni che
accompagnavano quelle forme curvilinee, e quindi è evidente la volontà di interrompere
le tipologie verticali […] Si è deciso di rinunciare al Cielo quindisi procede
attraverso stilemi meccanici, che servono magari per contenere persone, come
potrebbe essere un teatro… ma teatro è già molto. Essi sono niente!».
Da storica della Chiesa che bilancio stila del viaggio
del Papa in Egitto?
“È stato un viaggio come gli altri, ecumenico e
interreligioso. Papa Francesco ha rinunciato all’evangelizzazione, ovvero a
portare il Vangelo a tutte le genti, affinché si convertano nel nome del Padre,
del Figlio e dello Spirito Santo. La Chiesa di anno in anno, a partire dal
Concilio Vaticano II e in un crescendo sempre più acuto, ha rinunciato alla sua
identità: non guida più il mondo, ma è guidata dal mondo; non è più interprete
della Verità e testimone della Santissima Trinità, ma si fa annunciatrice di
una religione pauperista di pace universale, dimentica che l’autentica pace
inizia nell’anima di ciascun uomo grazie alla libertà portata da Gesù Cristo:
«Conoscerete la verità e la verità vi farà liberi» (Gv 8,32); si è mischiata
nella confusione babilonica dei nostri tempi, dominata, come affermava
Benedetto XVI, dalla dittatura del relativism”.
Possibile parlare di crisi della fede?
“È talmente evidente, siamo di fronte ad una vera e
propria apostasia. Si è completamente persa la dimensione soprannaturale del
credo cristiano e la Chiesa, invece di occuparsi della sua mansione, ovvero la
salus animarum suprema lex, si occupa di questioni politiche, demagogiche,
sociologiche, abbandonando le anime alla più profonda confusione. È una Chiesa
che si autodistrugge mentre fugge. Fuggono i fedeli, fuggono le vocazioni,
fuggono i pastori per paura delle loro responsabilità e per vanagloria.
Affermava san Gregorio Magno, come ricorda san Tommaso: «Dalla vanagloria
nascono le stravaganze dei novatori» (S.Th, II-II, 10, 1, ad 3). Oggetto
dell’ammirazione e del delirio passionale è il mondo moderno. Così la Chiesa
dimentica la sua identità e lo scopo per cui Cristo l’ha edificata,
umiliandosi, svilendosi e agonizzando ai lascivi piedi dei poteri forti. Ad
oggi, i più che legittimi e sacrosanti Dubia dei quattro Cardinali,
Brandmüller, Burke, Caffarra,Meisner, sul drammatico tema esposto
nell’esortazione apostolica Amoris Laetitia(la possibilità di dare la comunione
ai divorziati risposati, minando il principio di indissolubilità coniugale,
tesi che lascia il credente basito e smarrito) non hanno ancora ricevuto
risposta da Francesco. È quella stessa Chiesa, attraverso la Cei, che boccia i
progetti di vere chiese proposte da validi architetti a vantaggio di coloro che
propongono edifici dissacratori”.
Bruno Volpe
Fonte: La Fede Quotidiana
Presentazione: "L'Arte di Dio: sacri pensieri, profane idee" di Cristina Siccardi
Venerdì 15 settembre 2017, alle ore 21:00, a
Borgo San Lorenzo — Saletta "Pio La Torre" Via Giotto, davanti alla
Misericordia — per iniziativa del Circolo "La Terrazza" di Ronta,
della Casa Editrice Cantagalli e del mensile "Radici Cristiane", con
il patrocinio del Comune di Borgo San Lorenzo, verrà presentato il volume
curato da Cristina Siccardi: "L'Arte di Dio: sacri pensieri, profane
idee" (Edizioni Cantagalli).
Dopo il saluto dell'Assessore alla Cultura e
alla PI del Comune di Borgo San Lorenzo Cristina Becchi e del Consigliere
Comunale Patrizio Baggiani; interverranno la curatrice del libro Cristina
Siccardi (scrittrice e storica), Alessandro Bicchi (Diacono nel Duomo di
Firenze, Vicedirettore dell'Ufficio Arte Sacra e Beni Culturali Ecclesiastici,
Incaricato Inventario e Tutela Beni Ecclesiastici dell'Arcidiocesi di Firenze),
Carlo Manetti (Docente Università private). Coordinerà gli interventi il
giornalista Pucci Cipriani. Sarà presente il Maestro Giovanni Gasparro con
l'opera "Salvator mundi", originale della copertina del libro.
Il libro "L'Arte di Dio: sacri pensieri,
profane idee" (pagg. 456 con otto pagine a colori fuori testo, Euro 29,00)
secondo la professoressa Cristina Siccardi — autrice, tra l'altro, per le
Edizioni San Paolo, di una biografia su San Giovanni Paolo II — pone alcune
domande, in un Simposio tra intellettuali e artisti: «L'arte contemporanea è
ancora in grado di dare gloria a Dio? E' capace di avvicinare i fedeli in
maniera adeguata al Cristianesimo? Conta o non conta la bellezza nell'arte
sacra e nei riti liturgici? Che cosa comunicano di sacro le chiese moderne?
Esiste ancora una pedagogia catechetica nei nuovi edifici di culto?»
In questo
Simposio rispondono a queste e alle altre domande di Cristina Siccardi ventidue
personalità, forse le più importanti della Cultura italiana: i prof. Corrado
Gnerre e Giovanni Turco (Filosofia), don Jean-Michel Gleize (Teologia), il prof.
Roberto de Mattei (Storia), il salesiano prof. don Roberto Spadaro (Lingua
latina), i prof. Antonio Paolucci, Antonio Natali, Vittorio Sgarbi e Christine
Sourgins (Storia e Critica d'Arte), il professor Martin Mosebach (Letteratura),
gli architetti Pier Carlo Bontempi e Andrea De Meo Arbore (Architettura), il Maestro
Giovanni Gasparro (Pittura), Madame Daphné du Barry (Scultura), Mons. Vincenzo
De Gregorio e il dr. Mattia Rossi (Musica), il Maestro Pier Luigi Pizzi (Teatro)
e il prof. Pietro De Marco (Sociologia delle Religioni).
«In appendice — continua la curatrice de
"L'Arte di Dio" — sono presenti, il Grande Cardinale borghigiano
Domenico Bartolucci, Maestro Perpetuo della Cappella Sistina, il più grande
compositore di Musica Sacra del XX Secolo, il Maestro Riccardo Muti,
l'Oratoriano p. Michael Lang, che già avevano denunziato le scelleratezze le
scelleratezze architettoniche , aniconiche, liturgiche e musicali in altri
contesti e che abbiamo voluto qui riproporre.»
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