Berlusconi: “La crisi è alle spalle” (“La Repubblica”, 28 giugno 2010); Monti: “La crisi
è passata, ora possiamo rilassarci” (“Il Fatto Quotidiano”, 2 aprile 2012);
Letta: “Crisi alle spalle” (Il Sole 24 Ore”, 2 febbraio 2014); Renzi:
“Crisi alle spalle, l'Italia è ripartita” (“Affaritaliani.it”, 17 marzo
2015); Gentiloni: “Non prometto miracoli, ma la crisi è alle spalle” (“Il
Messaggero” 2 settembre 2017); Renzi: “Il PD ha portato l'Italia fuori dalla
crisi” (“Repubblica.it”, 29 ottobre 2017).
Al di là dell'evidente falsità di tali insulse
dichiarazioni protrattesi negli anni, riportate nell'ottimo volume di Antonio
Socci Traditi, Sottomessi, Invasi – L'estinzione di un popolo senza figli,
senza lavoro, senza futuro, il libro evidenzia e sdipana, capitolo dopo
capitolo, il dramma pluricentenario di un popolo codardo e imbelle, capace
forse di episodici atti eroici di lirismo e patriottismo, ma condannato
all'ignavia dalla propria stessa natura dispersiva e centripeta prima ancora
che da mire, trame e disegni di potenze esterne e interne più o meno occulte, lobbies
e centri di potere vari i quali, dotati di formidabili armi di distrazione di
massa da un lato e di propaganda / comunicazione dall'altro, hanno buon gioco
nel perpetuare l'eterno stato di sudditanza – sociale, morale, economica,
politica, militare imposto con minacce varie, ricatti ed ultimatum, esposti in
modo brillante ed inoppugnabile nel volume rivelatore di Socci.
La sensazione che rimane all'attento lettore non è
tanto quella, ormai consolidata e nota, di dolore e impotenza di fronte alla
nostra cronica incapacità di auto-determinarsi che da sempre accompagna la
consapevolezza individuale e collettiva (L' “Italia d'ogni dolore ostello” di
dantesca memoria) quanto piuttosto il rendersi conto dell'esistenza, spesso al
di fuori dei confini nazionali, di un mondo spietatamente e sapientemente
organizzato e determinato (Banca Mondiale, Fondo Monetario Internazionale,
Unione Europea, NATO, ecc.) alla sottomissione del più debole, alla
deprivazione della stessa coscienza collettiva di popolo e di nazione, per ovvi
motivi principalmente legati alla sopravvivenza di tale mondo, al bisogno –
vitale - di supremazia totale, che fa si che l'Italia, così come ogni altro
paese e territorio, venga considerata alla stregua di una cellula acefala di un
poderoso e auto-rigenerantesi organismo mondiale, atlantista, globalizzato,
disumanizzato, intento a spegnere ogni focolaio di rivolta o di individualismo
all'interno del proprio tessuto connettivo e ad annichilire, in ogni modo
possibile (a questo proposito i concetti di lecito e illecito
sembrerebbero ormai superati per sempre) altre forme di cultura, di governo, di
organizzazione sociale – in primis quelle basate sulla tradizione – che
debbono essere delegittimate e estirpate senza pietà.
I sempre più flebili ed isolati appelli alla presa di
coscienza rispetto al paventato pericolo della società globalizzata, della
distruzione sistematica dei valori tradizionali, dei pericoli derivanti
dall'espandersi incontrollato – nel mondo - di religioni sommarie,
violente e totalizzanti vengono così sistematicamente ignorati (se possibile),
ridicolizzati, o infine estirpati tout court, con le buone
(disinformazione, sterilizzazione, desensibilizzazione sistematica delle
coscienze e delle capacità intellettive) o con le meno buone (defenestrazioni
e quarantene nei riguardi delle “Cassandre” e dei riottosi, attacchi mirati,
improvvisi e sospetti innalzamenti dello “spread con i Bund tedeschi” piuttosto
che del “rischio – paese assegnato dalle società internazionali di rating”,
financo a cambi di regime pilotati, patenti completamente gratuite di “bontà” o
di “malvagità” distribuite senza alcuno straccio di evidenza, embarghi e
sanzioni, droni (quali nuovi angeli vendicatori) e quant'altro.
In questo clima da guerra perenne non ci fanno granché
bella figura i meschini governanti di ogni colore politico di cui si è poc'anzi
detto, impegnati più che altro ad assicurarsi il più saldamente possibile alle
rispettive cadreghe, né la guida spirituale massima alla quale una sana
società dovrebbe guardare per trovare conforto, speranza, protezione e
coraggio: “Bergoglio e il suo rifiuto di parlare di violenza islamica: una
autocensura ideologica. Un libro consigliato a tutti coloro ai quali il
diuturno mal di stomaco provocato dal mondo moderno non è sufficiente.
Antonio Socci
TRADITI, SOTTOMESSI, INVASI
Rizzoli, Milano 2018
p. 313, Euro 18.00
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