giovedì 24 maggio 2018

Recensione: A. Socci, "TRADITI, SOTTOMESSI, INVASI" (di Luca Ferruzzi)

Berlusconi: “La crisi è alle spalle” (“La Repubblica”, 28 giugno 2010); Monti: “La crisi è passata, ora possiamo rilassarci” (“Il Fatto Quotidiano”, 2 aprile 2012); Letta: “Crisi alle spalle” (Il Sole 24 Ore”, 2 febbraio 2014); Renzi: “Crisi alle spalle, l'Italia è ripartita” (“Affaritaliani.it”, 17 marzo 2015); Gentiloni: “Non prometto miracoli, ma la crisi è alle spalle” (“Il Messaggero” 2 settembre 2017); Renzi: “Il PD ha portato l'Italia fuori dalla crisi” (“Repubblica.it”, 29 ottobre 2017).
Al di là dell'evidente falsità di tali insulse dichiarazioni protrattesi negli anni, riportate nell'ottimo volume di Antonio Socci Traditi, Sottomessi, Invasi – L'estinzione di un popolo senza figli, senza lavoro, senza futuro, il libro evidenzia e sdipana, capitolo dopo capitolo, il dramma pluricentenario di un popolo codardo e imbelle, capace forse di episodici atti eroici di lirismo e patriottismo, ma condannato all'ignavia dalla propria stessa natura dispersiva e centripeta prima ancora che da mire, trame e disegni di potenze esterne e interne più o meno occulte, lobbies e centri di potere vari i quali, dotati di formidabili armi di distrazione di massa da un lato e di propaganda / comunicazione dall'altro, hanno buon gioco nel perpetuare l'eterno stato di sudditanza – sociale, morale, economica, politica, militare imposto con minacce varie, ricatti ed ultimatum, esposti in modo brillante ed inoppugnabile nel volume rivelatore di Socci.
La sensazione che rimane all'attento lettore non è tanto quella, ormai consolidata e nota, di dolore e impotenza di fronte alla nostra cronica incapacità di auto-determinarsi che da sempre accompagna la consapevolezza individuale e collettiva (L' “Italia d'ogni dolore ostello” di dantesca memoria) quanto piuttosto il rendersi conto dell'esistenza, spesso al di fuori dei confini nazionali, di un mondo spietatamente e sapientemente organizzato e determinato (Banca Mondiale, Fondo Monetario Internazionale, Unione Europea, NATO, ecc.) alla sottomissione del più debole, alla deprivazione della stessa coscienza collettiva di popolo e di nazione, per ovvi motivi principalmente legati alla sopravvivenza di tale mondo, al bisogno – vitale - di supremazia totale, che fa si che l'Italia, così come ogni altro paese e territorio, venga considerata alla stregua di una cellula acefala di un poderoso e auto-rigenerantesi organismo mondiale, atlantista, globalizzato, disumanizzato, intento a spegnere ogni focolaio di rivolta o di individualismo all'interno del proprio tessuto connettivo e ad annichilire, in ogni modo possibile (a questo proposito i concetti di lecito e illecito sembrerebbero ormai superati per sempre) altre forme di cultura, di governo, di organizzazione sociale – in primis quelle basate sulla tradizione – che debbono essere delegittimate e estirpate senza pietà.
I sempre più flebili ed isolati appelli alla presa di coscienza rispetto al paventato pericolo della società globalizzata, della distruzione sistematica dei valori tradizionali, dei pericoli derivanti dall'espandersi incontrollato – nel mondo - di religioni sommarie, violente e totalizzanti vengono così sistematicamente ignorati (se possibile), ridicolizzati, o infine estirpati tout court, con le buone (disinformazione, sterilizzazione, desensibilizzazione sistematica delle coscienze e delle capacità intellettive) o con le meno buone (defenestrazioni e quarantene nei riguardi delle “Cassandre” e dei riottosi, attacchi mirati, improvvisi e sospetti innalzamenti dello “spread con i Bund tedeschi” piuttosto che del “rischio – paese assegnato dalle società internazionali di rating”, financo a cambi di regime pilotati, patenti completamente gratuite di “bontà” o di “malvagità” distribuite senza alcuno straccio di evidenza, embarghi e sanzioni, droni (quali nuovi angeli vendicatori) e quant'altro.

In questo clima da guerra perenne non ci fanno granché bella figura i meschini governanti di ogni colore politico di cui si è poc'anzi detto, impegnati più che altro ad assicurarsi il più saldamente possibile alle rispettive cadreghe, né la guida spirituale massima alla quale una sana società dovrebbe guardare per trovare conforto, speranza, protezione e coraggio: “Bergoglio e il suo rifiuto di parlare di violenza islamica: una autocensura ideologica. Un libro consigliato a tutti coloro ai quali il diuturno mal di stomaco provocato dal mondo moderno non è sufficiente.

Antonio Socci
TRADITI, SOTTOMESSI, INVASI
Rizzoli, Milano 2018
p. 313, Euro 18.00

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