mercoledì 21 agosto 2019

SALVINI: "AFFIDO L'ITALIA AL CUORE IMMACOLATO DI MARIA", di Pucci Cipriani


Altri commenterà questa crisi di governo e il fatto ormai chiaro dell'inciucio che ci porterà indietro nella storia, ovvero a mandare a "legiferare" i fantasmi: M5 Stalle (che ormai conta nei sondaggi meno del 10%), la parte "renziana" del PD (Partito Di Bibbiano), i vetero comunisti e i rimasugli di Forza Italia.
Nessuno dei "perdenti" vuole andare a casa: provate a domandare al cappone, alla vigilia di Natale, di votare... per andare in pentola...
Riprenderà l'invasione islamica, passeranno le leggi di morte e del cambiamento antropologico, torneremo servi, proni a quattro zampe, dell'Europa delle banche, del Mondialismo massonico, dei vari Soros... e dell'ideologia terzomondista bergogliana che si rifà alla "teologia della Liberazione", ai miti del "Che" Guevara, di Fidel Castro e della rivoluzione barricadera.
Tutti a sparare contro Salvini che ha avuto il torto di fermare l'invasione islamica in Italia e di riportare sicurezza e speranza.
Ma quello per cui Salvini è odiato e combattuto da tutti, a cominciare dalla rossa CEI fino alla Gran Loggia, è la sua rivendicazione della Civiltà Cristiana, quel riaffermare il "diritto naturale", quel suo mostrare (che Iddio gliene renda merito!) i simboli religiosi e affidare la nostra Patria al Cuore Immacolato di Maria.
E ieri dopo che il Presidente del Consiglio (uscente) Conte si è lanciato, punta in resta, contro Salvini, insultandolo con ogni epiteto, ha gettato la maschera e ha rivendicato il suo asservimento all'Europa dei "poteri forti", il suo laicismo anticristiano (laido), il suo leccaculismo nei confronti di quelli che saranno i suoi nuovi padroni, per gettarsi, con mani, piedi e cu...o, tra le braccia del Partito Di Bibbiano (PD). Conte, inoltre, si è voluto togliere un "sassolone" dalla scarpa e ha rimproverato al politico della Lega quel suo dichiararsi "credente" e quel suo "ostentare" i simboli religiosi ricordando la "laicità dello Stato".
Insomma Conte si è dimostrato per quello che è: un servo della Setta la quale lo ha obbligato a prendere le distanze da Salvini e da quello che egli rappresenta.
Per tutta risposta il nostro Ministro degli Interni, il Capitano, ha rivendicato tutto il suo operato, ha rinnovato la sua devozione al Cuore Immacolato di Maria e ha voluto anche ribadire che ogni bambino ha bisogno di un papà e di una mamma: apriti cielo e spalancati terra!
Le sinistre, guidate da una Cirinnà, scarmigliata, hanno inscenato in Parlamento una danza tribale, una sorta di Sabba, urlando a squarciagola contro il leader leghista quasi tarantolati — segno evidente di possessione diabolica — al solo sentir rammentare il Cuore Immacolato di Maria e il bisogno di ogni bambino di una mamma e di un papà.
In attesa dell'esorcista sappiano i pidioti che — sia pur nel nostro piccolo — noi daremo battaglia e non lasceremo nulla d'intentato perché oltre a non voler andare a casa e a mantenere la cadrega, questa gente vorrebbe coprire lo scandalo dei criminali, rapitori e torturatori di bambini di Bibbiano e vorrebbe anche stendere un velo sull'opera immonda, al servizio dei nemici della famiglia, dei "servizi sociali" in tutta la penisola.
Bibbiano, insieme al "Forteto", è lo scandalo più schifoso di tutta la Storia della Repubblica.
Anche noi, come Capitan Salvini, non ci daremo pace finché l'ultimo bambino, torturato con le scosse elettriche e strappato all'affetto della famiglia, non verrò restituito ai genitori i quali hanno il sacrosanto diritto al risarcimento; non ci daremo pace finché gli orchi, i farabutti torturatori, i loro ideologi, i loro difensori, non avranno la pena che meritano. E che in una Nazione veramente cattolica sarebbe la pena di morte, come dimostrato nella sua "Summa" da san Tommaso.
Statene certi.
Grazie Matteo Salvini per aver averci ricordato che noi apparteniamo alla Civiltà Cattolica dell'Occidente (quella che una volta veniva chiamata la "Cristianità" o la "Civitas Cristiana"); anche noi, in questa nostra battaglia, contro quest'incombente, tremenda minaccia che tende a trasformare la nostra società in una "Fattoria degli animali" di Orweliana memoria, affidiamo le nostre vite e la nostra Patria al Cuore Immacolato di Maria.
E siamo anche sicuri della vittoria, in questa pugna contro le Tenebre, che vedrà la sconfitta dei nostri nemici, i figli del Male, perché proprio la Madonna questa vittoria ce l'ha promessa a Fatima: "Infine il mio Cuore Immacolato trionferà".

Pucci Cipriani

mercoledì 14 agosto 2019

SALVINI CON IL RICORDARE LA MADONNA RENDE FURIOSO IL PARTITO DI BIBBIANO (PD), di Giovanni Tortelli

Nel mese di maggio di quest’anno, il leader della Lega e ministro dell’Interno Matteo Salvini ha sorpreso il Pianeta Terra affidando le sorti dell’Italia e degli italiani al Cuore Immacolato di Maria: “Affido la mia e la vostra vita al Cuore Immacolato di Maria, che sicuramente ci porterà alla vittoria”.
L’annuncio fu preso in considerazione dalla quasi totalità dei media omologati al pensiero unico (parlo al passato perché sembra che siano passati secoli da quelle parole) solo come costitutivo di un disegno politico neoconservatore e filoxenofobo, da parte di un aspirante alla guida del paese come imminente presidente del Consiglio, alla testa – si disse e si scrisse - di falangi nazional-clericali recuperate dalle schiere dei delusi o degli scandalizzati da papa Francesco e da un episcopato prono a un Pontefice ambientalista con una strana fissazione senile per le biodiversità e ormai dimentico del suo mestiere. Quell’affidamento al Cuore Immacolato fu subito inteso anche come il segnale di un Salvini alla testa – anche se non troppo apertamente - di quelle forme di rinascente nazionalismo avanguardista come quello espresso da Forza Nuova che – si disse sempre in quel maggio 2019 da parte dei media omologati – osava sfilare per le strade di Milano facendo sberleffi alle forze antifasciste e del religiosamente corretto gridando “Bergoglio come Badoglio”. E lo si accusò anche di coprire Casapound, che osava andare in giro a distribuire pacchi viveri ai rom e agli “italiani poveri”, alla faccia dei buonisti a senso unico della Caritas e delle o.n.g. dediti solo agli immigrati. 
I media laici, abituati a registrare di tutto ma non un’invocazione mariana in bocca a un uomo politico, si scatenarono come degli ossessi per rintracciare trame segrete che spiegassero l’arcano mistero di Maria, non la sua Immacolata Concezione, ma come mai un capo popolo diviso fra il fronte dei porti e i selfie sulle spiagge l’avesse invocata. E furono tirate in ballo chissà quali trame fra Salvini e l’ex consigliere di Trump Steve Bannon e il collaboratore di Bannon in Italia, Benjamin Harnwell il quale, dall’abbazia di Trisulti in provincia di Frosinone curava e cura l’istituto Dignitatis humanae, è uomo di fede e di incrollabili principi morali, crede nel capitalismo, nel libero mercato e nel merito, un inglese che mette i principi non come corollario della politica, ma come base profonda e morale di essa e che usa firmare le sue pubblicazioni “nel nome Santissimo del Cuore di Gesù e del Purissimo Cuore di Maria e del Castissimo Cuore di Giuseppe”.
Troppo, per tutto quel polo di forze laiciste attorcigliate intorno agli ideali frusti di libertà-fraternità-uguaglianza, reimpastate dalla retorica risorgimentale ed anticlericale e rivitalizzate dagli ideali nullificanti del ‘68, forze che non mancarono di rinfacciare a Salvini la sua politica di chiusura dei porti come segno di massima contraddizione evangelica e che videro la devozione del leader leghista come massima provocazione nei confronti dell’ambientalismo natural-amazzonico, essenza della nuova ecclesiologia bergogliana.
Anche la stampa filocuriale non si lasciò scappare l’occasione per abbaiare contro Salvini arrivando a tacciare l’affidamento al Cuore Immacolato come uno slogan apocalittico ed enfatico, una manifestazione di “sovranismo feticista”, come si espresse il cardinale Segretario di Stato Pietro Parolin su Famiglia cristiana del 19 maggio 2019.
Tutto il laicato – compreso l’ormai essiccato episcopato militante agli ordini di papa Francesco - censurò l’affidamento di Salvini come eco di un vieto conservatorismo d’altri tempi che riportava all’ingenua e poco credibile politica democristiana del dopoguerra. 
Insomma, si mostrava non solo di non credere all’autenticità delle parole di Salvini, ma anzi lo si accusava sul piano politico, fermandosi solo a quello, a prescindere da ogni approfondimento ulteriore.

Invece, la devozione al Cuore Immacolato di Maria manifesta non solo un grande significato religioso, ma anche un significato politico come poche altre devozioni hanno, essendo legata alle apparizioni di Fatima e alla richiesta della Vergine a Lucia dos Santos di farsi portatrice verso il Papa della consacrazione della Russia al Suo Cuore Immacolato, condizione perché tutta l’umanità possa approdare a uno stato durevole di pace. 

Quindi, una devozione dall’intenso significato mistico accompagnata però da un rilievo anche politico tutt’altro che secondario. 
Non potendo esplorare la coscienza di Salvini, non è dato sapere il motivo che l’ha spinto verso il Cuore Immacolato di Maria, ma appare credibile che al leader leghista e ministro dell’Interno non stesse tanto a cuore la sorte della Russia quanto il bene comune degli italiani. 

Perciò, a prescindere da ogni indagine sui motivi autentici o meno che indussero Salvini a quell’invocazione, a me interessa mettere in rilievo: a) il significato religioso e insieme politico di quell’affidamento, fatto da un uomo pubblico, come nessun altro politico aveva osato fare nemmeno in piena epopea democristiana; b) la assoluta normalità storica che un uomo di Stato affidi la sua missione politica, il suo popolo e l’intera nazione a Dio, alla Vergine e ai Santi.

a) Com’è noto, il Cuore Immacolato di Maria è una devozione cattolica, la cui memoria liturgica fu istituita nel 1805 ed estesa da Pio XII a tutta la Chiesa nel 1944, in ricordo della consacrazione del mondo al Cuore Immacolato di Maria da lui compiuta il 31 ottobre 1942 nel pieno della seconda guerra mondiale, in seguito alla richiesta della mistica portoghese Alexandrina Maria da Costa (beatificata il 25 aprile 2004), che si aggiungeva a quella fatta da suor Lucia di Fatima. 
Secondo la forma straordinaria, la memoria cade il 22 di agosto al termine dell’ottava dell’Assunta, mentre con la riforma del Vaticano II la memoria è mobile poiché è collocata il giorno dopo la solennità del Sacro Cuore di Gesù. 
Il Cuore Immacolato di Maria viene rappresentato come circondato da una corona di fiori, simbolo di purezza, e trapassato da una spada, in riferimento all’indicibile dolore che Maria provò per la morte del Figlio, come fu profetizzato da Simeone alla Presentazione al Tempio: “E anche a te una spada trafiggerà l’anima” (Luca 2, 35). 
La memoria al Cuore Immacolato di Maria ha sempre rivestito una rilevantissima importanza anche sul piano politico perché nell’apparizione del 13 luglio 1917 la Vergine aveva detto a Lucia dos Santos: “Verrò a chiedere la consacrazione della Russia al mio Cuore Immacolato e la Comunione riparatrice nei primi sabati”. Si era in piena rivoluzione russa iniziata nel febbraio 1917 con Lenin e i bolscevichi che si apprestavano a conquistare il potere in Russia in un bagno di sangue. La Madonna adempì la sua promessa (“Verrò a chiedere”...) in due tempi diversi: il 10 dicembre 1925, mentre suor Lucia era a Pontevedra, in Spagna, la Madonna le apparve per chiedere la comunione riparatrice. Il 13 giugno 1929, mentre suor Lucia era a Tuy (sempre in Spagna), la Vergine le apparve di nuovo per chiedere la consacrazione della Russia: “È arrivato il momento in cui Dio chiede che il Santo Padre faccia, in unione con tutti i Vescovi del mondo, la consacrazione della Russia al mio Cuore Immacolato...”. Intanto comparve un’altra richiesta, inoltrata al Pontefice da parte della mistica Alexandrina Da Costa: la consacrazione del mondo al Cuore Immacolato di Maria. Questa richiesta camminò più in fretta di quella di Lucia. Il direttore spirituale di suor Lucia, le consigliò di aggregarsi alla richiesta che era partita da Alexandrina e Lucia accolse il suggerimento. Fu così che il 2 dicembre 1940 suor Lucia scrisse a Pio XII richiedendo la consacrazione del mondo “con menzione particolare della Russia”. La sensibilità di Pio XII fu molto sollecita, dal momento che consacrò il mondo al Cuore Immacolato di Maria nel 1942, con un chiaro accenno alla Russia (tuttavia si era in guerra e la menzione ebbe un effetto molto ridotto). Pio XII consacrò poi direttamente i popoli della Russia nel 1952. Un rinnovo della consacrazione operata da Pio XII avvenne da parte di Paolo VI, il 1 novembre 1964 di fronte all’assise del Concilio Ecumenico Vaticano II, ma si trattava sempre della consacrazione fatta a suo tempo da Pio XII. Oltretutto, in quell’occasione i rappresentanti della Chiesa ortodossa uscirono dall’aula. Poi più volte Giovanni Paolo II ha consacrato il mondo, ma non esplicitamente la Russia, fino alla forma più solenne, quella del 25 marzo 1984, in unione con tutti i vescovi. 
Fino ad oggi, da Pio XII a Giovanni Paolo II per ben otto volte si è rinnovato in forma solenne, senza contare gli atti secondari, la consacrazione del mondo richiesta dalla Madonna di Fatima anche se è controverso se la Russia sia stata o meno ufficialmente consacrata come richiesto dalla Vergine a Fatima.

b) Nella storia d’Italia, dal Regno alla Repubblica, non era mai successo che un personaggio politico laico invocasse apertamente e pubblicamente la protezione divina per le sorti dell’Italia e degli Italiani. 

Ma questo solo perché la storia politica e civile dell’Occidente ha la memoria corta, perché non è stato sempre così. 
L’Antico Testamento è ad esempio pieno di uomini che lottano e governano in nome di Dio, basti pensare a Mosè, a Giosuè, a David, a Salomone. 
Da Aristotele fino a Tommaso d’Aquino la figura del perfetto governante è quella che ha per fine ultimo la beatitudine (Summa th., I-II q. 90 a. 2), cioè Dio e agisce e opera in nome di Dio rimettendo a Lui la societas di cui egli è il capo o che rappresenta. 
Scrittori ecclesiastici come Pier Damiani o il suo più giovane contemporaneo Deusdedit esaltavano variamente il re e il governante come salvator mundi, typus Christi, vicarius Dei, vicarius Christi. E i titoli non erano semplicemente onorifici ma rispecchiavano una reale aderenza di chi era chiamato alla responsabilità di governo alla figura di Cristo. Come Cristoforo Colombo, colui che segnò il trapasso ad una nuova era del mondo, che partì nel nome del Signore Gesù Cristo perché scopo dell’impresa “era portare nel nuovo mondo, l’immagine di Nostro Signore Gesù Cristo, inchiodato sull’albero della salute” (R. de Lorgues, Cristoforo Colombo, Storia de’ suoi viaggi, Milano 1857). Oppure come Tommaso Moro, che nella fedeltà al suo ufficio pubblico di Lord Cancelliere d’Inghilterra antepose Dio alla sua stessa vita e proprio invocando Dio, la Vergine e i Santi morì decapitato alla Torre di Londra.
E ciò non deve stupire perché l’uomo – dai primordi dell’antichità fino all’età moderna - si è sempre sentito creatura nelle mani del Creatore, un viator impegnato in un graduale ma costante ritorno a Dio, fino a scoprirsi come unità mistico-ontologica col Creatore in forza di una vocazione a Dio che portava in ogni atto della sua vita terrena, dal lavoro manuale agli uffici pubblici più elevati per l’espletamento dei quali l’invocazione pubblica della divina protezione era una necessità: pensiamo alle guerre e ai tanti cataclismi naturali di fronte ai quali l’umana debolezza poteva trovare conforto solo in un’unità di preghiera in Dio. Quando poi le scoperte geografiche e quelle scientifiche aprirono il gran libro della natura e l’uomo credette di poter accedere alla conoscenza nel disprezzo della Rivelazione e della Chiesa, iniziò quel processo di laicizzazione dello Stato che portò le istituzioni civili a separarsi sempre di più dalle istanze religiose ed asservire queste alle proprie esigenze utilitaristiche. 
Dopo l’eresia luterana fu facile arrivare alla rivoluzione francese, al risorgimento anticlericale, alla formazione dei primi Stati unitari europei formati sul principio della “libera Chiesa in libero Stato”, alla neutralizzazione del potere temporale della Chiesa e con esso al suo annichilimento politico. Dal Concilio Vaticano II in poi, la stessa Chiesa – in una distorta prospettiva di autoriforma come mai prima di allora era avvenuta – riduceva ancor di più la sua presenza nel mondo contemporaneo e lasciava la politica e gli uomini politici liberi di interpretare in modo sempre più utilitaristico sia la morale sia l’etica, che è la scienza delle regole e dell’ordine. Ne risulta una politica svincolata e dalla morale e dall’etica, col mondo che sempre più rigetta ogni forma di dipendenza dal sacro e dal divino e con l’uomo che – in una vertigine di onnipotenza – sembra dipendere solo da se stesso. Ma il se ipsum chiude l’orizzonte e spegne la speranza. 
Ne consegue una politica diventata interamente laica che guarda solo all’utile e non al bene, una politica che si pone solo sul piano dell’egoismo e dei bisogni e non è capace di porre le proprie azioni sul piano del divino e del soprannaturale, una politica di corta miranza. 
Per questo motivo all’orecchio di un laico ormai disabituato a concetti come ordine divino e naturale, bene comune, aspirazione alla santità, un’invocazione come quella di Salvini al Cuore Immacolato non poteva che suonare che come obsoleta, inattuale, falsa, irricevibile. Invece, quelle parole, al di là della loro intima autenticità sulla quale non è dato e non importa indagare, sono importanti perché parlano di una presenza di Dio nel mondo, nella politica e indicano un orientamento al bene sociale che è oggettivo. E tanto basta.
Che i denigratori di Salvini continuino pure a fare il loro mestiere, non è importante nemmeno la persona di Salvini che ha pronunciato quell’affidamento quanto il suo ufficio di uomo pubblico, perché è più importante che il mondo della politica sia stato in qualche modo scosso dal richiamo a una devozione altrimenti racchiusa nella nicchia di lontani cenobi o di sparuti cenacoli di fedeli e sia stata gridata in pubblico, sì da ricordare che ogni azione dell’uomo, soprattutto quando è compiuta nel nome di altri uomini, quindi quando è pubblica, non può vivere e morire come semplice atto umano fine a se stesso ma si inserisce in un preciso itinerarium ad Deum. 
Il discorso a questo punto potrebbe allargarsi al ruolo della Chiesa nel mondo contemporaneo, al rapporto della Chiesa con la politica, con l’Europa e le sue strutture, all’attuale dottrina sociale della Chiesa e ai suoi fraintendimenti, a quali livelli di laicità abbia portato la dottrina statalista di Kelsen imperante negli ordinamenti giuridici di tutta Europa da più di un secolo, ma si andrebbe troppo lontano. 
Concludo invece, rimanendo in tema, con le parole di T. S. Eliot (1888-1965) il quale si definiva “classicista in letteratura, monarchico in politica e cattolico in religione”, che sintetizza magnificamente la situazione politica di un Occidente profano e imbarbarito da vuoti e frusti slogan come “sovranismo”, “democrazia”, “accoglienza” ma che non può arrivare a profanare la sua essenza, cioè la sua natura ovvero non può rinnegare le proprie radici cristiane, quelle che innervarono l’Europa veramente unita fatta dai benedettini, dai francescani, dalla Chiesa tutta che fu mater et magistra di popoli e nazioni: 
“Un cittadino europeo può non credere che il cristianesimo sia vero e tuttavia quello che dice e fa scaturisce dalla cultura cristiana di cui è erede. Se il cristianesimo se ne va, se ne va tutta la nostra cultura. E allora voi dovrete ricominciare faticosamente da capo e non potrete indossare una cultura già fatta. Dovrete attendere che l'erba cresca perché nutra le pecore che daranno la lana di cui sarà fatto il vostro nuovo vestito. Dovrete attraversare molti secoli di barbarie”.


Firenze, 14 agosto 2019


Giovanni Tortelli