Splende il sole sulla fortezza
di Civitella del Tronto, ultimo baluardo militare del Regno delle Due Sicilie.
Splende il sole sulle facce
sorridenti dei molti giovani (e non) che venerdì scorso, 9 marzo, sono giunti
da ogni parte della penisola per ricordare i difensori della “Fedelissima”, che
resistettero per duecento giorni (8 settembre 1860 – 20 marzo 1861) all’assedio
delle truppe piemontesi, alle quali si arresero tre giorni dopo la
proclamazione dell'Unità d'Italia.
E per tre giorni ci siamo
stretti, in preghiera – con la celebrazione della S. Messa di sempre -
all’ombra della fortezza di Civitella, ove sventolava fiero il bianco vessillo
borbonico, per ricordare che il sacrificio di quei difensori non fu vano.
Sono stati giorni di preghiera,
di riflessione, ma anche di risate e di brindisi.
Di abbracci con i vecchi e i
nuovi amici, che entusiasti ci hanno ringraziato (ma non a noi è dovuto il
ringraziamento!) ripromettendosi di ritornare a Civitella il prossimo anno.
Sono state notti passate a
chiacchierare di storia e filosofia, e a cantare le gesta di cavalieri e
briganti. Notti di preghiera, con la via crucis per le strette vie del paese,
fiocamente illuminate dai vecchi lampioni e dalle candele della processione, ma
riscaldate dal canto virile del Salve Regina.
Sono stati tre giorni intensi, di
conferenze di altissimo livello, ricche di riflessioni sul passato e di
preziose indicazioni per il futuro. Di libri venduti (a decine!) e di nuovi
progetti per gli anni a venire.
Tre giorni volati via con la stessa
velocità di un battito d’ali. Tre giorni di cameratismo, il cui ricordo, son
sicuro, è indelebilmente scolpito nel cuore di ogni partecipante.
E sono tanti (quasi un
centinaio) coloro che dal venerdì alla domenica hanno voluto testimoniare la
fedeltà ai valori immortali della Tradizione, alla S. Messa di sempre, nonché
ricordare coloro che resistettero sulla fortezza (ma anche nei villaggi e nei
boschi degli Abruzzi, nei quali si nascondevano i briganti) fino all’estremo
sacrificio.
Per loro abbiamo pregato e
brindato; in loro ricordo ci siamo inerpicati verso la rocca, recitando il S.
Rosario, per poi innalzare il vessillo del Regno delle Due Sicilie al canto di
“Cristus Vincit”.
E proprio l’ultimo giorno, la
domenica, al momento dell’ascensione alla fortezza, una lieve pioggia ha voluto
bagnare i nostri passi e i nostri volti, quasi a voler piangere quei soldati sconosciuti
che, spes contra spem, hanno combattuto per il Trono e per l’Altare.
A loro, eroici difensori di un
mondo che andava scomparendo, vanno le nostre preghiere e la nostra imperitura
riconoscenza, consapevoli che il loro lascito è prima di tutto spirituale.
Come loro, siamo oggi chiamati
a combattere la Buona Battaglia, che prima di tutto è una battaglia spirituale
(chissà ancora per quanto…). Per questo, siamo sicuri, anche nei prossimi anni
ci ritroveremo a Civitella del Tronto, per gridare con forza, dai bastioni
della rocca
ETSIAM OMNES, EGO NON!
Ascanio
Ruschi
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