martedì 5 settembre 2017

Cristina Siccardi: “La Chiesa, responsabile di un dialogo scellerato con il mondo”

“L’Arte di Dio. Sacri pensieri, profane idee” è il nuovo stimolante  libro scritto e pubblicato dalla scrittrice ed autorevole storica  della Chiesa Cristina Siccardi, intervistata da La Fede Quotidiana.



Che cosa l’ha spinta a progettare e scrivere questo testo?

“Dopo anni di plateale distruzione dei canoni iconografici tradizionali negli edifici di culto e di osservazione di chiese brutte e prive di sacralità e dopo aver preso in esame le problematiche ad ampio spettro insorte dopo il Concilio Vaticano II, ho pensato che fosse giunto il momento di interpellare intellettuali, docenti, critici d’arte, esperti, architetti ed artisti per ragionare insieme su come sia stato possibile giungere alle derive artistiche attuali, dove non esiste neppure più l’ombra del sacro e, allo stesso tempo, sia ancora e con dignità possibile dare gloria a Dio, creando luoghi idonei al Suo culto. Da questo progetto è stato realizzato un vero e proprio Simposio, poi traslato in volume, compendio di arte sacra che l’Editore Cantagalli ha accolto con grande interesse.Il volume L’Arte di Dio. Sacri pensieri, profane idee, che ha già dato vita al sito www.l’artedidio.it, per avviare un percorso di verità al fine di mascherare illusioni e menzogne all’interno dell’arte sacra, vuole essere, oltre ad una denuncia del brutto e del deforme, proprietà utilizzate esclusivamente nella religione cattolica e non in altre religioni che mantengono le tradizioni stilistiche loro proprie (si pensi all’Islam, all’Ebraismo, all’Induismo, al Buddhismo…), anche una piattaforma per una critica costruttiva, come dimostrano gli architetti e gli artisti che abbiamo interpellato, testimoni e interpreti di bellissima arte sacra, più viva che mai, a fronte di un’arte della bruttura e della morte”.

Che cosa è accaduto nell’arte sacra?

“La nostra civiltà, che offende ogni giorno le sue radici cristiane, a partire dalle stesse gerarchie ecclesiastiche, ha perso il senso del sacro e utilizza l’arte profanatoria per far diffondere concetti contrari alla dottrina cattolica. Prendiamo, per esempio, il caso della tragica pittura muraria La resurrezione dei morti, che si trova sulla controfacciata del Duomo di Terni. Al centro della scena si trova Cristo, che ascendendo al Cielo trasporta con sé due reti cariche di persone, fra queste sono rappresentati prostitute, spacciatori, malavitosi, omosessuali e transessuali e nulla di loro dimostra conversione: dannati, quindi, meritevoli del Paradiso? L’opera venne realizzata nel 2007 dal pittore argentino Ricardo Cinalli – che ha dichiarato: “nella mia Risurrezione anche gay e trans vanno in cielo” – : questo il vangelo soggettivista di Cinalli, ma il Vangelo di Gesù Cristo è un altro: dalla porta stretta del Paradiso passano soltanto coloro che si pentono e cambiano vita. Questa Risurrezione fu commissionata dall’allora vescovo di Terni Monsignor Luigi Paglia, oggi arcivescovo e presidente del Pontificio Consiglio per la Famiglia, e dal parroco Don Fabio Leonardis, allora direttore dell’Ufficio beni culturali della diocesi e segretario della Consulta regionale per i beni culturali ecclesiastici. Insomma, il sacrilegio non è soltanto dell’artista, ma è avallato  dagli stessi committenti.

Chi sono coloro che hanno risposto alle sue sollecitazioni?

“Il Simposio coinvolge molti esperti, noti a livello sia nazionale che internazionale e appartengono a diversi ambiti disciplinari ed artistici: per la Filosofia, Corrado Gnerre e Giovanni Turco; per la Teologia, don Jean-Michel Gleize FSSPX; per la Storia, Roberto de Mattei; per la Lingua Latina, Don Roberto Spataro SDB; per la Storia e critica dell’Arte, Antonio Natali, Antonio Paolucci, Vittorio Sgarbi, Christine Sourgins; per la Letteratura, Martin Mosebach; per l’Architettura, Piercarlo Bontempi, Andrea De Meo Arbore; per la Pittura, Giovanni Gasparro; per la Scultura, Daphné Du Barry; per la Musica, Monsignor Vincenzo De Gregorio, Mattia Rossi; per il Teatro, Pier Luigi Pizzi; per la Sociologia delle religioni, Pietro De Marco. Il volume si chiude con una Appendice che riporta le riflessioni, già rese pubbliche in altri contesti, di Jean Clair, Riccardo Muti, Padre Uwe Michael Lang CO, Cardinale Domenico Bartolucci”.

Perché ha scelto il titolo L’Arte di Dio. Sacri pensieri. Profane idee?

“Perché esiste l’Arte di Dio ed esiste, oggi, un’arte dell’uomo che si fa Dio, interpretando a proprio uso e consumo l’arte, distantissima dai canoni della bellezza e della sacralità che si convengono nei luoghi di culto. Le chiese non sono semplici luoghi di riunione per pregare, come accade per i protestanti, ma vere e proprie dimore di Dio, Bene Sommo, Bellezza Somma, Pienezza Somma: perché, dunque, da diversi decenni le Sue dimore vengono progettate con parametri dove emergono la bruttezza, l’informe, l’aniconico, il gelido? Spazi dove non è possibile raccogliersi in meditazione, vuote come sono di sacralità? Sono scatole fredde, garage, aziende, hangar… non certo chiese cattoliche. Le chiese antiche rimangono chiese per sempre, quelle progettate dalle archistar come un Fuksas (pensiamo al cubo di Foligno) o di un Piano (pensiamo al Santuario di San Pio da Pietrelcina di San Giovanni Rotondo) non sono chiese neppure per l’età contemporanea, e tutti  i fedeli se ne avvedono, tranne coloro che hanno sposato le logiche del mercificazione dell’arte, abbracciando in tal modo le idee profane e calpestando i sacri pensieri”.

Perché nel nostro tempo è diminuito il senso del sacro e quali responsabilità ha la Chiesa?

“Il senso del sacro è diminuito proprio a causa della Chiesa, responsabile di un dialogo scellerato con il mondo: ha così tanto dialogato con esso da essere stata infettata dal suo paganesimo. Filosofi come Kant, Hegel,Nietzsche; teologi come Rahner, Teilhard de Chardin, de Lubac hanno intossicato il pastorale Concilio Vaticano II, che ha trasportata la Chiesa alla deriva attuale. Gli adeguamenti liturgici compiuti da 50 anni a questa parte sono la dimostrazione della perdita della fede, pensiamo, un esempio su tutti, alla nascosta riserva eucaristica che ha sostituito il tabernacolo al centro degli altari: posto d’onore per il Corpo di Cristo, centro della Santa Messa. Oggi il centro è l’assemblea, la comunità. Segni e simboli visibili sono determinanti nella religione cattolica, toglierli significa rinunciare alla fede per dare rilievo all’antropocentrismo.Soltanto la fede cattolica è iconica. Protestanti, musulmani, ebrei sono antifigurativi e la Chiesa attuale ha scelto di vendersi e omologarsi a quest’ultimi. Che cos’è l’arte sacra se non l’espressione plastica della fede? Ma è proprio la fede la posta in gioco. Afferma il grande critico d’arte Jean Clair, che non può certo essere considerato cattolico: «Temendo di essere accusata di attentare alla libertà d’espressione, a differenza dei musulmani e degli ebrei la Chiesa non si azzarda a denunciare il sacrilegio. Anzi, sorprendentemente, la Chiesa cattolica è tentata di considerare queste forme estreme della creazione artistica come testimonianze di un sacro adatto ai nostri tempi, al punto di diventare un attore di questo strano commercio». Come il sacerdote dà le spalle a Dio, rivolgendosi all’assemblea, così dalle chiese moderne si è tolta la cupola e la volta, proprio come sostiene Vittorio Sgarbi nel libro: «la cupola è il Cielo, la volta è la dimensione che sta sopra alla testa degli uomini. Mancano sia le forme architettoniche, sia gli affreschi, sia le decorazioni che accompagnavano quelle forme curvilinee, e quindi è evidente la volontà di interrompere le tipologie verticali […] Si è deciso di rinunciare al Cielo quindisi procede attraverso stilemi meccanici, che servono magari per contenere persone, come potrebbe essere un teatro… ma teatro è già molto. Essi sono niente!».

Da storica della Chiesa che bilancio stila del viaggio del Papa in Egitto?

“È stato un viaggio come gli altri, ecumenico e interreligioso. Papa Francesco ha rinunciato all’evangelizzazione, ovvero a portare il Vangelo a tutte le genti, affinché si convertano nel nome del Padre, del Figlio e dello Spirito Santo. La Chiesa di anno in anno, a partire dal Concilio Vaticano II e in un crescendo sempre più acuto, ha rinunciato alla sua identità: non guida più il mondo, ma è guidata dal mondo; non è più interprete della Verità e testimone della Santissima Trinità, ma si fa annunciatrice di una religione pauperista di pace universale, dimentica che l’autentica pace inizia nell’anima di ciascun uomo grazie alla libertà portata da Gesù Cristo: «Conoscerete la verità e la verità vi farà liberi» (Gv 8,32); si è mischiata nella confusione babilonica dei nostri tempi, dominata, come affermava Benedetto XVI, dalla dittatura del relativism”.

Possibile parlare di crisi della fede?

“È talmente evidente, siamo di fronte ad una vera e propria apostasia. Si è completamente persa la dimensione soprannaturale del credo cristiano e la Chiesa, invece di occuparsi della sua mansione, ovvero la salus animarum suprema lex, si occupa di questioni politiche, demagogiche, sociologiche, abbandonando le anime alla più profonda confusione. È una Chiesa che si autodistrugge mentre fugge. Fuggono i fedeli, fuggono le vocazioni, fuggono i pastori per paura delle loro responsabilità e per vanagloria. Affermava san Gregorio Magno, come ricorda san Tommaso: «Dalla vanagloria nascono le stravaganze dei novatori» (S.Th, II-II, 10, 1, ad 3). Oggetto dell’ammirazione e del delirio passionale è il mondo moderno. Così la Chiesa dimentica la sua identità e lo scopo per cui Cristo l’ha edificata, umiliandosi, svilendosi e agonizzando ai lascivi piedi dei poteri forti. Ad oggi, i più che legittimi e sacrosanti Dubia dei quattro Cardinali, Brandmüller, Burke, Caffarra,Meisner, sul drammatico tema esposto nell’esortazione apostolica Amoris Laetitia(la possibilità di dare la comunione ai divorziati risposati, minando il principio di indissolubilità coniugale, tesi che lascia il credente basito e smarrito) non hanno ancora ricevuto risposta da Francesco. È quella stessa Chiesa, attraverso la Cei, che boccia i progetti di vere chiese proposte da validi architetti a vantaggio di coloro che propongono edifici dissacratori”.

Bruno Volpe


Fonte: La Fede Quotidiana


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