martedì 5 febbraio 2019

NEL NOME DELLA TRADIZIONE E DELLA "CONTRORIVOLUZIONE"


Venerdì 8, Sabato 9 e Domenica 10 Marzo 2019
si terrà l'annuale incontro della Tradizione Cattolica
della "Fedelissima" Civitella del Tronto sul tema
"L'apostasia nella Chiesa e nella Società"


"Militi dell'Armata di Gaeta... Il tradimento interno, l'attacco delle bande rivoluzionarie di stranieri, l'aggressione di una Potenza, che si diceva amica, niente ha potuto domare la vostra bravura, stancare la vostra costanza. In mezzo alle sofferenze di ogni genere, traversando i campi di battaglia, affrontando il tradimento, più terribile che il ferro ed il piombo, siete venuti a Capua e a Gaeta, seguendo il vostro eroismo sulle rive del Volturno, sulle sponde del Garigliano, sfidando per tre mesi in mezzo a queste mura gli sforzi d'un nemico che possedeva di tutte le risorse d'Italia.
Grazie a voi è salvo l'onore dell'Armata delle Due Sicilie; grazie a voi può alzar la testa con orgoglio il vostro Sovrano... che aspetterà la giustizia del Cielo, (e) la memoria dell'eroica lealtà dei suoi Soldati, sarà la più dolce consolazione delle sue sventure".
È il 14 febbraio del 1861 quando i soldati ascoltarono l'Ordine del giorno di Sua Maestà il Re Francesco II (Dio guardi!) alla guarnigione di Gaeta dove i combattenti "napolitani" hanno scritto le pagine più belle di un'epopea gloriosa; le pagine più belle perché scritte con il sangue, in mezzo alle bombarde, ai cannoneggiamenti, al colera e, soprattutto, ai tradimenti dei generali compri dall'oro massonico, mentre i Sovrani di Napoli, Re Francesco e la Regina Sofia, con i Principi del Sangue, difendevano sugli spalti di Gaeta la Cittadella e il loro Regno.
Tante sono state le battaglie combattute, contro un esercito invasore e orde di anarchici e avventurieri rivoluzionari prezzolati, per difendere l'ultimo baluardo della Monarchia cattolica; ma dopo l'epica Resistenza di quella Piazzaforte il Sovrano Napolitano sottoscrive la capitolazione, per evitare ulteriori spargimenti di sangue tra la sua gente: vengono mandati ambasciatori anche a Civitella del Tronto perché i difensori della "Fedelissima" Fortezza si arrendano, dopo che la gloriosa bandiera gigliata è stata ammainata a Gaeta.
Ma i soldati e il popolo civitellese si rifiutano di arrendersi all'esercito dell'invasore piemontese; un pugno di militari, rinchiusi nella roccaforte abruzzese, "spes contra spem", vogliono combattere "per essere uomini ancora, uomini che la violenza e l'illusione non li piega e che servono la fedeltà, l'onore la bandiera e la Monarchia, perché son padroni di sé e servitori di Dio".
La guarnigione della "Fedelissima" resisterà fino alle ore 11 del 20 marzo; solo il tradimento — i Giuda, ieri come oggi, sono sempre esistiti — permise all'esercito della Rivoluzione di occupare la Piazzaforte: i comandanti, insieme all'intrepido cappellano, il francescano padre Leonardo Zilli da Campotosto, verranno fucilati, senza processo sulla piazza di Civitella... i soldati saranno fatti partire per essere rinchiusi nei "Lager dei Savoia".
E allora Civitella del Tronto negli anni bui della contestazione sessantottarda e della Rivoluzione conciliare ("Il Concilio Vaticano II è stato il nostro Sessantotto" affermò il rosso Card. Suenens) assurse a simbolo della Controrivoluzione, che non è una Rivoluzione di segno contrario ma il contrario della Rivoluzione (de Maistre) e un gruppo di giovani, con a capo Paolo Caucci, si ritrovava lì, ogni anno, per ricordare quell'eroica Resistenza e, nello stesso momento, per giurare di fronte al sacello di quei prodi che la nostra sarebbe stata una testimonianza di Fede "usque ad effusionem sanguinis".
Io ricordo cinquant'anni di viaggi a Civitella del Tronto, il luogo dove non si cercava un'idea di gloria, ma si prendeva forza per il "buon combattimento", onorando la Bandiera gigliata, sotto alla quale combatterono i prodi difensori del Regno e, difendendola, poterono gridare, in faccia al feroce invasore, il "Non mi arrendo!"...
E Civitella del Tronto fu ancor più simbolo della Resistenza durante gli "Anni di Piombo", i sanguinosi "Anni di Piombo", quando anche la "nostra parte" poté scrivere il suo "Martirologio". Demmo la nostra testimonianza tenace, da poveri peccatori, con tutte le nostre pecche, le nostre mancanze, ma avemmo, e abbiamo ancora, la forza, di resistere e di far garrire le nostre Bandiere e di gettare al vento le nostre canzoni.
Io vi ricordo tutti, amici miei, vi porto tutti nel cuore; ho presente negli occhi i vostri volti, ricordo le vostre voci che recitavano le preghiere nella Chiesa di San Jacopo alla Rocca... e, a sera, le mie preghiere, le nostre preghiere, vanno a coloro — come meravigliosamente ha ricordato il nostro caro amico Fabrizio Di Stefano — che ora sono in Cielo, nel Cielo degli eroi; vi porto nel cuore, cari amici, "vecchi e i giovani", e vi ringrazio per questa testimonianza ; viviamo insieme insieme il ricordo di quei soldati che morirono sotto il piombo giacobino al grido di "Viva 'O Re", di quei combattenti e di quella popolazione vandeana sterminata dal terrore rivoluzionario; restano nei nostri cuori, a eterno monito, i 200 milioni di morti, vittime del Comunismo assassino, i nostri martiri delle Insorgenze antigiacobine, i carlisti caduti sul Campo dell'Onore per riportare Dio alla Spagna, i combattenti della "Cristiada" messicana contro il Governo massonico di Calles che s’immolarono trafitti dalle baionette gridando "Viva Cristo Rej"...
Onore ai testimoni della Tradizione. Infamia ai traditori... come a quello ultimo che, come Giuda, dopo avermi dato il "bacio dell'amicizia", mi propose la resa incondizionata, il rinnegamento di cinquant'anni di battaglie, molte delle quali perse, ma sempre con onore! Che Iddio lo perdoni ma non ce lo faccia più incontrare!
E ricordiamo il nostro eroico Cappellano, don Giorgio Maffei, che sulla scia del francescano p. Leonardo Zilli da Campotosto, fucilato dai piemontesi invasori, animò la Resistenza di Civitella. Don Giorgio scelse la Tradizione ed è stato con noi per trent'anni donandoci la Messa nel rito romano antico, la Messa cattolica, la Messa di sempre e di tutti, confessando e comunicando, centinaia di persone che, a Civitella del Tronto, allora come oggi, si riconciliano con il Signore.
Onore a don Giorgio Maffei che, prima di andarsene santamente, ha lasciato il testimone nelle amni di don Mauro Tranquillo che ci assicura i Sacramenti della Chiesa di sempre.
Anche quest'anno sfilerà per le strade di Civitella la Via Crucis del venerdì; anche quest'anno da tutta Italia, i più bei nomi della Tradizione terranno le loro conferenze, anche quest'anno saliremo alla Rocca dove il giovane civitellese Daniele D'Emidio, innalzerà, al canto del "Christus vincit", sul pennone della "Fedelissima", il vessillo Borbonico.
Ancor oggi, in questa tragica apostasia generale della Chiesa e della società, noi siamo chiamati a dare la nostra testimonianza... chi sa se il Signora mi darà (ci darà) ancora tempo per la "buona battaglia"... ma noi continuiamo il "bonum certamen" .
"... noi restiamo sulla spianata..."Cui bono" — mi vien da dire parafrasando il nostro caro Tito Casini — con quale speranza, ci chiediamo, dal momento che l'"ordine"... è di cedere e i capi ne danno, "tutti", l'esempio?"
Con nessuna speranza se confideremo nell'uomo, con la certezza della vittoria finale se confideremo nel Signore e nella Vergine Santissima, la Madre della "Controrivoluzione".
Vi aspetto dunque tutti a Civitella del Tronto per poter afferrare nel nostro pugno chiuso, come diceva Paul Claudel, un po' di cielo... dove lasciando agli altri il tempo noi potremo guardare all'eternità.

Pucci Cipriani




Fabio Coppola, Ivan Cerlino, Pucci Cipriani, Giovanni Gasparro,
Lorenzo Gasperini e Alessandro Rabellino
Intorno all'opera del Maestro Giovanni Gasparro

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