martedì 19 settembre 2017

Sul "Dialogo tra credenti e non credenti"

"Pasquinata" dello storico Niccolò Capponi:

"Convegno di Assisi", grandi titoli di testa
dei quotidiani, in più con l'aggiornata lista
dei protagonisti, assai famosi e tanti,
a osannare Cecco, che dice "vai avanti".
Spiccano i crocioni sul petto dei prelati,
sobri, di semplice metallo... e uncinati.
N.C.

Mentre a Borgo San Lorenzo, venerdì scorso 15 settembre 2017, si stava presentando, di fronte ad un pubblico che si può considerare davvero eccezionale, il bel libro che eleva al cielo, curato dalla nostra Cristina Siccardi, L'Arte di Dio (vi prego di visitare il sito www.artedidio.it) edito da Cantagalli, con il contributo dei più bei nomi della Cultura Occidentale (vedere sopra), ad Assisi, dal 14 al 17 settembre, si è tenuto un Convegno dei "laici"di Bergoglio dal titolo: "Dialogo tra credenti e non credenti" (c'è da domandarsi dove stiano i credenti!)  che ha chiamato a raccolta gli esponenti del cattocomunismo, del veterocomunismo e del leccaculismo italico: da Umberto Galimberti a Giuseppe Giulietti e Corrado Formigli, dallo storico filomusulmano e donmilanmeuccista Franco Cardini al rag. Enzo Bianchi e Rula Jebroel (anche lei un’intellettuale?), da Romano Prodi e Ignazio Visco a Ermete Realacci, dal fotografo menagramo Oliviero Toscano a Giafar al Siqilli (ovvero l'apostata Pietrangelo Buttafuoco che ha pubblicamente rinnegato il Santo Battesimo per passare all'Islam) e Andrea Riccardi... e via contando. Insomma tutte persone di spiccata fede cristiana, tutte persone – anche se non cristiane come l'apostata sopra citato – che hanno a cuore la Santa Chiesa come io ho a cuore la situazione dei lombrichi del Burundi...
Non si sa se ridere o piangere. Tra questi nomi ne spicca uno di un intellettuale serio e che non ha mai praticato l'arte del leccaculismo: Marcello Veneziani. Ce ne dispiace: pensiamo che, in buona fede, si sia trovato in mezzo a questa marmaglia per dare la sua testimonianza di cristiano e di anticonformista.
Ma c'è da farsi una domanda: "Cui prodest?" a chi giova mettere il proprio nome accanto a quello di gente nemica acerrima e militante della Chiesa e dell'Occidente, a gente prona di fronte al Moloch Rosso a novanta gradi, come le pecorine della Brambilla (chi sa perché non sia stata invitata anche lei e il suo partito "animalista"!).
Per misurare la crisi e l'apostasia della Chiesa leggete i nomi dei "laici" del Papa partecipanti a questo Convegno e poi andate a leggere i nomi di coloro che hanno dato il loro contributo a L'Arte di Dio. Insomma da "L'Arte di Dio" a "L'Arte di Satana".
Leggo su facebook un commento alla  notizia del Convegno di Assisi: "Quella è gente che resta sempre a galla. Tirate lo sciacquone".

 Pucci Cipriani

lunedì 18 settembre 2017

ARTE DI DIO E ARTE DI SATANA

Venerdì 15 settembre 2017, a Borgo San Lorenzo (Firenze) si svolto – di fronte a un grandissimo pubblico, tra cui tanti, tanti giovani e giovanissimi e alla presenza del M. Giovanni Gasparro  – un Convegno, patrocinato dal Comune del Capoluogo Mugellano e promosso dal mensile "Radici Cristiane", dalla casa editrice Cantagalli e dal Circolo "La Terrazza" di Ronta, sulla presentazione del libro curato da Cristina Siccardi L'Arte di Dio (Cantagalli) – scritto con il contributo dei più bei nomi della Cultura Occidentale: Filosofia (Corrado Gnerre, Giovanni Turco), Teologia (Don Jean-Michel Gleize, FSSPX), Storia (Roberto de Mattei), Lingua latina (don Roberto Spataro, salesiano), Storia e Critica dell'Arte (Roberto Natali, Antonio Paolucci, Vittorio Sgarbi, Christine Sourgins), Letteratura (Martin Mosebach), Architettura (Piercarlo Bontempi, Andrea De Meo Arbore), Pittura (Giovanni Gasparro), Scultura (Daphné Du Barry), Musica (Monsignor Vincenzo De Grogorio, Mattia Rossi), Teatro (Pier Luigi Pizzi), Sociologia delle Religioni (Pietro De Marco); oltre ai contributi del Cardinal Domenico Bartolucci, p. Michel Uwe Lang, Riccardo Muti – a cui hanno partecipato la stessa curatrice del libro professoressa Cristina Siccardi (autrice, tra l'altro, di molte importanti biografie tra cui quella su San Giovanni Bosco, san Pio X, Monsignor Marcel Lefebvre, ecc.),  il Diacono del Duomo di Firenze Alessandro Bicchi, Vicedirettore dell'Ufficio Arte Sacra e beni Culturali Ecclesiastici, Incaricato Inventario e Tutela Beni Ecclesiastici dell'Arcidiocesi di Firenze, Carlo Manetti, Docente Universitario.
Prima degli oratori ufficiali ha portato il saluto il Consigliere Comunale di Borgo San Lorenzo Patrizio Baggiani  che ha ringraziato i tanti presenti, le autorità, gli autori e ha portato il saluto del Vicario Episcopale per il Clero dell'Arcidiocesi di Firenze Mons. Giancarlo Corti, quindi la dottoressa Cristina Becchi, Assessore alla PI e alla Cultura, ha definito "l'Arte Sacra" come: "Bellezza, Messaggio di Fede ed elevazione dello Spirito" come si evince anche dal libro.
La curatrice del volume, professoressa Siccardi,  ha detto che "Di fronte a un'arte che spesso non sa più parlare  a Dio e di Dio, per la prima volta viene proposto un Simposio tra intellettuali artisti capace di rispondere – ha continuato la Siccardi – ad alcune importanti domande come: l'Arte contemporanea è ancora in grado di dare Gloria Dio? È capace di avvicinare i fedeli in maniera adeguata al Cristianesimo? Conta o non conta la bellezza nell'arte sacra e nei riti liturgici? Che cosa comunicano di sacro le Chiese moderne? Esiste una pedagogia catechetica nei nuovi edifici di culto? Bambini e adulti entrando nelle chiese odierne trovano ambienti adatti per il raccoglimento, la preghiera, l'elevazione dell'anima? Com'è possibile che la committenza ecclesiastica chiami ad operare architetti o artisti distanti dai concetti di bellezza e sacralità?"
Domande a cui rispondono, da par loro, gli artisti che hanno dato il loro contributo al libro e che Cristina Siccardi ha riassunto portando alla luce la tremenda crisi dell'arte e, in particolare, di quella sacra ma, nello stesso tempo, evidenziando che a differenza di quanto preconizzavano e auspicano i filosofi Hegel e Nieztscke: "Dio come l'Arte non sono morti: questa è la vana illusione dei desiderata dei senz'Arte e dei senza Dio. L'Arte Sacra del passato è contemporanea all'uomo di oggi, che spesso non sa più leggerne gli apparati simbolici e iconografici, ma forse, più che mai, vi trova sollievo, pensando che esiste una dimensione soprannaturale e, nel farlo, rimembra la sua coscienza".
Sono seguiti gli interventi di Alessandro Bicchi che, rifacendosi ai Padri della Chiesa, ha ricordato il concetto greco di bellezza e Carlo Manetti ha messo magistralmente in evidenza i motivi filosofici e teologici della crisi della crisi dell'arte e in particolare dell'arte sacra.
Ha moderato il giornalista Pucci Cipriani  Direttore di "Controrivoluzione" (www.controrivoluzione.it)

Ascanio Ruschi










lunedì 11 settembre 2017

Presentazione "L'Arte di Dio" di Cristina Siccardi a Borgo San Lorenzo (venerdì 15 settembre 2017)

Venerdì 15 settembre 2017, alle ore 21:00, a Borgo San Lorenzo — Saletta "Pio La Torre" Via Giotto, davanti alla Misericordia — per iniziativa del Circolo "La Terrazza" di Ronta, della Casa Editrice Cantagalli e del mensile "Radici Cristiane", con il patrocinio del Comune di Borgo San Lorenzo, verrà presentato il volume curato da Cristina Siccardi: "L'Arte di Dio. Sacri pensieri, profane idee" (ed. Cantagalli). Dopo il saluto dell'Assessore alla Cultura e alla PI del Comune di Borgo San Lorenzo Cristina Becchi e del Consigliere Comunale Patrizio Baggiani, interverranno la curatrice del libro Cristina Siccardi, storica e scrittrice; Alessandro Bicchi, Diacono nel Duomo di Firenze, Vicedirettore dell'Ufficio Arte Sacra e Beni Culturali Ecclesiastici, Incaricato Inventario e Tutela Beni Ecclesiastici dell'Arcidiocesi di Firenze; Carlo Manetti, Docente Università private. Coordinerà gli interventi Pucci Cipriani, giornalista. Sarà presente il Maestro Giovanni Gasparro con l'opera "Salvator mundi", originale della copertina del libro. 
Il libro L'Arte di Dio. Sacri pensieri, profane idee (Cantagalli) — pagg. 456, con un inserto iconografico a colori (pagine fuori testo), Euro 29,00 — secondo la prof.ssa Cristina Siccardi, storica e scrittrice — autrice, tra, l'altro, per le Edizioni Paoline, di una biografia su San Giovanni Paolo II —  pone alcune domande, in questo saggio, che risulta essere un vero e proprio Simposio tra intellettuali e artisti: "L'arte contemporanea è ancora in grado di dare gloria a Dio? E' capace di avvicinare i fedeli in maniera adeguata al Cristianesimo? Conta o non conta la bellezza nell'arte sacra e nei riti liturgici? Che cosa comunicano di sacro le chiese moderne? Esiste ancora una pedagogia catechetica nei nuovi edifici di culto?".  In questo Simposio rispondono a tale e alle altre domande della dottoressa Siccardi ventidue personalità, fra le più importanti personalità della Cultura italiana e del panorama internazionale: i Professori Corrado Gnerre e Giovanni Turco (Filosofia), Don Jean - Michel Gleize (Teologia), Prof. Roberto de Mattei (Storia), il salesiano Prof. Don Roberto Spataro (Lingua latina), i Professori Antonio Paolucci, Antonio Natali, Vittorio Sgarbi, Christine Sourgins (Storia e Critica d'Arte), Prof. Martin Mosebach (Letteratura), gli Architetti Pier Carlo Bontempi, Andrea De Meo Arbore (Architettura), Maestro Giovanni Gasparro (Pittura), Madame Daphné du Barry (Scultura), Mons. Vincenzo De Gregorio, Dottor Mattia Rossi (Musica), Maestro Pier  Luigi Pizzi (Teatro), Professor Pietro De Marco, Sociologia delle Religioni.
Nell’appendice del volume sono presenti: il Grande Cardinale borghigiano Domenico Bartolucci, Maestro Perpetuo della Cappella Sistina, il migliore compositore di Musica Sacra del XX Secolo; il Maestro Riccardo Muti; l'Oratoriano Padre Michael Lang, che già avevano denunziato le scelleratezze architettoniche, aniconiche, liturgiche e musicali in altri contesti e che sono qui abilmente riproposte.





Per gentile concessione dell’Editore Cantagalli, pubblichiamo alcuni estratti dei contributi presenti nel volume curato da Cristina Siccardi:

La fine dell’architettura religiosa e della pittura religiosa: non è che esse abbiano tradito un principio, è che non c’è più un’esigenza che lo richieda

con Vittorio Sgarbi


Lei ha criticato aspramente «il delirio di onnipotenza di quasi tutti gli architetti contemporanei che dagli anni Settanta in poi seminano bruttezza. Sono credente e ho sempre considerato la religione cristiana il fondamento della nostra civiltà, perciò non posso restare in silenzio davanti all’eliminazione dal punto di vista morfologico di elementi costitutivi per quindici secoli degli edifici sacri quali la cupola e la volta. Elementi-simbolo del paradiso» (G. Galeazzi, Che brutta l’architettura sacra contemporanea, in «Vatican Insider - La Stampa», 6 novembre 2012). Può chiarire la sua posizione critica nei confronti dell’edilizia sacra progettata dagli anni Settanta ad oggi?
Alcuni elementi tipologici fondamentali che determinano la libertà sul male, al di fuori di ogni codice e da ogni indicazione spaziale, sono praticamente rappresentati dal fatto che dall’architettura religiosa, realizzata negli anni Sessanta, Settanta, Ottanta, Novanta fino a Fuksas mancano la volta e la cupola: la cupola è il Cielo, la volta è la dimensione che sta sopra alla testa degli uomini. Mancano sia le forme architettoniche, sia gli affreschi, sia le decorazioni che accompagnavano quelle forme curvilinee e quindi è evidente la volontà di interrompere le tipologie verticali, come nel Gotico; le cupole e le volte nel Rinascimento: la simbologia che tali elementi hanno rispetto ai valori religiosi e ai valori celesti è stata eliminata nella decadenza e nella fine dell’architettura religiosa, la quale non ha più una morfologia riconoscibile. Si è deciso di rinunciare al Cielo, di rinunciare alla presenza di quello che sta sopra di noi; quindi si procede attraverso stilemi meccanici, che servono magari per contenere persone, come potrebbe essere un teatro… ma teatro è già molto. Essi sono niente!
Sono l’idea di un architetto che chiama chiesa un contenitore totalmente privo di elementi morfologici che lo connettano alla presenza di Dio […].

Che cosa pensa degli “adeguamenti liturgici” che sacrificano gli impianti decoratovi preesistenti nei presbiteri delle nostre chiese antiche, com’è accaduto nella cattedrale di Reggio Emilia, con l’adeguamento curato da padre Andrea Dall’Asta SJ con opere di “arte povera”?  
Gli “adeguamenti liturgici” li considero scellerati perché hanno prodotto gli effetti inauditi della cattedrale di Reggio Emilia. Amboni, balaustre, altari vengono rivoluzionati in nome di questi adeguamenti. Si sono arrogati il diritto di buttare giù degli altari perché voltavano le spalle ai fedeli… ma il direttore d’orchestra continua a voltare le spalle al pubblico, affinché la musica arrivi nel migliore dei modi alle persone. La Messa rivolta ai fedeli, tentativo di dialogo goffo, sbagliato, zoppo, finisce con il paradosso di «scambiatevi il segno di pace» con le mogli, i parenti, gli amici… è una forma confidenziale grottesca rispetto a quella ieratica, quella indicata da papa Ratzinger in un libro sulle riforme degli altari; in esso sostiene che il sacerdote che volta le spalle è il primo fedele rivolto a Dio, che sta ad est. Il sacerdote non volta le spalle, ma conduce i fedeli, guida come il condottiero, come il direttore d’orchestra. L’idea che volti le spalle a Dio per parlare con gli uomini è una bestemmia, è un’eresia legata ad una follia di finto dialogo che non ci sarebbe fra Dio e l’uomo e fra l’uomo e Dio, ma che ci sarebbe fra l’uomo e l’uomo, voltando le spalle a Dio. Il sacerdote assume, in tal modo, un ruolo determinante, invece che essere determinato alla presenza di Dio.

(pp. 127-133)




Dio è il pittore, la nostra fede è la pittura,
i colori sono la Parola di Dio, il pennello è la Chiesa
con Giovanni Gasparro

Quali sono, secondo Lei, le ragioni per cui il Cristianesimo ha perso aderenza nei confronti dell’arte sacra?
Nella contemporaneità, il concetto di bellezza è stato depauperato del suo afflato trascendente e del suo valore ontologico, riducendolo ad un vacuo sentimentalismo meramente estetizzante che spesso asseconda le tendenze suggerite da contesti à la mode. In ispecie, in molte città europee, le arti sacre e l’architettura sacra contemporanea, appaiono come traslazioni figurate dei dettami modernisti (funzionalisti e razionalisti) del Bauhaus, se non di false religioni orientali o protestanti, ed ancora mutuate dalle teorie spiritualistiche del XIX e del XX secolo. Come non identificare certe forzature formali se non in una sensibilità figlia delle teorizzazioni antroposofiche di Rudolf Steiner e teosofiche di Helena Blavatsky? Se questo è acclarato per Piet Mondrian che non si è occupato d’arte liturgica, probabilmente può essere esteso anche ad Henri Matisse (almeno negli aspetti formali) per la sua Chapelle du Saint-Marie du Rosaire a Vence in cui disegnò persino i paramenti sacerdotali. Lo stesso valga per lo scultore Giacomo Manzù (il quale resta comunque un ottimo artista, in altri contesti creativi) con la sua Cappella della Pace, concepita per l’uso privato di Monsignor Giuseppe De Luca ed alla morte del committente, nel 1962, destinata alla comunità religiosa di Sotto il Monte, alla memoria di Giovanni XXIII. Il patriarca di Venezia Roncalli, divenuto pontefice, era amico di Monsignor De Luca, mediatore della Curia romana con esponenti politici e persino con l’Unione Sovietica. […]
Il processo evolutivo delle arti sacre del Cattolicesimo ha avuto sempre un vigore rinnovatore, ma all’interno degli argini delle esigenze catechetiche, liturgiche e devozionali che hanno garantito l’aderenza dei manufatti artistici ai canoni ecclesiali. Questa particolarità evolutiva dei linguaggi artistici ha prodotto opere fortemente diversificate esteticamente, ma tutte armoniche e funzionali al soggetto Chiesa. Si pensi ai mosaici di Ravenna, Pesaro e Venezia, agli stucchi del Serpotta a Palermo, agli affreschi aretini di Piero della Francesca piuttosto che ai teleri monumentali di Tiziano e Tintoretto, alle vetrate di Chartres o ai pavimenti intarsiati del duomo di Siena; opere sovente sedimentate nel medesimo edificio sacro, in tempi diversi, ma in perfetta armonia. Lo stesso valga per i differenti stili architettonici.
Nella Costituzione Sacrosanctum Concilium sulla liturgia, promulgata dal Concilio Vaticano II, leggiamo che: «La Chiesa non ha mai avuto come proprio un particolare stile artistico, ma, secondo l’indole e le condizioni dei popoli e le esigenze dei vari riti, ha ammesso le forme artistiche di ogni epoca, creando così, nel corso dei secoli, un tesoro artistico da conservarsi con ogni cura. Anche l’arte del nostro tempo e di tutti i popoli e paesi abbia nella Chiesa libertà di espressione, purché serva con la dovuta riverenza e il dovuto onore alle esigenze degli edifici sacri e dei sacri riti. In tal modo essa potrà aggiungere la propria voce al mirabile concerto di gloria che uomini eccelsi innalzano nei secoli passati alla fede». Questa estrema libertà che la Chiesa ha sempre offerto agli artisti e con essi ai committenti ecclesiastici, nel post-concilio, bisogna riconoscerlo, partendo dalla Sacrosanctum Concilium, soprattutto nella frase «Ecclesia nullum artis stilum veluti proprium habuit», è stata interpretata come un nulla osta alla rottura ed al sovvertimento dei connotati identitari dell’arte e dell’architettura sacra cattolica. Le questioni volutamente non definite che mantengono una certa ambiguità verbale, lasciano intendere cose diametralmente opposte, demandando alla libera interpretazione anche ciò che non può essere lasciato all’arbitrio; questo è il caso della Sacrosanctum Concilium in cui è insito il germe della rottura con la Tradizione, reo di aver determinato la nascita di tanta arte sacra triviale. Sbaglierebbero, comunque, quanti attribuissero al solo Concilio Vaticano II tutte le responsabilità. Già prima del Concilio si intrapresero opere di demolizione simili agli “adeguamenti liturgici” attuali […]. Il modernismo condannato con vigore da San Pio X logorava la Chiesa sommessamente almeno dal XVIII secolo. Il Concilio Vaticano II ed il post-Concilio hanno esplicitato ciò che era sotteso. Nel pre-Concilio Vaticano II, il susseguirsi dei secoli non ha depauperato il fulcro del linguaggio artistico cristiano, non ne ha inficiato l’ethos, lo ha solo declinato alle esigenze espressive del momento. Per questo ci può essere progresso vero nelle arti (soprattutto sacre) solo se c’è un giusto equilibrio fra innovazione e tradizione. Oggi, invece, si sono abbandonate proprio le prerogative fondamentali (talvolta inconsapevolmente), creando opere d’arte “sacra” che appaiono come manifestazioni gnostiche del solipsismo soggettivista, scegliendo l’opzione aniconica, rigettata dalla Chiesa sin dalle origini, a scapito della figurazione, qualità stilistica che il Cattolicesimo ha ritenuto imprescindibile in tutta la sua storia bimillenaria […].

(pp. 216-219)


La riflessione di…

Domenico Bartolucci


Maestro Bartolucci, ben sei papi hanno assistito ai suoi concerti. In quale di loro ha trovato maggior sapienza musicale?

In Benedetto XVI. Suona il pianoforte, è un profondo conoscitore di Mozart, ama la liturgia della Chiesa e di conseguenza tiene in somma considerazione la musica. Anche Pio XII l’amava molto e spesso suonava il violino. La Cappella Sistina deve poi moltissimo a Giovanni XXIII. Da lui nel 1959 ebbi l’approvazione per il progetto di ricostituzione della Sistina che purtroppo, anche a causa della malattia del precedente direttore Lorenzo Perosi, era in condizioni precarie: non aveva più un organico stabile, un archivio musicale, né una sede. Allora si ottenne la sede, si congedarono i falsettisti e si definì l’organico dei cantori con i relativi stipendi; finalmente si poté anche istituire la scuola dei ragazzi. Poi venne Paolo VI, ma lui era stonato e non so quanto apprezzasse la musica.

Perosi, il cosiddetto rifondatore dell’oratorio italiano?
Perosi era un autentico musicista, un uomo impastato di musica. Ebbe la fortuna di dirigere la Sistina ai tempi del Motu Proprio sulla musica sacra che voleva giustamente purificarla dal teatralismo di cui si era imbevuta. Poteva dare un nuovo impulso alla musica di Chiesa, ma purtroppo non aveva una conoscenza adeguata della polifonia palestriniana e delle tradizioni sistine. Del canto gregoriano poi affidò la direzione al vice maestro! Le sue composizioni liturgiche spesso sono state d’esempio per lo stile superficiale del cecilianesimo, lontano da quella perfetta fusione tra testo e musica.

Perosi faceva il verso a Puccini…
Ma il lucchese era un uomo intelligente. E poi i suoi “fugati” erano ben superiori a quelli del tortonese.

In qualche maniera Perosi è stato l’antesignano dell’attuale volgarizzazione della musica sacra?
Non proprio. Oggi nelle chiese sono di moda le canzonette e lo strimpellio delle chitarre, ma la colpa è soprattutto delle idee sbagliate di pseudo intellettuali che hanno creato questa degenerazione della liturgia e quindi della musica, travolgendo e disprezzando l’eredità del passato e credendo di ottenere chissà quale bene per la gente. Se l’arte della musica non torna alla grande arte, non ad un accomodamento o a un sottoprodotto, non ha alcun senso interrogarsi sulla sua funzione per la Chiesa. Io sono contro le chitarre, ma anche contro la faciloneria della musica ceciliana: più o meno è la stessa zuppa! Il nostro motto deve essere: torniamo al canto gregoriano e alla polifonia palestriniana e proseguiamo su questa strada!

Quali sono le iniziative che Benedetto XVI dovrebbe prendere per realizzare questo disegno, in un mondo fatto di discoteche e ipod?
Il grande repertorio di musica sacra che ci è stato consegnato dal passato è costituito dalle messe, dagli offertori, dai responsori: prima non esisteva liturgia senza musica. Oggi colla nuova liturgia questo repertorio non ha più spazio, è una stonatura, inutile illudersi. È come se Michelangelo per il giudizio universale avesse avuto a disposizione un francobollo! Mi dica lei come è possibile oggi eseguire un Gloria o addirittura un Credo. Per prima cosa dovremmo tornare, almeno per le messe solenni e per le feste, a una liturgia che dia spazio alla musica e che si esprima nella lingua universale della Chiesa, il latino. In Sistina, dopo la riforma liturgica, ho potuto mantenere vivo il repertorio tradizionale della Cappella solo nei concerti. Pensi che la Missa Papæ Marcelli di Palestrina non si canta più in San Pietro dai tempi di Papa Giovanni! Ci fu concesso benignamente di eseguirla per l’anno palestriniano e la volevano senza il Credo, ma quella volta fui irremovibile e si eseguì tutta.



(Appendice, pp. 416-418, Intervista esclusiva di Riccardo Lenzi de «L’Espresso» al maestro Domenico Bartolucci, in S. Magister (a cura di), [http://chiesa.espresso.repubblica.it/articolo/72901], 21 luglio 2006)

martedì 5 settembre 2017

Cristina Siccardi: “La Chiesa, responsabile di un dialogo scellerato con il mondo”

“L’Arte di Dio. Sacri pensieri, profane idee” è il nuovo stimolante  libro scritto e pubblicato dalla scrittrice ed autorevole storica  della Chiesa Cristina Siccardi, intervistata da La Fede Quotidiana.



Che cosa l’ha spinta a progettare e scrivere questo testo?

“Dopo anni di plateale distruzione dei canoni iconografici tradizionali negli edifici di culto e di osservazione di chiese brutte e prive di sacralità e dopo aver preso in esame le problematiche ad ampio spettro insorte dopo il Concilio Vaticano II, ho pensato che fosse giunto il momento di interpellare intellettuali, docenti, critici d’arte, esperti, architetti ed artisti per ragionare insieme su come sia stato possibile giungere alle derive artistiche attuali, dove non esiste neppure più l’ombra del sacro e, allo stesso tempo, sia ancora e con dignità possibile dare gloria a Dio, creando luoghi idonei al Suo culto. Da questo progetto è stato realizzato un vero e proprio Simposio, poi traslato in volume, compendio di arte sacra che l’Editore Cantagalli ha accolto con grande interesse.Il volume L’Arte di Dio. Sacri pensieri, profane idee, che ha già dato vita al sito www.l’artedidio.it, per avviare un percorso di verità al fine di mascherare illusioni e menzogne all’interno dell’arte sacra, vuole essere, oltre ad una denuncia del brutto e del deforme, proprietà utilizzate esclusivamente nella religione cattolica e non in altre religioni che mantengono le tradizioni stilistiche loro proprie (si pensi all’Islam, all’Ebraismo, all’Induismo, al Buddhismo…), anche una piattaforma per una critica costruttiva, come dimostrano gli architetti e gli artisti che abbiamo interpellato, testimoni e interpreti di bellissima arte sacra, più viva che mai, a fronte di un’arte della bruttura e della morte”.

Che cosa è accaduto nell’arte sacra?

“La nostra civiltà, che offende ogni giorno le sue radici cristiane, a partire dalle stesse gerarchie ecclesiastiche, ha perso il senso del sacro e utilizza l’arte profanatoria per far diffondere concetti contrari alla dottrina cattolica. Prendiamo, per esempio, il caso della tragica pittura muraria La resurrezione dei morti, che si trova sulla controfacciata del Duomo di Terni. Al centro della scena si trova Cristo, che ascendendo al Cielo trasporta con sé due reti cariche di persone, fra queste sono rappresentati prostitute, spacciatori, malavitosi, omosessuali e transessuali e nulla di loro dimostra conversione: dannati, quindi, meritevoli del Paradiso? L’opera venne realizzata nel 2007 dal pittore argentino Ricardo Cinalli – che ha dichiarato: “nella mia Risurrezione anche gay e trans vanno in cielo” – : questo il vangelo soggettivista di Cinalli, ma il Vangelo di Gesù Cristo è un altro: dalla porta stretta del Paradiso passano soltanto coloro che si pentono e cambiano vita. Questa Risurrezione fu commissionata dall’allora vescovo di Terni Monsignor Luigi Paglia, oggi arcivescovo e presidente del Pontificio Consiglio per la Famiglia, e dal parroco Don Fabio Leonardis, allora direttore dell’Ufficio beni culturali della diocesi e segretario della Consulta regionale per i beni culturali ecclesiastici. Insomma, il sacrilegio non è soltanto dell’artista, ma è avallato  dagli stessi committenti.

Chi sono coloro che hanno risposto alle sue sollecitazioni?

“Il Simposio coinvolge molti esperti, noti a livello sia nazionale che internazionale e appartengono a diversi ambiti disciplinari ed artistici: per la Filosofia, Corrado Gnerre e Giovanni Turco; per la Teologia, don Jean-Michel Gleize FSSPX; per la Storia, Roberto de Mattei; per la Lingua Latina, Don Roberto Spataro SDB; per la Storia e critica dell’Arte, Antonio Natali, Antonio Paolucci, Vittorio Sgarbi, Christine Sourgins; per la Letteratura, Martin Mosebach; per l’Architettura, Piercarlo Bontempi, Andrea De Meo Arbore; per la Pittura, Giovanni Gasparro; per la Scultura, Daphné Du Barry; per la Musica, Monsignor Vincenzo De Gregorio, Mattia Rossi; per il Teatro, Pier Luigi Pizzi; per la Sociologia delle religioni, Pietro De Marco. Il volume si chiude con una Appendice che riporta le riflessioni, già rese pubbliche in altri contesti, di Jean Clair, Riccardo Muti, Padre Uwe Michael Lang CO, Cardinale Domenico Bartolucci”.

Perché ha scelto il titolo L’Arte di Dio. Sacri pensieri. Profane idee?

“Perché esiste l’Arte di Dio ed esiste, oggi, un’arte dell’uomo che si fa Dio, interpretando a proprio uso e consumo l’arte, distantissima dai canoni della bellezza e della sacralità che si convengono nei luoghi di culto. Le chiese non sono semplici luoghi di riunione per pregare, come accade per i protestanti, ma vere e proprie dimore di Dio, Bene Sommo, Bellezza Somma, Pienezza Somma: perché, dunque, da diversi decenni le Sue dimore vengono progettate con parametri dove emergono la bruttezza, l’informe, l’aniconico, il gelido? Spazi dove non è possibile raccogliersi in meditazione, vuote come sono di sacralità? Sono scatole fredde, garage, aziende, hangar… non certo chiese cattoliche. Le chiese antiche rimangono chiese per sempre, quelle progettate dalle archistar come un Fuksas (pensiamo al cubo di Foligno) o di un Piano (pensiamo al Santuario di San Pio da Pietrelcina di San Giovanni Rotondo) non sono chiese neppure per l’età contemporanea, e tutti  i fedeli se ne avvedono, tranne coloro che hanno sposato le logiche del mercificazione dell’arte, abbracciando in tal modo le idee profane e calpestando i sacri pensieri”.

Perché nel nostro tempo è diminuito il senso del sacro e quali responsabilità ha la Chiesa?

“Il senso del sacro è diminuito proprio a causa della Chiesa, responsabile di un dialogo scellerato con il mondo: ha così tanto dialogato con esso da essere stata infettata dal suo paganesimo. Filosofi come Kant, Hegel,Nietzsche; teologi come Rahner, Teilhard de Chardin, de Lubac hanno intossicato il pastorale Concilio Vaticano II, che ha trasportata la Chiesa alla deriva attuale. Gli adeguamenti liturgici compiuti da 50 anni a questa parte sono la dimostrazione della perdita della fede, pensiamo, un esempio su tutti, alla nascosta riserva eucaristica che ha sostituito il tabernacolo al centro degli altari: posto d’onore per il Corpo di Cristo, centro della Santa Messa. Oggi il centro è l’assemblea, la comunità. Segni e simboli visibili sono determinanti nella religione cattolica, toglierli significa rinunciare alla fede per dare rilievo all’antropocentrismo.Soltanto la fede cattolica è iconica. Protestanti, musulmani, ebrei sono antifigurativi e la Chiesa attuale ha scelto di vendersi e omologarsi a quest’ultimi. Che cos’è l’arte sacra se non l’espressione plastica della fede? Ma è proprio la fede la posta in gioco. Afferma il grande critico d’arte Jean Clair, che non può certo essere considerato cattolico: «Temendo di essere accusata di attentare alla libertà d’espressione, a differenza dei musulmani e degli ebrei la Chiesa non si azzarda a denunciare il sacrilegio. Anzi, sorprendentemente, la Chiesa cattolica è tentata di considerare queste forme estreme della creazione artistica come testimonianze di un sacro adatto ai nostri tempi, al punto di diventare un attore di questo strano commercio». Come il sacerdote dà le spalle a Dio, rivolgendosi all’assemblea, così dalle chiese moderne si è tolta la cupola e la volta, proprio come sostiene Vittorio Sgarbi nel libro: «la cupola è il Cielo, la volta è la dimensione che sta sopra alla testa degli uomini. Mancano sia le forme architettoniche, sia gli affreschi, sia le decorazioni che accompagnavano quelle forme curvilinee, e quindi è evidente la volontà di interrompere le tipologie verticali […] Si è deciso di rinunciare al Cielo quindisi procede attraverso stilemi meccanici, che servono magari per contenere persone, come potrebbe essere un teatro… ma teatro è già molto. Essi sono niente!».

Da storica della Chiesa che bilancio stila del viaggio del Papa in Egitto?

“È stato un viaggio come gli altri, ecumenico e interreligioso. Papa Francesco ha rinunciato all’evangelizzazione, ovvero a portare il Vangelo a tutte le genti, affinché si convertano nel nome del Padre, del Figlio e dello Spirito Santo. La Chiesa di anno in anno, a partire dal Concilio Vaticano II e in un crescendo sempre più acuto, ha rinunciato alla sua identità: non guida più il mondo, ma è guidata dal mondo; non è più interprete della Verità e testimone della Santissima Trinità, ma si fa annunciatrice di una religione pauperista di pace universale, dimentica che l’autentica pace inizia nell’anima di ciascun uomo grazie alla libertà portata da Gesù Cristo: «Conoscerete la verità e la verità vi farà liberi» (Gv 8,32); si è mischiata nella confusione babilonica dei nostri tempi, dominata, come affermava Benedetto XVI, dalla dittatura del relativism”.

Possibile parlare di crisi della fede?

“È talmente evidente, siamo di fronte ad una vera e propria apostasia. Si è completamente persa la dimensione soprannaturale del credo cristiano e la Chiesa, invece di occuparsi della sua mansione, ovvero la salus animarum suprema lex, si occupa di questioni politiche, demagogiche, sociologiche, abbandonando le anime alla più profonda confusione. È una Chiesa che si autodistrugge mentre fugge. Fuggono i fedeli, fuggono le vocazioni, fuggono i pastori per paura delle loro responsabilità e per vanagloria. Affermava san Gregorio Magno, come ricorda san Tommaso: «Dalla vanagloria nascono le stravaganze dei novatori» (S.Th, II-II, 10, 1, ad 3). Oggetto dell’ammirazione e del delirio passionale è il mondo moderno. Così la Chiesa dimentica la sua identità e lo scopo per cui Cristo l’ha edificata, umiliandosi, svilendosi e agonizzando ai lascivi piedi dei poteri forti. Ad oggi, i più che legittimi e sacrosanti Dubia dei quattro Cardinali, Brandmüller, Burke, Caffarra,Meisner, sul drammatico tema esposto nell’esortazione apostolica Amoris Laetitia(la possibilità di dare la comunione ai divorziati risposati, minando il principio di indissolubilità coniugale, tesi che lascia il credente basito e smarrito) non hanno ancora ricevuto risposta da Francesco. È quella stessa Chiesa, attraverso la Cei, che boccia i progetti di vere chiese proposte da validi architetti a vantaggio di coloro che propongono edifici dissacratori”.

Bruno Volpe


Fonte: La Fede Quotidiana


Presentazione: "L'Arte di Dio: sacri pensieri, profane idee" di Cristina Siccardi

Venerdì 15 settembre 2017, alle ore 21:00, a Borgo San Lorenzo — Saletta "Pio La Torre" Via Giotto, davanti alla Misericordia — per iniziativa del Circolo "La Terrazza" di Ronta, della Casa Editrice Cantagalli e del mensile "Radici Cristiane", con il patrocinio del Comune di Borgo San Lorenzo, verrà presentato il volume curato da Cristina Siccardi: "L'Arte di Dio: sacri pensieri, profane idee" (Edizioni Cantagalli).
Dopo il saluto dell'Assessore alla Cultura e alla PI del Comune di Borgo San Lorenzo Cristina Becchi e del Consigliere Comunale Patrizio Baggiani; interverranno la curatrice del libro Cristina Siccardi (scrittrice e storica), Alessandro Bicchi (Diacono nel Duomo di Firenze, Vicedirettore dell'Ufficio Arte Sacra e Beni Culturali Ecclesiastici, Incaricato Inventario e Tutela Beni Ecclesiastici dell'Arcidiocesi di Firenze), Carlo Manetti (Docente Università private). Coordinerà gli interventi il giornalista Pucci Cipriani. Sarà presente il Maestro Giovanni Gasparro con l'opera "Salvator mundi", originale della copertina del libro.
Il libro "L'Arte di Dio: sacri pensieri, profane idee" (pagg. 456 con otto pagine a colori fuori testo, Euro 29,00) secondo la professoressa Cristina Siccardi — autrice, tra l'altro, per le Edizioni San Paolo, di una biografia su San Giovanni Paolo II — pone alcune domande, in un Simposio tra intellettuali e artisti: «L'arte contemporanea è ancora in grado di dare gloria a Dio? E' capace di avvicinare i fedeli in maniera adeguata al Cristianesimo? Conta o non conta la bellezza nell'arte sacra e nei riti liturgici? Che cosa comunicano di sacro le chiese moderne? Esiste ancora una pedagogia catechetica nei nuovi edifici di culto?»
 In questo Simposio rispondono a queste e alle altre domande di Cristina Siccardi ventidue personalità, forse le più importanti della Cultura italiana: i prof. Corrado Gnerre e Giovanni Turco (Filosofia), don Jean-Michel Gleize (Teologia), il prof. Roberto de Mattei (Storia), il salesiano prof. don Roberto Spadaro (Lingua latina), i prof. Antonio Paolucci, Antonio Natali, Vittorio Sgarbi e Christine Sourgins (Storia e Critica d'Arte), il professor Martin Mosebach (Letteratura), gli architetti Pier Carlo Bontempi e Andrea De Meo Arbore (Architettura), il Maestro Giovanni Gasparro (Pittura), Madame Daphné du Barry (Scultura), Mons. Vincenzo De Gregorio e il dr. Mattia Rossi (Musica), il Maestro Pier Luigi Pizzi (Teatro) e il prof. Pietro De Marco (Sociologia delle Religioni).

«In appendice — continua la curatrice de "L'Arte di Dio" — sono presenti, il Grande Cardinale borghigiano Domenico Bartolucci, Maestro Perpetuo della Cappella Sistina, il più grande compositore di Musica Sacra del XX Secolo, il Maestro Riccardo Muti, l'Oratoriano p. Michael Lang, che già avevano denunziato le scelleratezze le scelleratezze architettoniche , aniconiche, liturgiche e musicali in altri contesti e che abbiamo voluto qui riproporre.»

sabato 26 agosto 2017

LA RESA INCONDIZIONATA DELL'OCCIDENTE (EX) CRISTIANO ALL'ISLAM

Non è che faccia piacere il dover pronunziare sempre : "l'avevamo detto!", ma come fare a tacere? Più ancora che le drammatiche immagini di Barcellona -immagini tragiche di morte - mi fanno impressione i commenti e i fatti del "poi"...
Possibile che, dopo ogni strage da parte dei terroristi islamici, ci sia un carosello di luoghi comuni e di imbecillità conclamata; un barellar di commenti da manicomio che precedono i gessetti, i girotondi, i "non ci faremo intimidire", gli "esperti" che affermano che c'è bisogno di più integrazione, che occorre fare "percorsi di recupero" per i terroristi, che le colpe sono più le nostre che le loro, e, dulcis in fundo, l 'Angelus della domenica che rifà il verso ai politicastri : "Condanniamo questa cieca violenza"...
Eh no caro il nostro vescovo di Roma, venuto dalla parte opposta del mondo,eh non caro inquilino della locanda "Santa Marta" : il terrorismo non è cieco (come il Giusti nella poesia "Sant'Ambrogio" definisce i soldati austriaci :"strumenti ciechi d'occhiuta rapina") ma, appunto, ci vede benissimo e il suo sguardo è rivolto verso questo Occidente vile che non ha più né anima e né valori, un Occidente che conobbe la gloria di Lepanto quando un Pontefice Santo proclamò una Crociata contro "l'islam",comandata da Don Giovanni d'Austria, fratello bastardo di Filippo II, e la gloria di Vienna quando i Principi cattolici, capeggiati dal Re di Polonia Sobieski e dal Principe Eugenio di Savoia (quanto diverso dai re sabaudi felloni che sposarono la Rivoluzione e il genocidio della gente del Regno del Sud) cacciarono i turchi che erano alle porte di Vienna e che, in poco tempo, avrebbero issato le mezzelune, al posto della Croce di Cristo, su tutte le chiese della Cristianità, come si chiamava allora questa Europa divenuta un serpaio dove prolificano, all'ombra della squadra e del compasso, banchieri, strozzini, miliardari e leccaterga affiliati a sette mondialiste più o meno segrete e comunque inquietanti (la Trilateral, il B'nai B'rith, la Pilgrims society, i Bildelberg, il Tavistock Institute of Human Relations etc.etc)  
Ora questa nostra  società, che fino a un sessantennio fa era ancora cattolica e aveva nella Chiesa un suo punto di riferimento e nella figura del romano Pontefice una sicura guida , sta  tristemente scomparendo, mentre si sta assistendo, nella Chiesa di Cristo, a questo desolato declino crepuscolare, simile a un malinconico  "Carnevale di Venezia", che crea, anziché gioia, dolore, avvilimento e angoscia.
I terroristi islamici, che si integrano rispetto ai consumi (Jeans, occhiali da sole ultima moda, abiti firmati etc) non si integrano però rispetto ai "valori" ...ammesso che ancora sussistono valori in questa società scristianizzata. "Erano bravi ragazzi, giocavano a pallone, sono stati nelle nostre scuole etc", si sente dire dalla gente...Già, ma intanto sognavano uno Stato Islamico, sognavano do sottomettere i cristiani che per loro sono i secolari nemici. E quando si parla di "dialogo" o si afferma, indecentemente, che le religioni monoteiste sono tutte uguali e hanno lo stesso Dio non  si scandalizzano soltanto i molti cristiani che, nonostante il carnevale liturgico e politico, hanno mantenuto la Fede e difendono la Dottrina ("Sia anatema se un solo iota - iota unum - verrà cambiato" dice il Vangelo) ma si scandalizzano anche gli stessi musulmani che ci considerano "pagani", perché il nostro "Dio è Uno e Trino"...concetto troppo difficile e incomprensibile per chi segue una religione che - come si legge nel Corano - in premio, promette, nel paradiso (Jannah) settanta ragazze, con seni  "cresciuti", "gonfi" o "a forma di pera", da sverginare .
Il testimonial della strage di Barcellona è stato un "femminiello" napoletano che si è fatto riprendere, mentre beatamente rideva, dai suoi compari, con il telefonino, allorché ripeteva fino alla nausea : "Sono qui, in piazza, a Barcellona...non c'è sangue...non ci sono cadaveri...le televisioni hanno travisato...c'è solo tanta allegria, voglia di vivere.....sì, sì...guaglio' non ci scassate o' cazzo...saluto a' mammà!"
Nella città della Catalogna, a marzo dello scorso anno (2016), si svolse una grande manifestazione, con decine e decine di migliaia di persone, sponsorizzata dai soliti presunti "intellettuali" cattocomunisti, proni a novanta gradi di fronte al potere, e, mentre in molte delle altre città europee si sfilava per mettere un freno all'immigrazione selvaggia, nella città spagnola multietnica e multiculturale si sfilava - udite, udite - per avere un numero maggiore di "ospiti extracomunitari" preferiti ai "turisti", infatti mentre i turisti "sporcano", lo stesso non succede - secondo loro -  con gli extracomunitari...insomma, forse inconsapevolmente, i "cazzerellini tutto pepe e sale" (Carducci) della sinistra spagnola mettevano in atto gli insegnamenti di quella sublime enciclica di Francesco sulla "raccolta differenziata della spazzatura", sui "cambiamenti climatici" e sulla conservazione dei serpentelli, degli aracnidi e anche delle zecche e delle  piattole del pube ("piattoni") ; del resto, a Barcellona, in maggio in nome del nuovo verbo sinistro, buonista e "aperturisa", la signorina Banon, femminista, lesbica, attivista lgtb (lesbiche - gay - transessuali - bisex) segretaria del sindaco (pardon, della "sindaca", in ossequio al nuovo corso "Cirinnà - Boldrina") si è fatta bellamente fotografare in piazza mentre, a gambe divaricate, e gonnelle alzate, urinava ridanciana...proprio come le nostre zingare (pardon le nostre "nomadi" o "non stanziali") che, nella mia Firenze, davanti al Duomo, di fronte alla Curia arcivescovile, e in piazza della Signoria, di fronte all'ufficio del Sindaco, si alzano i gonnelloni, si accoccolano e lasciano i loro rifiuti liquidi e solidi : "souvenir" per il cardinal Betori e per l'imam Nardella che non una, ma più moschee chiedono insistentemente per gl'infedeli, impipandosene del parere dei cittadini fiorentini.,
Dunque noi che eravamo abituati ad avere una guida  e anche "un indirizzo politico" nella Chiesa ora ci troviamo di fronte al vescovo di Roma argentino che, non solo inaugurò il suo disastroso pontificato andando - con una demagogia e un'arroganza degne di miglior causa - a Lampedusa a richiamare altri "profughi" dalle spalle larghe, ben pasciutI, che non fuggono da nessuno guerra ma vengono qui in Italia allettati da un'accoglienza a "cinque stelle", con vitto, alloggio in ottimi alberghi , scheda telefonica, collegamento internet, motorino, televisione e comfort vari...grazie all'allora ministro, il peggior ministro della Repubblica dal 48 in poi, ovvero il signor Ministro dell'invasione islamica, Angiolino Alfano, uomo senza Patria né Bandiera, ma, insieme a Lupi (omen nomen), il Ministro dei Rolex, pronto a leccare i fondi schiena e ogni altro pertugio, pur di rimanere a galla, cambiando casacca, e mettendosi prono come le pecorine della Brambilla.
E con gente come Renzi, il Bomba, come Alfano, Lupi, la Cirinnà, Scalfarotto, Andrea Romano, Denis Verdini et similia, con il timbro dei Mons. Galantino e dell'altro, Bassetti, a sua volta approvati dal despota argentino, noi pretenderemmo di fermare l'invasione islamica? "Ma mi faccia il piacere, ma mi faccia"...avrebbe commentato, appropriatamente, Totò.
E ieri a Roma i "rifugiati" che avevano occupato abusivamente, da quattro anni, un edificio, creando una "zona franca" dove le autorità non potevano neanche entrare si sono opposti allo "sgombero forzato" ordinato dal Prefetto (che, ora, però non  difende i suoi agenti che hanno fatto encomiabilmente i proprio dovere) e hanno reagito gettando sugli agenti, dal quarto piano, le bombole del gas e altri oggetti contundenti e intraprendendo una guerriglia con gli agenti di PS, spalleggiati dagli agit - trop dei centri sociali e dalle organizzazioni legate al mondialismo massonico come Amnesty International e Unicef...
Ebbene la notizia, sulle televisioni di regime e su quelle piduiste-berlusconiane, non è quella dell'assalto fatto alla polizia ma quello di alcune frasi degli agenti che invitavano alla difesa (peraltro più che legittima); a sera, sulla Sette due guitti ( certo Parenzo e Luca Valdese) avevano invitato un pazzo che , dopo aver visto, in un filmato, gettare le bombole di gas diceva che non l'avevano gettate...poi sono aarivati gl'interventi dei preti comunisti e della Caritas (quelli a cui va l'otto per mille, elargito alla CEI del duo Galantino - Bassetti, dai fedeli che, così, pagano i loro futuri carnefici) e tutta la schiera del cattocomunismo che con la scusa dell'accoglienza si fanno d'oro. 
Il Vaticano è stato trasformato in una immensa casermaccia argentina che prende ordini dalla locanda "Santa Marta", Bergoglio, iniziò subito, in quella tristissima serata della sua elezione, a cercare, - e sia chiaro, non a caso -. di distruggere ogni dignità, ogni distinzione, financo ogni segno del Pontificato : dal rifiuto della mozzetta alla trista croce pettorale di Chagal, dai suoi "Buon pranzo" che hanno sostituito il "Sia lodato Gesù Cristo", all'abbigliamento "sessantottino", dalla veste bianca trasparente dalla quale si vedono le brache alla borsa nera alla Mary Poppins (nonostante nei suoi viaggi sia accompagnato da uno stuolo di proci e di guardie del corpo),dalle sue immagini a mensa con prelati ridanciani, in maniche di camicia, con davanti diverse bordolesi alle sue volgari invettive contro i tradizionalisti ("I tradizionalisti trasformano le parole di Gesù in un pietre per tirarvele in testa"), da una persecuzione infame contro i frati francescani dell'Immacolata, un processo staliniano (ma almeno nei processi staliniani, nonostante la condanna assicurata, almeno potevi sapere della  "falsa" accusa...) che rimarrà nella storia della Chiesa a eterna vergogna(non della Chiesa che è la Sposa Immacolata di Cristo ma del pretume rosso). E come se non bastasse Bergoglio, dopo aver soppresso l'unico Ordine francescano che ancora avesse tante vocazioni, ha voluto mettere le mani anche sull'ordine di Malta, esautorando il card. Burke contro il quale è in atto una persecuzione talmente feroce e stupida di cui si era perso, nel tempo, financo il ricordo. 
E non sono scevri di colpe neanche i francescani dell'immacolata che si sono fatti mettere sotto i piedi rinunziando a proclamare la Verità e a opporsi a un atto di arbitrio semplicemente vergognoso...stesso dicasi per l'Ordine di Malta. anzi c'è stato chi ha perfino esclamato, pur nell'amarezza : "Il Papa si obbedisce non si discute"...sbagliando il Vicario di Cristo per l'Inquilino di piazza Venezia : "Il Duce ha sempre ragione!". Nell'azione di Papa Francesco, nel clima di terrore che vige nei Sacri Palazzi (anzi alla locanda "Santa Marta") sembrano riecheggiare i versi di un altro Cecco,seppur di altra levatura,  Cecco Angiolieri :

S'i' fosse foco, arderei 'l mondo,
s'i' fosse acqua, i' l'annegherei;
s'i' fosse Dio, mandereil' en profondo,
s'i' fosse papa, sare' allor giocondo,
ché tutti i cristiani imbrigherei;
s'i' fosse imperator, sa' che farei?
A tutti mozzerei lo capo a tondo.

Eccoci dunque all'invasione islamica che continua in maniera impressionante, alla guerriglia urbana che giornalmente dilaga in tutta la penisola perché la gente è stanca, stanca di questo razzismo all'incontrario per cui tutto è concesso agli extracomunitari, nulla agli italiani, molti dei quali, dopo aver lavorato e pagato le tasse per una vita, si ritrovano, in piena crisi, alla fame.
I segni di questa stanchezza sono testati dalla continua diminuizione (ormai le chiese sono sempre più vuote) dei fedeli alle funzioni ecclesiali e dalla disaffezione dei contribuenti dell'otto per mille alla CEI (la conferenza Episcopale Italiana rossa di Galantino e Bassetti) diminuiti di oltre un milione nel 2016 e , vedrete, si arriverà a due milioni in meno quest'anno. Il Papa è difeso a spada tratta dai massoni, dai comunisti, dagli atei, dall'ambiente pro gay e dalle lobby che gli girano intorno, ma i credenti - che si vedono delegittimati - ormai non ne possono più e non ridono certo alle sue battute da osteria (l'ignoranza della lingua italiana non è un'attenuante, ci sono schiere di valletti e di persone letterate intorno al perito chimico Bergoglio)...se poi passiamo al campo politico la misura è davvero colma : viviamo in mezzo alla paura e ormai la legge sembra non esistere, i delinquenti la fanno da padroni e manca non solo la certezza della pena, ma anche la volontà di combattere la delinquenza. Il Governo porta statistiche truccate : sono diminuiti del venti per cento i furti e la rapine dicono, mentre tutti sappiamo benissimo che sono decuplicati, che la gente ormai non denunzia più i furti e le rapine considerando la denunzia un'inutile perdita di tempo. E mentre si vive, in questa crisi tremenda che sembra non voler finire, nella paura e nell'insicurezza, giornalmente ci invadono torme di immigrati nullafacenti che, accolti in ogni paese, contro il volere dei cittadini e degli stessi sindaci (compresi quelli di sinistra), diventano sempre più esigenti e arroganti, pretendono casa, alimenti e lavoro... finalmente gli elettori, all'ultima tornata parziale delle amministrative, hanno dato un segnale inequivocabile : quasi tutti i Comuni sono andati alla Destra (nonostante la presenza di Forza Italia) e le sinistre sono state battute in piena "invasione islamica" mentre si accingevano a far passare, nel Parlamento, la legge della "Jus soli" ovverosia della cittadinanza "erga omnes"...ma la batosta elettorale è stata un segnale, sono suonate a morte le campane per il sinistrume italico. E allora il Bomba ha consigliato ai suoi tirapiedi governativi di lasciar perdere la "Jus soli" e si sono accorti di quello che noi andiamo predicando da anni : le ONG (che si beccano milioni dall'Europa ) non vanno in mare a fare salvataggi ma, d'accordo con la mafia criminale degli scafisti - come è stato dimostrato - vanno a prelevare i barconi in acque libiche. E' bastato mettere un regolamento (ma vedrete che durerà tutto poco e la pantomima finirà e si ritornerà come prima) che prevede il controllo della polizia a bordo delle navi delle ONG per far diminuire notevolmente gli assalti. Ma c'è voluto un accordo tra il governo dei "moderati" del PD e gli e stremistirossi bergogliani. E allora il nuovo ministro Menniti (quello che riesce a fare la faccia feroce), è andato in Vaticano e ha avuto l'endorsement per far passare il regolamento sgradito ai molti pirati delle ONG ma in cambio...il Governo fantoccio di Gentiloni ha dovuto ritirar fuori (alla vigilia delle elezioni in Sicilia), la legge dello "Jus soli" (che rischia di far perdere milioni di voti alle Sinistre) con un altro endorsement del Vaticano che ha reso noto (in agosto) il messaggio, pieno di luoghi comuni e terzomondismo utopico - rivoluzionario, che Bergoglio avrebbe dovuto leggere a gennaio nella "Giornata per l'immigrato". Insomma il cacio sui maccheroni per far passare questa legge liberticida e antiitaliana che noi cattolici della Tradizione, nel nostro piccolo, ci impegniamo a far abrogare con referendum.
Insomma, dopo la rinunzia alla difesa dei "principi non negoziabili" ("non esistono "principi non negoziabili" ha detto il papa peronista argentino), al silenzio di fronte all'assassinio vergognoso del piccolo Charlie, eccoci schierati con la politica della teologia della liberazione in chiave sessantotarda. La lezione dell'odio di don Milani ha fatto breccia nei cervelli (piccolissimi, quasi invisibili) degli adepti della sinistra.Ma chi pensa che la Rivoluzione abbia ormai vinto si dia una calmata. Non sarà facile, neanche con le leggi liberticide con  il placet bergogliano, che il governicchio sta varando, metterci a tacere...e a sedere.
BUON PRANZO

Dimenticavo : avete sentito le ultime notizie dopo la guerriglia urbana in cui gli extracomunitari hanno assalito la polizia? Il Ministro Menniti (quello che fa la faccia feroce) ha decretato che non si potrà più fare sgomberi in mancanza di una soluzione alternativa. In altre parole se non si ha la casa se ne occupa una illegalmente e non ci si muove di lì, finché il governo non ci troverà l'alloggio desiderato per cui giustamente chiosa Marco Solfanelli: "Vuoi una casa legalmente? Occupane una illegalmente... te ne danno in pochi anni una legalmente. Ma se sei italiano non ci provare! Ti spezzano le gambe." con il timbro governativo e il placet del Papa argentino.

Pucci Cipriani

lunedì 31 luglio 2017

Tradizionalisti in piedi! No alla "Normalizzazione!"

Quello che più mi angoscia e mi fa ancor più paura della Rivoluzione, dell'apostasia di vescovi e preti, della viltà del clero (le eccezioni si contano sulle dita di una sola mano) è la "rassegnazione" o, meglio la normalizzazione, e mi spiego: ormai da oltre cinquant'anni le persone della mia età, almeno quelle che hanno scelto la "battaglia" per conservare la Fede e la Dottrina di sempre, si stanno battendo contro i disastri del Concilio Vaticano II, quello che il rosso Cardinale Suenens ebbe a definire con orgoglio: "il Sessantotto della Chiesa"... da allora è stato un crescendo: dalla distruzione delle chiese e degli altari, all'abbattimento delle balaustre e degli amboni, alla vendita ai rigattieri di casule, paramenti, reliquiari antichi, inginocchiatoi, coltri candelieri di ogni tipo... il clero, che intanto aveva gettato la tonaca alle ortiche, era ed è preso come da un odio feroce verso tutto ciò che parlava e tuttavia parla del passato, della Tradizione, delle glorie della Chiesa, un odio che è stato trasmesso, nei seminari modernisti — ed è stata una delle poche cose trasmesse a questi ragazzotti venuti su a merendine e nutella, spinti più dal sentimentalismo che dalla "Chiamata" — mancando ormai la Fede, la cultura, la preparazione e, soprattutto lo zelo e la sollecitudine pastorale...
Vedo nella mia Firenze, che ha antiche tradizioni di "lotta" per la conservazione della Messa di sempre e per la Tradizione, quanto ci manchino i personaggi di un tempo: e non mi rifò soltanto a Papini, Giuliotti, Tito Casini, l'autore de "La Tunica Stracciata", il libro che suonò la Diana per chiamare a raccolta i fedeli che vedevano i modernisti all'opera nel "cambiare con la liturgia la Fede" (non si distrugge la "lex orandi" senza distruggere la "lex credendi") , e poi il Conte Capponi ( portammo, con il Conte Capponi e la professoressa Liliana Balotta, Mons. Marcel Lefebvre a Firenze tre volte, nel 1970, per la prima volta... e poi ancora due volte, con il Convegno su "La messa di Lutero" e il Pontificale nella Arcibasilica di San Lorenzo) , il padre Tito S. Centi, uno dei più grandi teologi, onore dell'Ordine Domenicano, il padre Innocenzo Colosio, OP, don Ivo Biondi, il padre Raniero Sciamanini OFM, Domenico Magrini, il non dimenticato autore del libro: "Don Milani trame sinistre all'ombra dell'altare", Adolfo Oxilia e Mons. Luigi Stefani, il sacerdote Dalmata ex Cappellano Militare della Tridentina, Cappellano della Ven. Confraternita della Misericordia, docente e scrittore, forse la figura più popolare della Tradizione cattolica in Firenze e che assicurò ai fiorentini la celebrazione della Messa Tridentina nell'Oratorio della chiesa della Misericordia, e, più recentemente, il padre Serafino Lanzetta, eroico, con la sua rivista "Fides Catholica" che va a saldarsi con la "Rivista di Ascetica e Mistica" (Diretta fino a metà degli anni Settanta da p. Tito S. Centi) e "Controrivoluzione" che esce ancora, come organo ufficiale dell'ANTI 89, diretto dal sottoscritto, e insieme al p. Lanzetta anche Ascanio Ruschi, con il quale ci battemmo per i francescani dell'Immacolata perseguitati da Roma — e, segnatamente, dallo stesso Bergoglio — perché avevano una "regola troppo rigida" ed erano rimasti fedeli alla Tradizione e alla S. Messa in rito romano antico, la Messa di sempre e di tutti.
Insomma Firenze aveva una antica tradizione di "Resistenza" che, come accennato, si rifaceva proprio al Cristianesimo dei "Cattolici belva": Papini, Giuliotti e Tozzi con la sua rivista "La Torre". Se Firenze fu la sede della contestazione ecclesiale (don Mazzi, don Milani, don Gomiti e tutti gli altri rigurgiti della "fogna sessantottarda") fu anche una città che seppe opporre Resistenza all'eresia neomodernista e, seppur in una battaglia impari, i "rossi contestatori" non ebbero vita facile.
Ricordo addirittura la contestazione — con grande scandalo dei cristianucci "moderati" — al film blasfemo “Jesus Christ Superstar”, davanti all'Odeon e al Gambrinus… e un gruppo di fiorentini che, con il sottoscritto, partecipò anche alla "contestazione" della "Prima" a Roma (CLICCA QUI) e, a Venezia, nel 1990, la Via Crucis di riparazione — con l'abbé Emmanuel du Chalard, il Marchese Luigi Coda Nunziante, Paolo Baroni, Guido Vignelli e anche il sottoscritto — in piazza San Marco, per il film "L'ultima tentazione" di Martin Scorsese ... fino alla Messa di riparazione di qualche anno fa in Ognissanti per lo spettacolo osceno e blasfemo di Castellucci, con la S. Messa , in una chiesa gremitissima di fedeli, e la veglia di preghiera.
I cattolici "tradizionalisti" fiorentini sono sempre stati in prima linea. Ora si vive la "normalizzazione" che sarebbe un po' come l'Ordine Napoleonico. A Firenze — e forse molti non lo ricordano — se si è ottenuto la S. Messa in rito antico lo si deve a Mons. Marcel Lefebvre e alle nostre battaglie, e recentemente anche grazie al motu proprio di Papa Benedetto XVI (e le conseguenze per questo suo coraggiosissimo gesto sono sotto gli occhi di tutti!) non alla benevolenza altrui... e quando le gerarchie hanno accordato la S. Messa non l'hanno fatto per amore della Tradizione ma, semplicemente, nella speranza di "ingabbiare" il dissenso, quello vero, di quei cattolici che, pur riconoscendo il Papa, non si sentono di abbracciare l'eresia e lo "gridano sui tetti"... e questo non piace alle gerarchie moderniste, ma neanche ai benpensanti, ai borghesucci. Ho constatato amaramente l'altro giorno che al Rosario pubblico per Charlie, in piazza SS. Annunziata di fronte alla Ruota degli Innocenti, prima che venisse assassinato il bambino inglese, eravamo in nove — dicesi nove — persone. "Meglio pregare in privato, per non mettere in imbarazzo la Curia"... era il ritornello ricorrente che mi sentivo ripetere telefonando ad alcuni amici (si fa per dire)... per non parlare dei preti così detti "tradizionalisti" sui quali preferiamo stendere un velo pietoso.
In occasione della grande Marcia per la Vita che si tiene a Roma nel mese di maggio sembra ci sia quasi un boicottaggio al pullman organizzato, ormai da sette anni, dall'avvocato Ascanio Ruschi... e molti preferiscono spendere il quadruplo e andarsene a Roma in treno pur di non venire con noi. Mal consigliati? Sappiamo bene cosa vuol dire — anche se ci siamo sempre riusciti — riempire un pullman. Insomma visto che la cosa non viene propagandata neanche nelle chiese dove si celebra la Messa di sempre, viene da pensare che alcuni abbiano paura del "contagio colerico reazionario"... non parliamo poi dei "leoni della tastiera" o dei che vanno allontanati... se si pensa che a far iniziare la "persecuzione" contro i Frati francescani dell'Immacolata furono due ambigui personaggi (un prete e un laico) proveniente da una sorta di Alleanza (ex) cattolica....
E qui chiudo queste mie pacate considerazioni che mi sono venute in mente per fare una brevissima cronaca di un evento meraviglioso, in tutti i sensi, che si è tenuto a Rimini sabato 29 luglio 2017 : la processione di riparazione per il gay pride.
Erano almeno cinquecento i fedeli, radunatisi, la mattina, alle ore 10,30, in via San Giuliano, davanti alla chiesa del Borgo Marinaro dopo il Ponte di Augusto, per partecipare alla processione riparatrice del gay pride, la manifestazione dell'orgoglio pederastico riminese che si è, poi, tenuto sul lungomare, alla presenza della deputata comunista Monica Cirinnà "madrina" della proposta di legge sui matrimoni pederastici votati poi da tutto il Pd, da Cinque Stelle e anche da alcuni deputati del centrodestra come Stefania Prestigiacomo e Nunzia Di Girolamo oltre, naturalmente, ai Quisling in servizio permanente effettivo Lupi e Alfano.
Come ha sottolineato il M.R. don Mauro Tranquillo prima dell'inizio della processione e, come avevano avvisato gli organizzatori del meritorio Comitato "Beata Giovanna Scopelli di Reggio" — ai quali vanno le nostre congratulazioni e il nostro sentito "Dio ve ne renda merito !" — "la processione è una forma liturgica in cui si prega, un atto quindi con implicazioni soprannaturali e lo scopo primario non è quello di sfilare in strada ma fare un'offerta pubblica a Dio in riparazione di uno scandalo (egualmente pubblico). Pertanto l'obiettivo del Comitato non è protestare politicamente contro le così dette unioni civili (che in ogni caso sono da condannare fermamente). L'atto contro natura (che sia commesso in privato o in pubblico e che conduca o no ad "unioni civili" riconosciute dalla legge) è definito dalla Dottrina, senza eccezioni, come intrinsecamente disordinato. Se poi è praticato ed elogiato in pubblico, alla sua gravità intrinseca, si aggiunge quella dello scandalo, cui è opportuno riparare in qualche modo."
Dunque una processione preceduta dal clero — e presieduta dal M.R. don Enrico Doria — dai chierichetti e i ministranti, quindi le suore e i cinquecento fedeli, in massima parte intere famiglie e tanti ragazzi giovani e giovanissimi che durante percorso per le vie del centro riminese hanno devotamente recitato il S. Rosario e le litanie Mariane dei Santi e del Sacro Cuore, cantando, tra un mistero e l'altro, una antica laude che rivendica i "Diritti di Dio sulla Società":

Noi vogliam Dio, Dio nella scuola,

dove si accoglie la gioventù;
qui ancor risuoni la sua parola,
qui sia l'immagine del buon Gesù-

Noi vogliam Dio dov'è la legge,

dov'è la scienza, dov'è l'amor,
dov'è chi giudica, dov'è chi regge
dov'è chi nasce dov'è chi muor.

Come perfino la stampa nazionale ha notato grande è stato il raccoglimento durante tutta la pia manifestazione e i fedeli — che avevano ricevuto la benedizione del Cardinale Raymond Leo Burk e di S.E. Mons. Luigi Negri — si sono raccolti, al termine in preghiera sul sagrato della chiesa di San Niccolò al Porto dove il M.R. don Enrico Doria ha impartito loro la benedizione. Tutto si è svolto — grazie anche all'imepeccabile organizzazione del Comitato "Beata Giovanna Scopelli" e alle Forze dell'ordine (Carabinieri, Questura e Polizia Municipale) che hanno fatto un servizio eccellente — ordinatamente e senza nessuna contestazione.


Pucci Cipriani