Era il 20 novembre 2010, quando
papa Benedetto XVI volle onorare della sacra porpora il Maestro mons. Domenico
Bartolucci, del clero fiorentino. All’epoca, alla venerabile età di 93 anni, si
trattava del cardinale nominato più anziano di sempre nella storia della
Chiesa. Il motivo di un simile privilegio non era certo difficile da
comprendere, guardando a “le opere e i giorni” di questo nostro conterraneo.
Nato a Borgo San Lorenzo il 7 maggio
1917, Bartolucci dopo le scuole era entrato nel Seminario Maggiore di Firenze,
esperienza della quale conserverà sempre un fulgido ricordo per la vita
religiosamente orientata che caratterizzava la formazione del clero. Qui, oltre
agli studî ordinarî, si dedicò ben presto alla musica e al canto sacro,
affiancando Domenico Bagnoli, Maestro di Cappella del Duomo di Firenze. Alla
morte dello stesso, sarà proprio Bartolucci a succedergli (e tutt’ora è un suo
diligente discepolo, il Maestro Michele Manganelli, a ricoprire tale ruolo).
Nel 1939, anno in cui venne ordinato sacerdote, si diplomò anche in composizione
e direzione d’orchestra presso il conservatorio fiorentino; dal 1942 invece
proseguì a Roma, ospite del prestigioso Almo Collegio Capranica, gli studî musicali.
In poco tempo, dopo aver ricoperto il ruolo di vice Maestro di San Giovanni in Laterano,
ascese alla direzione della Cappella Musicale Liberiana di Santa Maria Maggiore,
nel 1947, ruolo che ricoprirà per un trentennio, quando lascerà la celeberrima
corale nelle mani di uno dei suoi più noti allievi, l’attuale Maestro mons.
Valentino Miserachs Grau. Risale a quest’epoca, proprio al maggio del 1947, la musicazione
dell’Inno Eucaristico In Te credo Dio nascosto, composto dal “cattolico belva”
Domenico Giuliotti in occasione del Congresso Eucaristico tenutosi a Greve in
Chianti.
Nel 1952, su indicazione di
mons. Lorenzo Perosi, Maestro della Cappella Musicale Pontificia “Sistina”, fu
nominato Maestro sostituto della stessa. Alla morte del Perosi, papa Pio XII
gli conferì l’incarico di Direttore perpetuo dell’insigne “Sistina”: il
complesso musicale si trovava in precarie condizioni, dopo la pluricinquantennale
direzione precedente, e Mons. Bartolucci, con zelo e fedeltà alla musica polifonica
che tanto amava, avviò un’opera di risanamento che portò la Cappella ad
alternare l’accompagnamento delle liturgie papali con tournée nei cinque
continenti dell’orbe. Negli anni del Concilio Vaticano II (1962-1965),
contrario all’abbandono della lingua latina come lingua liturgica tanto del parlato
quanto del cantato, si spese affinché il patrimonio musicale sacro, che affonda
le sue radici gloriose nella polifonia palestriniana, come anche il canto gregoriano
non venissero accantonati. Furono proprio quei cambiamenti insperati, ma tristemente
giunti, che portarono nel 1997 alla sua sostituzione con il Maestro Giuseppe
Liberto, in modo che la “Sistina” si adattasse maggiormente allo stile
liturgico (o sedicente tale) del Maestro delle celebrazioni liturgiche
pontificie, mons. Piero Marini. Furono certamente anni tristi e desolanti per
il Maestro mugellano, che non smise mai di celebrare la S. Messa secondo il
rito di S. Pio V (cosiddetto rito romano antico).
In occasione del suo 85° genetliaco,
con l'obiettivo di conservare e diffondere il notevole patrimonio musicale
composto da Bartolucci, fu costituita la Fondazione Domenico Bartolucci, con
presidente del comitato d'onore, di cui faceva parte anche l’allora card.
Joseph Ratzinger, il card. Sergio Sebastiani. Il nuovo pontefice Benedetto XVI,
che da cardinale si era strenuamente opposto alla rimozione del Maestro dalla
direzione della “Sistina”, lo chiamò per un concerto in Vaticano il 24 giugno
2006. Ma il tributo volle esser ancor più tangibile, con la creazione a
Principe della Chiesa che si rammentava in incipit. Come rispettivo e devoto
ringraziamento, l’ormai card. Bartolucci offrì al papa un altro concerto, nel
Palazzo Apostolico di Castel Gandolfo il 31 agosto 2011, per la cui occasione compose
il pezzo Benedictus (che riecheggiava il nome del pontefice felicemente
regnante).
Si è spento l’11 novembre 2013,
all’età di 96 anni, e le esequie, presiedute dal card. Angelo Sodano, si sono
tenute il 13 novembre all’Altare della Cattedra della Basilica di San Pietro,
con il rito dell’ultima commendatio e della valedictio presieduti da papa
Franesco. La cara salma destinata alla pieve di Santa Maria a Montefloscoli
(Borgo San Lorenzo), dove era solito trascorrere le ferie estive, nel mai
dimenticato Mugello, si trova ancora presso il cimitero della Venerabile
Misericordia.
L’opera del Maestro card. Bartolucci
resta un punto di riferimento per chiunque intenda dedicarsi allo studio o al
semplice ascolto, che si fa preghiera, della grande tradizione di musica sacra.
Con sorpresa, tuttavia, nella scorsa primavera l’Arcivescovo di Firenze, card.
Giuseppe Betori, ha annunciato che un’opera lirica inedita del Maestro è stata
inserita nella Stagione Lirica 2018-2019 del Teatro del Maggio Musicale
Fiorentino: si tratta del Brunellesco, opera lirica in tre atti per coro e
orchestra, narrante la storia del progetto e della costruzione della cupola di
Santa Maria del Fiore in Firenze. La sua prima esecuzione è stata fissata
proprio per il dicembre 2018, esattamente seicento anni dopo la presentazione del
progetto di Filippo Brunelleschi e l’avvio della costruzione della magnificente
cupola.
Sacro e profano, sulle note
ricercate e autentiche di questo sapiente compositore, hanno saputo comunicare
prolificamente nell’opera di una vita devota e… polifonica.
Guido Scatizzi
FONTE "IL GALLETTO" settimanale 2 dicembre 2017
FONTE "IL GALLETTO" settimanale 2 dicembre 2017
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