A dicembre 2020 il Convegno della Tradizione della “Fedelissima” Civitella del Tronto
Si erano già visti i prodromi: molto prima degli arresti domiciliari a milioni di italiani, sospendendo i diritti costituzionali ed esautorando il Parlamento, il Pd, mediante i suoi Amministratori rossi o quei Presidi che si mettono a 90° davanti al Potere, aveva iniziato una battaglia per far tacere le voci del dissenso che osavano parlare di Bibbiano o del Forteto. In particolare ricordo l’ormai “famoso” Convegno che si tenne e Bergamo il 30 novembre 2019 dal titolo “Da Barbiana a Bibbiano” – a cui parteciparono Filippo Bianchi, Jacopo Marzetti, Francesco Borgonovo, Lorenzo Gasperini e il sottoscritto – che fece scatenare tutti i diavoli dell’inferno: perfino un cardinale di Santa Romana Chiesa (e non della città di Bergamo), probabilmente timoroso delle imprevedibili rappresaglie bergogliane, prese posizione contro quell’Assise senza neanche conoscere i contenuti delle relazioni... seguirono a ruota, nello starnazzamento, sindaci rossi, segretari di partito, cellule e logge, e si accodarono i “pennaruli” della grande stampa e vari “cazzerellini tutto pepe e sale” (Cfr. Carducci) in servizio permanente effettivo.
Il Convegno si tenne comunque con grande successo, nonostante le intimidazioni e le minacce (è già stata pubblicata la relazione del dottor Lorenzo Gasperini nel precedente numero di “Controrivoluzione” e, in questo numero, potrete leggere quella del sottoscritto oltre a un intervento del prof. Carlo Manetti).
Il candidato del Pd a Governatore della Regione, Eugenio Giani, impedì la presentazione del libro del Vice Direttore de “La Verità” Francesco Borgonovo, presso l’Auditorium della Regione Toscana mentre il sindaco di Borgo San Lorenzo e la Preside del Liceo “Giotto Ulivi” fecero altrettanto a Borgo San Lorenzo: il libro di Antonio Rossitto e Francesco Borgonovo, Bibbiano: i fabbricanti di mostri, non andava presentato nell’Auditorium del Liceo Mugellano “né ora, né mai”.
Naturalmente cito solo pochi episodi in quanto sul Forteto e su Bibbiano le Sinistre fecero muro.
Il Coronavirus, gli arresti domiciliari di milioni italiani, le leggi draconiane che impedivano (e in tanti casi impediscono) alla gente di uscire di casa, di lavorare, di andare a trovare i propri parenti, che hanno assassinato l’economia italiana, bloccarono la presentazione a Firenze del nuovo libro di Francesco Borgonovo, Contro l’onda rossa che sale: perché le sardine e gli altri pesci rossi della sinistra sono un bluff (Piemme)...
Il resto è cronaca: il governo, coadiuvato da una “Task force” di “raccattati”, ovvero 400 persone profumatamente pagate per la loro incompetenza, tra cui tre o quattro “virologi” che da mattina a sera facevano pagatissime comparsate in tutti i canali TV, cercando di scatenare il terrore, dicendoci tutto e il contrario di tutto; le leggi liberticide in combutta con la CEI (Commissioni Episcopale Italiana) che per mesi ci hanno impedito di assistere al Santo Sacrificio della Messa anche nella Settimana Santa, cosa che, persino i nazisti si erano ben guardati di fare... ora viviamo in una Italia in manette, con l’economia a rotoli, i cittadini costretti a portare l’inutile bavaglio (la mascherina).
Ora si stanno varando leggi liberticide che porteranno a termine quella “trasformazione antropologica” a cui tende quello che fu un tempo «il PCI che non è cambiato ma ha fatto una sua metamorfosi trasformandosi in un grande partito radicale di massa» (Augusto Del Noce)
Ora Conte – l’Omino del Sonno che non è mai stato eletto – ha fatto quello che ormai molti si aspettavano: ovvero, senza passare dal Parlamento, ha annunciato la proroga della stato d’emergenza (che con il 30 di luglio avrebbe dovuto mettere la parola Finis) addirittura fino al 31 dicembre facendo così una assicurazione sulla vita del Governo; del resto «Le sole ragioni – scrive Sgarbi – sono, ad evidenza, di tornaconto politico: controllare (e manipolare) attraverso la paura la restrizione delle libertà personali»
Purtroppo quando dovemmo rinviare il Convegno annuale della Tradizione della “Fedelissima” Civitella del Tronto, che avrebbe dovuto tenersi a marzo, immaginavamo che, come ci facevano credere allora, le misure di restrizione della libertà fosse cosa di poche settimane...
Ora che vediamo come questa “Dittatura sanitaria” si protragga e si protrarrà ancora cercando di impedire o di ridurre al minimo il libero svolgersi dei “Comizi elettorali”, del confronto politico, delle manifestazioni di dissenso alla politica governativa, e soprattutto della manifestazione del pensiero, abbiamo deciso di effettuare comunque il Convegno della Tradizione cattolica nei giorni venerdì 11, sabato 12 e domenica 13 dicembre 2020 rispondendo così anche all’appello di tanti che ci avevano invitato a continuare la buona battaglia.
Rendo nota una lettera della dottoressa Giulia Bianco, del 7 marzo 2020, che avrebbe dovuto essere a Civitella per presentare la scuola parentale San Pancrazio di cui è docente e che, certamente, sarà tra noi a metà dicembre:
Carissimo Direttore, con tristezza apprendo del rinvio del Convegno. È davvero difficile esprimere il mio rammarico per questa decisione non sua, ma io personalmente, che a Civitella sono cresciuta e maturata nella Fede e nella militanza, porterò nel cuore il ricordo delle tante giornate passate insieme nella “Fedelissima”.
Io, la scuola, gli amici tutti ci stringiamo al Trono e ancor più all’Altare di Nostro Signore e assicuriamo le nostre preghiere: Civitella è la nostra bandiera di tradizionalisti impenitenti e saremo lì quando Dio lo permetterà.
In Corde Jesu
Giulia Bianco.
Certamente. Perché non solo Dio lo permetterà ma “Dio lo vuole”; ci ritroveremo tutti a Civitella, i vivi e i morti, dove sventolò sugli spalti quella Bandiera biancogigliata dell’Onore, nonostante i soldati eroici della guarnigione sapessero di combattere ormai “senza speranza”, e che, mai come ora, rappresenta il simbolo della Resistenza, monarchica e cattolica, all’apostasia del mondo.
Pucci Cipriani
lunedì 20 luglio 2020
martedì 30 giugno 2020
Il nuovo numero di "Controrivoluzione" n. 131 (gennaio-giugno 2020)
Organo ufficiale dell’Anti 89 diretto da Pucci Cipriani
Numero 131 - Anno XXXI - Gennaio-Giugno 2020 - Euro 6,00
Sommario
Editoriale: “DIO LO VUOLE!”
A dicembre 2020 il Convegno della Tradizione della “Fedelissima” Civitella del Tronto
di Pucci Cipriani
DA DON MILANI AL FORTETO. UNA QUESTIONE METAFISICA
di Carlo Manetti
ABORTO E IMMIGRAZIONE: DUE FACCE DELLA STESSA MEDAGLIA
di Filippo Bianchi
LA CRISI FINALE DELLE DUE SICILIE
di Fulvio Izzo
LA RIVOLUZIONE PROLETARIA DEL “BUON CAPPELLANO”
di Giano Accame
UNA TESTIMONIANZA DI UN ISPETTORE MINISTERIALE DELLA PUBBLICA ISTRUZIONE
di Enrico Nistri
TESTIMONIANZA SU DON MILANI
di don Mario Faggi
DA BARBIANA A BIBBIANO
di Pucci Cipriani
Recensioni
sabato 27 giugno 2020
La nobile Destra (di Giovanni Tortelli)
La nobile Destra
Nati per combattere, dalla “Sapienza” a “Regina Coeli” (Tabula fati, Chieti
2020), di Duilio Marchesini e Giancarlo Scafidi, è il romanzo-verità che
dovrebbe essere letto e divulgato soprattutto fra le nuove generazioni per la
grande carica educativa che va oltre il resoconto degli scontri di piazza iniziati
nel fatidico ’68. Si tratta della ristampa di un libro che ebbe nel recente
passato una grande accoglienza, ma solo per i pochi che erano a conoscenza
degli avvenimenti e delle qualità dei loro Autori.
Era l’epoca degli scontri fra studenti
di Destra e di Sinistra per l’occupazione di questa o quell’aula universitaria;
per un’incursione nel ritrovo (“covo”) degli uni o degli altri; per il primato
degli uni o degli altri nella conquista di un muro o di una lavagna da usare
come sito di pubblica comunicazione politica.
Era l’epoca in cui gli studenti «contestatori»
venivano alimentati nelle aule universitarie e scolastiche da maestri e pensatori
engagés, impegnati in una feroce
lotta atea e laicista contro il «sistema» personificato nelle istituzioni,
prima fra tutte la scuola e poi lo Stato, la famiglia, la Chiesa.
Gli studenti traducevano poi il
veleno ricevuto in slogan che facilmente si trasformavano in atti e fatti fisici
anche pericolosi.
La generazione che li ha vissuti li
ricorda come una serie di battaglie di una guerra infinita fatta anche di morti
e feriti nel nome di opposte ideologie.
Ma il discorso si fa diverso con
Marchesini e Scafidi e il loro gruppo di allora: questo manipolo di studenti e
di neolaureati pensava e agiva oltre le ideologie, e con straordinaria
preveggenza aveva intuito che il nulla che avanzava con le ideologie marxiste (si
parlava allora, a Sinistra, di marxismo, di leninismo, di trotzkismo, di
castrismo, ogni strada verso il nulla era buona) era prima morale e poi
politico e che in questo processo di dissoluzione anche la Chiesa del Vaticano
II aveva le sue grandi responsabilità.
Tutto si è avverato. Il decennio
successivo portò la legge sul divorzio, e poi quella sull’aborto, e con esse si
avviò il processo di dissoluzione progressiva della famiglia, dei valori
patriarcali e gerarchici in genere. In concomitanza, o forse anche un po’
prima, l’effetto dissolvente del Concilio aveva colpito la Chiesa nella sua
liturgia, nella sua ecclesiologia e nel suo magistero, dal cattolicesimo si transitava
lentamente, quasi senza accorgersene, al simil-protestantesimo e alla chiesa
ambientalista-neoterica di oggi.
Duilio Marchesini è venuto a
mancare nel gennaio di quest’anno ma il messaggio che ci ha lasciato insieme
all’amico Scafidi è che quegli scontri di piazza segnavano il principio della
regressione a una non-civiltà, a un caos istituzionale e familiare
incontrollabile, dagli sviluppi estremamente pericolosi soprattutto sotto il
profilo della deriva morale da una parte, e religiosa dall’altra.
Nati
per combattere affronta in una prima parte il resoconto minuzioso e
avvincente di quegli anni di scontri politici, che segnarono per sempre quei
ragazzi di allora imprimendo loro una memoria quasi fotografica di luoghi,
date, nomi degli avversari. Una memoria che in certe pagine sa anche di
rimpianto, forse perché gli antagonisti di allora si ritrovavano oggi in
posizioni obliate, magari di rilievo, di fortuna sociale, come se la gran parte
di loro avesse perduto quella sorta di innocenza antica che accomunava tutti
gli studenti di allora, destri e sinistri, cioè quello di essere scesi in
piazza, nelle strade, nelle facoltà e di non aver avuto paura dell’azione
politica vera e propria, quella di fatto.
Il «di più» di Marchesini e Scafidi
e dei loro amici, o per meglio dire commilitoni, era la fede: come per il
cavaliere antico la fede era lo scudo, così per Marchesini e Scafidi e gli
altri la fede è stata lo scudo che li ha accompagnati anche nelle vicende di
piazza, tanto che molte di quelle imprese furono determinate dall’esigenza di
ribadire o far rispettare presso tutti quei principi e segni di fede che venivano
comunemente calpestati, come i crocifissi delle aule frantumati in odo del
cattolicesimo.
Non era certo comune trovare in quei
tempi un gruppo di amici sodali nell’azione ma ancor più uniti nella preghiera.
Perciò l’analogia con la cavalleria medievale mi è sembrata la più consona a
definirli e ad apprezzare ancor di più la loro coerenza d’azione.
Una coerenza che li ha portati a
salire più volte “i tre gradini” di Regina Coeli – indice di romanità –
scrivono gli Autori: ed indice di grande nobiltà, aggiungo, poiché quei
gradini, sia Marchesini che Scafidi li salirono e li ridiscesero più e più volte
ma sempre per motivi politici che mai erano scissi da rivendicazioni di
carattere fideistico-religioso.
Tutta la parte centrale del romanzo
è dedicata a una di queste detenzioni, e al modo in cui i due amici per la
pelle la affrontarono: l’affidamento al Signore e alla Vergine al loro ingresso
nelle celle, le lezioni che subirono e gli insegnamenti che seppero dare agli
altri detenuti, ma anche alle stesse guardie carcerarie; la figura altrettanto
nobile e degna del cappellano del carcere; i tre fraticelli della ilare Chiesa
conciliare anch’essi detenuti a vario titolo e subito “rieducati” al rito romano
tradizionale dai due amici; lo scontro coi boss di Regina Coeli; la droga e la
corruzione imperversanti in tutti i bracci del carcere romano, come del resto
in ogni altro carcere; l’oltraggio all’altare della Messa di Regina Coeli
durante una rivolta dei detenuti e l’intransigente difesa da parte dei due;
l’incontro in carcere col Sottosegretario alla Giustizia del tempo, voluto e
stimolato dai due amici incarcerati al fine di ottenere un miglioramento delle
condizioni di tutti.
Ma soprattutto vi si trovano alcune
bellissime pagine dedicate alla riflessione su passi del Vangelo di Giovanni
svolte dai due poveri carcerati in una indimenticabile gelida notte a Regina
Coeli dopo esser passati dall’inferno della cella di punizione, in un quadro di
grande misticismo che rivestiva questi due giovani amici come il saio dei
monaci-soldati medievali.
In generale, si trovano in questo
romanzo tutti gli elementi per una riflessione sulla società e sulla politica
di quegli anni ma mai in svolta in modo da appesantire un racconto che si
mantiene sempre agile ed allegro, anche nei momenti in cui si racconta della
privazione del bene più grande per un uomo, della libertà, sia quella di
pensiero che quella fisica. Per questi motivi, il racconto di Marchesini e di
Scafidi non correrà mai il pericolo di essere datato, perché lega il
contingente all’Assoluto e il frutto è quell’esperienza storico-mistica che fa
dei due amici i due protagonisti di una storia vera e appassionante, da leggere
d’un fiato, e insieme di una storia autentica del ritrovarsi comune in Dio.
Perciò mi sento di dire che questo
romanzo lascia una traccia profonda, tanto più ora che Duilio Marchesini - il
“cazzotto di Dio” come veniva allora chiamato, ma anche professore due volte
laureato, cattolico tradizionalista, artista, scrittore, membro dell’Opus Dei –
ci ha lasciato, ed ha lasciato all’amico Giancarlo Scafidi il compito di
continuare a testimoniare forse in un mondo ancora più duro, più spietatamente
laico e più pericoloso dei romantici anni Settanta.
Giovanni
Tortelli
martedì 2 giugno 2020
ZITTI TUTTI COL BAVAGLIO ARCOBALENO (di Filippo Bianchi)
Mozione contro i disegni di legge Boldrini, Scalfarotto, Zan e simili
Sono stati proposti vari disegni di legge, cosiddetti "contro l'omo/transfobia", ciascuno dei quali con i seguenti primi firmatari Boldrini (LeU), Scalfarotto (PD), Zan (PD), Pierantoni (M5S) e Bartolozzi (FI). Tali disegni però si rivelano essere in realtà dei "bavagli arcobaleno" per censurare la libertà di pensiero e punire con aggravanti penali comportamenti indefiniti, potrebbero essere considerate infatti "discriminazioni" o comportamenti a sfondo omotransfobico, per esempio, sostenere che la sodomia sia un comportamento contro-natura, piuttosto che il fatto che un figlio abbia diritto a crescere con un padre ed una madre o che le unioni tra persone dello stesso non possano essere equiparate a quelle naturali.
Queste proposte di legge, portate avanti dal "progressismo" rivoluzionario, dalla lobby "LGBT", dalle Istituzioni dell'Unione Europea, e recentemente sponsorizzate anche dal presidente della Repubblica Mattarella, e dal presidente del Consiglio Conte, mirano a modificare in particolare gli articoli 604 bis e ter del Codice Penale, con finalità diverse da quelle dichiarate.
I proponenti sostengono che le norme invocate intendono semplicemente tutelare le persone che si definiscono non eterosessuali dalla violenza e dalla discriminazione, ma in realtà le proposte presentano gravissime criticità e pericoli, e sono sostanzialmente inutili rispetto agli scopi dichiarati, poiché il nostro ordinamento giuridico prevede già delle tutele dalla violenza o dagli atti lesivi per tutti i cittadini. Nel nostro Paese poi non esiste alcuna emergenza omotransfobia secondo OSCE, OSCAD e UNAR ed inoltre il ricorso a termini ambigui, ampi e imprecisi come omofobia e transfobia, per definire fattispecie di reato, contraddice gli stessi principi fondamentali del diritto penale, come il principio di tassatività e determinatezza. Tra l'altro le fobie sono disturbi psichici definibili come «paure intense, esagerate, immotivate per situazioni, oggetti o azioni che il soggetto prova nonostante spesso non ne capisca la ragione. […] Il fobico posto a contatto con lo stimolo specifico temuto presenta in genere vere e proprie crisi d’ansia più o meno intense e paralizzanti», e pertanto in questo contesto è opportuno parlare di atteggiamenti negativi e non utilizzare strumentalmente il termine "fobia". L’espressione di opinioni, principi etici, convincimenti religiosi riguardanti la moralità o naturalità di tendenze e pratiche sessuali, e le azioni di individui o di associazioni che si ispirano a quei convincimenti, rischiano di essere interpretati come istigazione alla discriminazione omotransfobica. Infatti, il concetto di omotransfobia rinvia ad una impostazione culturale per la quale il dissenso rispetto alle rivendicazioni dell'attivismo “LGBTQ…” è segno di pregiudizio omotransfobico. Quindi qualsiasi atteggiamento differenziato o sgradito nei confronti di un attivista o altro esponente “LGBT”, eventualmente basato su profondi convincimenti religiosi o filosofici (ad esempio, rivolgersi ad una persona cosiddetta transgender adoperando pronomi coerenti con il suo sesso biologico), potrebbe essere considerato come “atto di discriminazione omotransfobico”. Il pericolo costituito da tali disegni di legge è che essi finiscano con l’introdurre nel nostro Paese il divieto di esprimere qualsiasi parere od opinione su aspetti delicati della vita umana e che migliaia di cittadini, di madri e padri di famiglia, di associazioni, vengano denunciati, perseguiti a livello giudiziario o persino condannati alla reclusione a causa di posizioni in favore della famiglia naturale, della complementarietà dei sessi, della non fluidità dell’identità sessuale. Le proposte di legge anti omotransfobia si rivelano quindi contrarie anche agli artt. 18, 19 e 21 della Costituzione italiana. addirittura pensate che in Spagna, sulla base di una legge analoga, il cardinale ed arcivescovo Sebastian Aguilar, è stato incriminato per il semplice fatto di aver esposto il Catechismo della Chiesa Cattolica in tema di sessualità, come successivamente toccato all’arcivescovo e cardinale Antonio Cañizares Llovera, per aver criticato l’ideologia di genere.
Abbiamo presentato una mozione (consultabile cliccando qui) per impegnare il Sindaco e la Giunta di Bergamo ad attivarsi, presso il Governo ed il Parlamento italiani, affinché vengano respinte le proposte di legge penale di contrasto alla cosiddetta omotransfobia o relative all’orientamento sessuale e all’identità sessuale o di genere.
Si invitano i Consiglieri comunali e regionali a presentare simili mozioni, in modo da attuare una resistenza ed accendere il dibattito pubblico sull'argomento.
Filippo Bianchi
Consigliere comunale di Bergamo
Gruppo Lega
Comune di Bergamo
Piazza Matteotti, 27
24122 Bergamo (BG)
facebook: facebook.com/FilippoBianchiLega/
Sono stati proposti vari disegni di legge, cosiddetti "contro l'omo/transfobia", ciascuno dei quali con i seguenti primi firmatari Boldrini (LeU), Scalfarotto (PD), Zan (PD), Pierantoni (M5S) e Bartolozzi (FI). Tali disegni però si rivelano essere in realtà dei "bavagli arcobaleno" per censurare la libertà di pensiero e punire con aggravanti penali comportamenti indefiniti, potrebbero essere considerate infatti "discriminazioni" o comportamenti a sfondo omotransfobico, per esempio, sostenere che la sodomia sia un comportamento contro-natura, piuttosto che il fatto che un figlio abbia diritto a crescere con un padre ed una madre o che le unioni tra persone dello stesso non possano essere equiparate a quelle naturali.
Queste proposte di legge, portate avanti dal "progressismo" rivoluzionario, dalla lobby "LGBT", dalle Istituzioni dell'Unione Europea, e recentemente sponsorizzate anche dal presidente della Repubblica Mattarella, e dal presidente del Consiglio Conte, mirano a modificare in particolare gli articoli 604 bis e ter del Codice Penale, con finalità diverse da quelle dichiarate.
I proponenti sostengono che le norme invocate intendono semplicemente tutelare le persone che si definiscono non eterosessuali dalla violenza e dalla discriminazione, ma in realtà le proposte presentano gravissime criticità e pericoli, e sono sostanzialmente inutili rispetto agli scopi dichiarati, poiché il nostro ordinamento giuridico prevede già delle tutele dalla violenza o dagli atti lesivi per tutti i cittadini. Nel nostro Paese poi non esiste alcuna emergenza omotransfobia secondo OSCE, OSCAD e UNAR ed inoltre il ricorso a termini ambigui, ampi e imprecisi come omofobia e transfobia, per definire fattispecie di reato, contraddice gli stessi principi fondamentali del diritto penale, come il principio di tassatività e determinatezza. Tra l'altro le fobie sono disturbi psichici definibili come «paure intense, esagerate, immotivate per situazioni, oggetti o azioni che il soggetto prova nonostante spesso non ne capisca la ragione. […] Il fobico posto a contatto con lo stimolo specifico temuto presenta in genere vere e proprie crisi d’ansia più o meno intense e paralizzanti», e pertanto in questo contesto è opportuno parlare di atteggiamenti negativi e non utilizzare strumentalmente il termine "fobia". L’espressione di opinioni, principi etici, convincimenti religiosi riguardanti la moralità o naturalità di tendenze e pratiche sessuali, e le azioni di individui o di associazioni che si ispirano a quei convincimenti, rischiano di essere interpretati come istigazione alla discriminazione omotransfobica. Infatti, il concetto di omotransfobia rinvia ad una impostazione culturale per la quale il dissenso rispetto alle rivendicazioni dell'attivismo “LGBTQ…” è segno di pregiudizio omotransfobico. Quindi qualsiasi atteggiamento differenziato o sgradito nei confronti di un attivista o altro esponente “LGBT”, eventualmente basato su profondi convincimenti religiosi o filosofici (ad esempio, rivolgersi ad una persona cosiddetta transgender adoperando pronomi coerenti con il suo sesso biologico), potrebbe essere considerato come “atto di discriminazione omotransfobico”. Il pericolo costituito da tali disegni di legge è che essi finiscano con l’introdurre nel nostro Paese il divieto di esprimere qualsiasi parere od opinione su aspetti delicati della vita umana e che migliaia di cittadini, di madri e padri di famiglia, di associazioni, vengano denunciati, perseguiti a livello giudiziario o persino condannati alla reclusione a causa di posizioni in favore della famiglia naturale, della complementarietà dei sessi, della non fluidità dell’identità sessuale. Le proposte di legge anti omotransfobia si rivelano quindi contrarie anche agli artt. 18, 19 e 21 della Costituzione italiana. addirittura pensate che in Spagna, sulla base di una legge analoga, il cardinale ed arcivescovo Sebastian Aguilar, è stato incriminato per il semplice fatto di aver esposto il Catechismo della Chiesa Cattolica in tema di sessualità, come successivamente toccato all’arcivescovo e cardinale Antonio Cañizares Llovera, per aver criticato l’ideologia di genere.
Abbiamo presentato una mozione (consultabile cliccando qui) per impegnare il Sindaco e la Giunta di Bergamo ad attivarsi, presso il Governo ed il Parlamento italiani, affinché vengano respinte le proposte di legge penale di contrasto alla cosiddetta omotransfobia o relative all’orientamento sessuale e all’identità sessuale o di genere.
Si invitano i Consiglieri comunali e regionali a presentare simili mozioni, in modo da attuare una resistenza ed accendere il dibattito pubblico sull'argomento.
Filippo Bianchi
Consigliere comunale di Bergamo
Gruppo Lega
Comune di Bergamo
Piazza Matteotti, 27
24122 Bergamo (BG)
facebook: facebook.com/FilippoBianchiLega/
lunedì 1 giugno 2020
Contro l’abominevole battaglia per incentivare l’aborto con il pretesto della pandemia
Cari fratelli in Cristo,
durante questo periodo di epidemia le organizzazioni progressiste internazionali ed alcuni personaggi pubblici italiani, stanno purtroppo facendo pressione presso le nostre Istituzioni affinché, dietro la falsa scusa della presunta compromissione del diritto di scelta della donna, l'abominevole crimine dell'aborto sia ulteriormente implementato. L'aborto è omicidio, come sancito dal Catechismo della Chiesa Cattolica ed anche dal Codice Penale, tuttavia esso è stato - solo in talune circostanze - ingiustamente legalizzato dal Parlamento italiano con la legge 194/78, con un pugno di voti dei traditori del fronte antiabortista. Oltretutto tale legge criminale è stata anche utilizzata estensivamente poiché i punti previsti per eliminare le cause dell'aborto sono stati completamente disattesi, e in Italia ci troviamo in una gravissima situazione di controllo delle nascite. Adesso con l'aborto chimico, attraverso dei veri e propri pericolosissimi pesticidi umani, si vogliono implementare ulteriormente le pratiche abortive portando l'aborto nella dimensione domestica e privata, in contraddizione anche con la iniqua legge 194.
A tal proposito abbiamo aderito, assieme ad oltre sessanta sigle, al comunicato di seguito che Vi prego di leggere con attenzione, integralmente consultabile anche sul sito Soldati del Re.
In Cordibus Jesu et Mariae
Maria Luisa Gonzaga di Vescovato
22 aprile 2020
In questo momento di emergenza sanitaria è in corso un abominevole attacco alla vita da parte di alcune associazioni abortiste, quali Non una di meno, LAIGA, Pro-Choice, AMICA, Vita di Donna Onlus, la CGIL, diverse ONG internazionali, tra cui Amnesty International, Human Right Watch e la rete europea di Planned Parenthood, oltre che da politici di sinistra, in primis Roberto Saviano, Laura Boldrini, Valeria Fedeli, Livia Turco, Marco Cappato, nonchè personaggi dello spettacolo e intellettuali legati all’ideologia progressista radicale. Costoro, col pretesto degli ospedali saturi a causa del Covid19, mirano a modificare le linee guida per la somministrazione della pillola abortiva Ru486. In pratica vorrebbero, con provvedimenti regionali, de-ospedalizzare l'aborto farmacologico che attualmente prevede tre giorni di ricovero, autorizzando la procedura nei consultori e negli ambulatori e spostando il limite per la somministrazione dalle 7 settimane di gravidanza attuali a 9. Ricordiamo che la Ru486 non è propriamente un farmaco ma un pesticida umano, in quanto non cura nulla, visto che la gravidanza non è una malattia, ma sopprime bambini nel grembo materno. Non solo, ma è un dispositivo a due fasi: La madre, quindi, in un consultorio o in un ambulatorio prenderà la prima pillola che ucciderà suo figlio nel grembo e le verrà consegnata l’altra pillola che assumerà a casa e le farà espellere il bambino. Ma come? I radicali e la Bonino non avevano combattuto estenuanti battaglie per far terminare gli aborti in casa che causavano la morte anche delle mamme? E adesso invece chiedono un ritorno al passato? Questi esperti da divano, si rendono conto di quanto sia pericolosa per la salute delle donne la pillola Ru486? Ferma restando la condanna di ogni tipo di aborto, analizziamo nel dettaglio i vari aspetti della questione. Il primo aspetto riguarda l’idea di incrementare il ritorno al privato, alla clandestinità, all’aborto fai-da-te, aumentando il peso psicologico nell’assumere la pillola abortiva, addirittura contro la stessa idea con cui il fronte abortista spinse i legislatori dell’epoca a redigere l’iniqua legge 194/78, con l’apparente intento di socializzare il problema dell’aborto e di sottrarlo alla clandestinità. Ci rendiamo dunque conto che tale obiettivo costituiva un mero specchietto per le allodole al fine di far approvare una legge che un giorno avrebbe permesso loro di richiedere proprio l’aborto fai-da-te che in principio rigettavano. Il secondo aspetto riguarda i rischi connessi all’assunzione di Ru486. La mortalità causata dalla Ru486 è 10 volte superiore all’aborto chirurgico (New England Journal 2005). Le morti finora accertate per aborto chimico da Ru486 sono 40, di cui una avvenuta all’Ospedale Martini di Torino. Dopo l’espulsione del suo bambino la donna potrebbe inoltre incorrere in spotting e sanguinamenti per diverse settimane. I sanguinamenti si concludono, in media, nell’arco di 9-16 giorni. L’8% delle donne sanguina per più di 30 giorni e l’1% richiede ricovero in ospedale a causa delle eccessive emorragie. Talvolta, a causa del fallimento della procedura medica abortiva, si deve ricorrere all’aborto chirurgico. I fallimenti sono del 5% a 7 settimane di gravidanza; a 8 settimane sale il tasso di insuccesso, 8%. A 9 settimane si sale al 10%, (come si può vedere il rischio di eventi avversi cresce con l’avanzare della gravidanza). Altri effetti collaterali dell’aborto chimico sono dolori addominali, nausea, vomito, diarrea, cefalea. Tra le cause di morte associate all’assunzione della Ru486 ci sono infezioni batteriche letali: quella da Clostridium Sordellii, da Clostridium Septicum, da Clostridium Perfringens e da Streptococco. Il terzo aspetto riguarda il fatto che chi abortisce a casa con la pillola Ru486 ed ha una metrorragia abbondante o un aborto incompleto deve correre subito al Pronto Soccorso per la revisione della cavità uterina. Ciò non solo comporterà (aggravati) i rischi di contagio per il Covid-19 che si volevano pretestuosamente evitare, ma anche la violazione dei diritti basilari all’obiezione di coscienza garantiti dalla stessa legge 194. Il quarto aspetto riguarda le conseguenze psicologiche a cominciare dal grande senso di colpa dovuto al fatto che la mamma fa tutto da sola. E’ lei stessa che ingoia la pillola che ucciderà il suo bambino. E’ lei che deve vivere nell’attesa della sua espulsione. E’ lei che (come riportato dal British Medical Journal, nel 56% dei casi) vede l’embrione espulso, che ha già una fisionomia umana ben distinguibile. Per questo i sintomi della Sindrome Post Aborto si evidenziano fin da subito, con incubi, ricordi e pensieri intrusivi legati all’esperienza vissuta, compreso l’aumento dei tentativi di suicidio. Il quinto aspetto riguarda il fatto che con l’aborto chimico tramite Ru486 viene bypassato l’obbligo previsto dalla legge 194/78 dei 7 giorni di riflessione, dopo che alla mamma viene consegnato il certificato di aborto. Infatti con l’aborto chimico tramite Ru486 diviene più complicato rispettare i tempi di legge che impongono una settimana di attesa tra il nulla osta rilasciato dal primo medico e l'atto materiale dell'aborto procurato. L'aborto chimico può essere praticato entro un termine piuttosto stretto, pari a 63 giorni di amenorrea, cioè dall'ultima mestruazione. Questo significa che, considerando che la donna solitamente scopre di essere incinta dopo 33 giorni dall'ultima mestruazione, ne restano altri 30 per praticare l'aborto chimico. Sottraendo la settimana di attesa imposta dalla legge 194/78, risulta che dal momento in cui la donna scopre di essere incinta, ha circa 20 giorni di tempo abortire con la Ru486. Tempi così stretti potrebbero indurre il medico alla tentazione di forzare la procedura o dichiarando con un falso ideologico e materiale la sussistenza di una urgenza al solo scopo di non dover rispettare la settimana di attesa, oppure a sforare il limite del 63° giorno della scheda tecnica, tanto è vero che le attuali proposte vanno proprio nella sciagurata direzione di aggiungere altre due settimane al termine in cui si può usare il mifepristone (Ru486). Il sesto e ultimo aspetto riguarda il fatto che una volta che si porta l’aborto chimico a domicilio, la mamma, che spesso si pente della decisione intrapresa, non ha più la possibilità di tornare indietro. C’è un metodo che si chiama: Abortion Pill Rescue, messo in pratica da una rete di professionisti sanitari, tramite il quale è possibile contrastare gli effetti della pillola abortiva. Il medico George Delgado, fondatore di Abortion Pill Rescue, ha pubblicato nei primi mesi del 2018 uno studio con altri sei specialisti, in cui spiega che la procedura abortiva a base di mifepristone è stata bloccata e invertita con successo nel 64% dei casi, attraverso la somministrazione intramuscolare di progesterone e nel 68% dei casi somministrandolo per via orale, concludendo che l’uso a tale scopo del progesterone si è rivelato «sicuro ed efficace». E’ evidente che questa procedura di emergenza non sarà praticabile nel caso di aborto farmacologico a domicilio. E’ quindi vergognoso e abominevole che proprio nell’ora del massimo sforzo per arginare una pericolosa epidemia e salvaguardare quante più vite possibili, ci si accanisca perché migliaia di bambini non vedano la luce. La richiesta delle realtà abortiste e radicali per liberalizzare ulteriormente l’IVG e sdoganare l’aborto farmacologico e casalingo appare ancora più paradossale e squallida di fronte all’eroismo di tanti medici (a metà aprile sono più di 110) e personale infermieristico che hanno perso la vita per curare persone ammalate di Covid-19. Siamo sottoposti a una manipolazione mediatica e psicosociale, che pretende di garantire i diritti delle donne, senza tutelarne la salute fisica e psicologica, ma preferendo occultare la sciagura dell’aborto, confinandolo nel privato delle mura domestiche, lavandosi doppiamente le mani dalla tragedia, che coinvolge due esseri umani: il bimbo e sua madre.
1. Ora et Labora in difesa della Vita
2. Famiglia Domani
3. Confederazione dei Triarii
4. TeleMaria
5. Movimento con Cristo per la Vita Ancona
6. Nova Civilitas
7. Associazione Tradizione Famiglia Proprietà
8. Himmel Associazione
9. Comitato Beato Miguel Agustin Pro sacerdote e martire
10. Popolo della Famiglia
11. Gruppo Apostoli del Cuore Immacolato di Maria
12. Militia Christi
13. Associazione culturale Katyn
14. Progetto Angelica ProVita
15. Città e Famiglia
16. Universitari per la Vita
17. Via Verità e Vita
18. Comitato Famiglia e Vita
19. Congregazione Templari di San Bernardo, Priorato Cattolico d'Italia
20. BranCo branca comunitaria ONLUS
21. Associazione di Psicologi e Psicoterapeuti Nostra Signora di Guadalupe
22. UGC Pavia
23. Sodalizio Pio XII Pavia
24. Amicizia San Benedetto Brixia
25. Sicilia Risvegli Onlus
26. Movimento con Cristo per la Vita
27. Movimento mariano “Regina dell’Amore”
28. Associazione Nazaret il Germoglio dei Figli del Divino Amore onlus
29. Figli del Divino Amore
30. Noi per la Famiglia
31. Gruppo divina misericordia di Cerveteri
32. Divina Provvidenza di Genova
33. … lega con noi …
34. Famiglie Numerose Cattoliche
35. Caritas in Veritate
36. Giuristi per la Vita
37. Presidenza Nazionale Unione Cattolica Farmacisti Italiani all’unanimità
38. Centro di aiuto alla vita "Santa Gianna Beretta Molla " di Cava de' Tirreni (SA)
39. Fondazione Novae Terrae
40. Movimento per la Vita Val Cavallina
41. Associazione LIFE - Libertà Famiglia Educazione
42. Forza Nuova
43. Club Forza Silvio Modena Libera
44. Brescia Veritas
45. FattiSentire.org Bologna
46. Movimento per la Vita Bergamo
47. Servizio di aiuto alla Vita di Cavezzo
48. “Padre Gabriele” Associazione Onlus
49. Associazione Camelot
50. Comunione Tradizionale
51. Soldati del Re
52. Controrivoluzione
53. Italia Cristiana
54. Umanitaria Padana Onlus
55. Pro Vita & Famiglia
56. CAV di Loreto ”L’ascolto"
57. Movimento per la Vita di Fano
58. Movimento per la Vita di Biella
59. Federvita Piemonte
60. Movimento per la Vita di Venezia Mestre- Odv
61. Centro di aiuto alla Vita - via Sesia 20, Torino
62. Centro di aiuto alla Vita di Ragusa
63. Gruppo Santa Maria Apparente Civitanova Marche
64. Centro di Aiuto alla Vita Santa Gianna Beretta Molla di Santena e dintorni
65. Liberi e Forti Bergamo
66. Iustitia e Veritate
Caritas in Veritate Bergamo
Per la Dottrina sociale della Chiesa
Mail: caritasveritatebergamo@gmail.com
Facebook: CaritasinVeritateBergamo
Youtube: Caritas in Veritate Bergamo
durante questo periodo di epidemia le organizzazioni progressiste internazionali ed alcuni personaggi pubblici italiani, stanno purtroppo facendo pressione presso le nostre Istituzioni affinché, dietro la falsa scusa della presunta compromissione del diritto di scelta della donna, l'abominevole crimine dell'aborto sia ulteriormente implementato. L'aborto è omicidio, come sancito dal Catechismo della Chiesa Cattolica ed anche dal Codice Penale, tuttavia esso è stato - solo in talune circostanze - ingiustamente legalizzato dal Parlamento italiano con la legge 194/78, con un pugno di voti dei traditori del fronte antiabortista. Oltretutto tale legge criminale è stata anche utilizzata estensivamente poiché i punti previsti per eliminare le cause dell'aborto sono stati completamente disattesi, e in Italia ci troviamo in una gravissima situazione di controllo delle nascite. Adesso con l'aborto chimico, attraverso dei veri e propri pericolosissimi pesticidi umani, si vogliono implementare ulteriormente le pratiche abortive portando l'aborto nella dimensione domestica e privata, in contraddizione anche con la iniqua legge 194.
A tal proposito abbiamo aderito, assieme ad oltre sessanta sigle, al comunicato di seguito che Vi prego di leggere con attenzione, integralmente consultabile anche sul sito Soldati del Re.
In Cordibus Jesu et Mariae
Maria Luisa Gonzaga di Vescovato
Contro l’abominevole battaglia per incentivare l’aborto con il pretesto della pandemia
Comunicato indirizzato al Governo italiano
22 aprile 2020
In questo momento di emergenza sanitaria è in corso un abominevole attacco alla vita da parte di alcune associazioni abortiste, quali Non una di meno, LAIGA, Pro-Choice, AMICA, Vita di Donna Onlus, la CGIL, diverse ONG internazionali, tra cui Amnesty International, Human Right Watch e la rete europea di Planned Parenthood, oltre che da politici di sinistra, in primis Roberto Saviano, Laura Boldrini, Valeria Fedeli, Livia Turco, Marco Cappato, nonchè personaggi dello spettacolo e intellettuali legati all’ideologia progressista radicale. Costoro, col pretesto degli ospedali saturi a causa del Covid19, mirano a modificare le linee guida per la somministrazione della pillola abortiva Ru486. In pratica vorrebbero, con provvedimenti regionali, de-ospedalizzare l'aborto farmacologico che attualmente prevede tre giorni di ricovero, autorizzando la procedura nei consultori e negli ambulatori e spostando il limite per la somministrazione dalle 7 settimane di gravidanza attuali a 9. Ricordiamo che la Ru486 non è propriamente un farmaco ma un pesticida umano, in quanto non cura nulla, visto che la gravidanza non è una malattia, ma sopprime bambini nel grembo materno. Non solo, ma è un dispositivo a due fasi: La madre, quindi, in un consultorio o in un ambulatorio prenderà la prima pillola che ucciderà suo figlio nel grembo e le verrà consegnata l’altra pillola che assumerà a casa e le farà espellere il bambino. Ma come? I radicali e la Bonino non avevano combattuto estenuanti battaglie per far terminare gli aborti in casa che causavano la morte anche delle mamme? E adesso invece chiedono un ritorno al passato? Questi esperti da divano, si rendono conto di quanto sia pericolosa per la salute delle donne la pillola Ru486? Ferma restando la condanna di ogni tipo di aborto, analizziamo nel dettaglio i vari aspetti della questione. Il primo aspetto riguarda l’idea di incrementare il ritorno al privato, alla clandestinità, all’aborto fai-da-te, aumentando il peso psicologico nell’assumere la pillola abortiva, addirittura contro la stessa idea con cui il fronte abortista spinse i legislatori dell’epoca a redigere l’iniqua legge 194/78, con l’apparente intento di socializzare il problema dell’aborto e di sottrarlo alla clandestinità. Ci rendiamo dunque conto che tale obiettivo costituiva un mero specchietto per le allodole al fine di far approvare una legge che un giorno avrebbe permesso loro di richiedere proprio l’aborto fai-da-te che in principio rigettavano. Il secondo aspetto riguarda i rischi connessi all’assunzione di Ru486. La mortalità causata dalla Ru486 è 10 volte superiore all’aborto chirurgico (New England Journal 2005). Le morti finora accertate per aborto chimico da Ru486 sono 40, di cui una avvenuta all’Ospedale Martini di Torino. Dopo l’espulsione del suo bambino la donna potrebbe inoltre incorrere in spotting e sanguinamenti per diverse settimane. I sanguinamenti si concludono, in media, nell’arco di 9-16 giorni. L’8% delle donne sanguina per più di 30 giorni e l’1% richiede ricovero in ospedale a causa delle eccessive emorragie. Talvolta, a causa del fallimento della procedura medica abortiva, si deve ricorrere all’aborto chirurgico. I fallimenti sono del 5% a 7 settimane di gravidanza; a 8 settimane sale il tasso di insuccesso, 8%. A 9 settimane si sale al 10%, (come si può vedere il rischio di eventi avversi cresce con l’avanzare della gravidanza). Altri effetti collaterali dell’aborto chimico sono dolori addominali, nausea, vomito, diarrea, cefalea. Tra le cause di morte associate all’assunzione della Ru486 ci sono infezioni batteriche letali: quella da Clostridium Sordellii, da Clostridium Septicum, da Clostridium Perfringens e da Streptococco. Il terzo aspetto riguarda il fatto che chi abortisce a casa con la pillola Ru486 ed ha una metrorragia abbondante o un aborto incompleto deve correre subito al Pronto Soccorso per la revisione della cavità uterina. Ciò non solo comporterà (aggravati) i rischi di contagio per il Covid-19 che si volevano pretestuosamente evitare, ma anche la violazione dei diritti basilari all’obiezione di coscienza garantiti dalla stessa legge 194. Il quarto aspetto riguarda le conseguenze psicologiche a cominciare dal grande senso di colpa dovuto al fatto che la mamma fa tutto da sola. E’ lei stessa che ingoia la pillola che ucciderà il suo bambino. E’ lei che deve vivere nell’attesa della sua espulsione. E’ lei che (come riportato dal British Medical Journal, nel 56% dei casi) vede l’embrione espulso, che ha già una fisionomia umana ben distinguibile. Per questo i sintomi della Sindrome Post Aborto si evidenziano fin da subito, con incubi, ricordi e pensieri intrusivi legati all’esperienza vissuta, compreso l’aumento dei tentativi di suicidio. Il quinto aspetto riguarda il fatto che con l’aborto chimico tramite Ru486 viene bypassato l’obbligo previsto dalla legge 194/78 dei 7 giorni di riflessione, dopo che alla mamma viene consegnato il certificato di aborto. Infatti con l’aborto chimico tramite Ru486 diviene più complicato rispettare i tempi di legge che impongono una settimana di attesa tra il nulla osta rilasciato dal primo medico e l'atto materiale dell'aborto procurato. L'aborto chimico può essere praticato entro un termine piuttosto stretto, pari a 63 giorni di amenorrea, cioè dall'ultima mestruazione. Questo significa che, considerando che la donna solitamente scopre di essere incinta dopo 33 giorni dall'ultima mestruazione, ne restano altri 30 per praticare l'aborto chimico. Sottraendo la settimana di attesa imposta dalla legge 194/78, risulta che dal momento in cui la donna scopre di essere incinta, ha circa 20 giorni di tempo abortire con la Ru486. Tempi così stretti potrebbero indurre il medico alla tentazione di forzare la procedura o dichiarando con un falso ideologico e materiale la sussistenza di una urgenza al solo scopo di non dover rispettare la settimana di attesa, oppure a sforare il limite del 63° giorno della scheda tecnica, tanto è vero che le attuali proposte vanno proprio nella sciagurata direzione di aggiungere altre due settimane al termine in cui si può usare il mifepristone (Ru486). Il sesto e ultimo aspetto riguarda il fatto che una volta che si porta l’aborto chimico a domicilio, la mamma, che spesso si pente della decisione intrapresa, non ha più la possibilità di tornare indietro. C’è un metodo che si chiama: Abortion Pill Rescue, messo in pratica da una rete di professionisti sanitari, tramite il quale è possibile contrastare gli effetti della pillola abortiva. Il medico George Delgado, fondatore di Abortion Pill Rescue, ha pubblicato nei primi mesi del 2018 uno studio con altri sei specialisti, in cui spiega che la procedura abortiva a base di mifepristone è stata bloccata e invertita con successo nel 64% dei casi, attraverso la somministrazione intramuscolare di progesterone e nel 68% dei casi somministrandolo per via orale, concludendo che l’uso a tale scopo del progesterone si è rivelato «sicuro ed efficace». E’ evidente che questa procedura di emergenza non sarà praticabile nel caso di aborto farmacologico a domicilio. E’ quindi vergognoso e abominevole che proprio nell’ora del massimo sforzo per arginare una pericolosa epidemia e salvaguardare quante più vite possibili, ci si accanisca perché migliaia di bambini non vedano la luce. La richiesta delle realtà abortiste e radicali per liberalizzare ulteriormente l’IVG e sdoganare l’aborto farmacologico e casalingo appare ancora più paradossale e squallida di fronte all’eroismo di tanti medici (a metà aprile sono più di 110) e personale infermieristico che hanno perso la vita per curare persone ammalate di Covid-19. Siamo sottoposti a una manipolazione mediatica e psicosociale, che pretende di garantire i diritti delle donne, senza tutelarne la salute fisica e psicologica, ma preferendo occultare la sciagura dell’aborto, confinandolo nel privato delle mura domestiche, lavandosi doppiamente le mani dalla tragedia, che coinvolge due esseri umani: il bimbo e sua madre.
1. Ora et Labora in difesa della Vita
2. Famiglia Domani
3. Confederazione dei Triarii
4. TeleMaria
5. Movimento con Cristo per la Vita Ancona
6. Nova Civilitas
7. Associazione Tradizione Famiglia Proprietà
8. Himmel Associazione
9. Comitato Beato Miguel Agustin Pro sacerdote e martire
10. Popolo della Famiglia
11. Gruppo Apostoli del Cuore Immacolato di Maria
12. Militia Christi
13. Associazione culturale Katyn
14. Progetto Angelica ProVita
15. Città e Famiglia
16. Universitari per la Vita
17. Via Verità e Vita
18. Comitato Famiglia e Vita
19. Congregazione Templari di San Bernardo, Priorato Cattolico d'Italia
20. BranCo branca comunitaria ONLUS
21. Associazione di Psicologi e Psicoterapeuti Nostra Signora di Guadalupe
22. UGC Pavia
23. Sodalizio Pio XII Pavia
24. Amicizia San Benedetto Brixia
25. Sicilia Risvegli Onlus
26. Movimento con Cristo per la Vita
27. Movimento mariano “Regina dell’Amore”
28. Associazione Nazaret il Germoglio dei Figli del Divino Amore onlus
29. Figli del Divino Amore
30. Noi per la Famiglia
31. Gruppo divina misericordia di Cerveteri
32. Divina Provvidenza di Genova
33. … lega con noi …
34. Famiglie Numerose Cattoliche
35. Caritas in Veritate
36. Giuristi per la Vita
37. Presidenza Nazionale Unione Cattolica Farmacisti Italiani all’unanimità
38. Centro di aiuto alla vita "Santa Gianna Beretta Molla " di Cava de' Tirreni (SA)
39. Fondazione Novae Terrae
40. Movimento per la Vita Val Cavallina
41. Associazione LIFE - Libertà Famiglia Educazione
42. Forza Nuova
43. Club Forza Silvio Modena Libera
44. Brescia Veritas
45. FattiSentire.org Bologna
46. Movimento per la Vita Bergamo
47. Servizio di aiuto alla Vita di Cavezzo
48. “Padre Gabriele” Associazione Onlus
49. Associazione Camelot
50. Comunione Tradizionale
51. Soldati del Re
52. Controrivoluzione
53. Italia Cristiana
54. Umanitaria Padana Onlus
55. Pro Vita & Famiglia
56. CAV di Loreto ”L’ascolto"
57. Movimento per la Vita di Fano
58. Movimento per la Vita di Biella
59. Federvita Piemonte
60. Movimento per la Vita di Venezia Mestre- Odv
61. Centro di aiuto alla Vita - via Sesia 20, Torino
62. Centro di aiuto alla Vita di Ragusa
63. Gruppo Santa Maria Apparente Civitanova Marche
64. Centro di Aiuto alla Vita Santa Gianna Beretta Molla di Santena e dintorni
65. Liberi e Forti Bergamo
66. Iustitia e Veritate
Caritas in Veritate Bergamo
Per la Dottrina sociale della Chiesa
Mail: caritasveritatebergamo@gmail.com
Facebook: CaritasinVeritateBergamo
Youtube: Caritas in Veritate Bergamo
Principessa Gonzaga di Vescovato, Pucci Cipriani e Filippo Bianchi
sabato 28 marzo 2020
Il nuovo numero di "Controrivoluzione" n. 130 (aprile-dicembre 2019)
È uscito, per i tipi
dell'editore Marco Solfanelli, il nuovo numero di "Controrivoluzione” (n. 130 - Anno 30° - Aprile-Dicembre 2019 - Euro 6,00), l'Organo ufficiale dell'ANTI 89,
fondato e diretto da Pucci Cipriani
(Vice Direttore Ascanio Ruschi), la rivista principe della Tradizione
cattolica che ha tanti illustri nomi nel suo comitato scientifico: Neri
Capponi, Università di Firenze - Giudice del Tribunale Ecclesiastico (+) -
Francesco Dal Pozzo d'Annone, Ordinario di Filosofia del Diritto, Università di
Perugia - Massimo de Leonardis, Ordinario di Storia delle Relazioni
Internazionali, Università Cattolica - Roberto de Mattei, Docente
Universitario, Presidente della Fondazione Lepanto - Patrizia Fermani, Docente
emerito di Diritto Penale, Università di Padova - Alessandro Giorgetti,
Ordinario di Zoologia, Università di Firenze - Marco Sabbioneti, Docente di
Diritto Medievale e Romano, Dipartimento Scienze Giuridiche, Università di
Firenze - Andrea Sandri, Docente Università Cattolica di Milano - Piero
Vassallo, Docente emerito di Teologia della Facoltà Teologica dell'Italia Nord.
Apre questo numero l'editoriale
del Direttore Pucci Cipriani: "A cinquant'anni dalla Riforma liturgica: la
Tunica stracciata" che, in questo cinquantenario, ricorda lo scrittore
Tito Casini che fu uno dei primi "combattenti" la buona battaglia
contro la Riforma liturgica di Paolo VI, che attaccò violentemente nel libro
"La Tunica stracciata" la riforma di Paolo VI del Messale Romano,
paragonando l'antica liturgia romana alla Tunica inconsutile di Gesù strappata
dai "novatori", mentre la soldataglia romana non ebbe il coraggio
stracciare quella veste e se la giocò a dadi.
Il Direttore Pucci Cipriani
ricorda che Tito Casini non fu soltanto un esteta e un poeta, ma un
teologo e non vedeva nella riforma
liturgica solo un "genocidio culturale" ma un pericolo gravissimo per
la fede: "La nuova Messa — scriveva Tito Casini — non è eretica ma forse
peggio, "equivoca", flessibile in diversi sensi, flessibile a libertà
individuale, che diviene così la regola e la misura di ogni cosa ... l'eresia
formale e chiara è un colpo di pugnale, l'equivoco è un lento veleno..."
Il professor Roberto de Mattei
scrive un articolo assai interessante su "La fedeltà della Città di Roma
alla Messa di sempre": ricorda la lunga battaglia in difesa della Messa
tradizionale, a cominciare dalla benemerita associazione "Una Voce"
romana fondata nel 1966, con Presidente il Duca Caffarelli e Vice Presidente il
poeta Eugenio Montale; de Mattei ricorda i difensori del Sacro Rito: i
cardinali Ottaviani e Bacci, quindi il Card. Stickler, gli oltre cento firmatari
di un "manifesto" nel 1971 che chiedeva alla Santa Sede il ripristino
della liturgia latina, tra i quali si leggono, ad esempio, nomi famosi come:
Romano Amerio, Marcel Brion, Jorge Luis Borges, Agatha Christie, Henri de
Montherlant, Augusto Del Noce, Robert Graves, Graham Green, Julien Green, Nino
Rota, Mario Luzi, Malcolm Mudderidge e tanti altri.
Eroici anche i sacerdoti che
celebrarono la Messa di sempre nelle varie chiese: "Nella città eterna dal
1969 ad oggi la MessaTradizionale è sempre stata celebrata, da numerosi
sacerdoti, incardinati nella Diocesi, o di passaggio dalla Città eterna".
Il filosofo Giovanni Tortelli
("L'altra faccia della politica") difende, dottrina alla mano, la
Consacrazione al Cuore Immacolato di Maria dell'Italia fatta da Matteo Salvini
e infatti "Quelle (sue) parole, al di là della loro intima autenticità
sulla quale non è dato e non importa indagare, sono importanti perché parlano
di una presenza di Dio nel mondo" eppure a cominciare dalla stampa
laicistica anche "Tutto il laicato — compreso l'ormai essiccato episcopato
militante agli ordini di Papa Francesco — censurò l'affidamento di Salvini come
eco di un vieto conservatorismo d'altri tempi". Giovanni Tortelli conclude
il suo pregnante saggio riportando le parole di T.S. Eliot (1888-1965):
"Un cittadino europeo può
non credere che il cristianesimo sia
vero, eppure tutto quello che dice e fa scaturisce dalla cultura cristiana di
cui è erede. Se il cristianesimo se ne va, se ne va tutta la nostra cultura. E
allora voi dovrete ricominciare faticosamente da capo e non potrete indossare
una cultura già fatta..."
Un altro filosofo Lorenzo
Gasperini, in questo numero della rivista, ripropone il suo applauditissimo intervento
("Dalla negazione dell'ordine naturale all'aberrazione del Forteto: il
filo rosso della sinistra"), tenuto nell'ormai famoso Convegno che si
tenne a Bergamo il 30 novembre 2019, sul tema "Da Barbiana a
Bibbiano", con la partecipazione del Direttore di
"Controrivoluzione" Pucci Cipriani, il Commissario del Forteto Jacopo
Marzetti, il Consigliere Comunale di Bergamo
Filippo Bianchi e il Vice Direttore de "La Verità" Francesco
Borgonovo, autore, insieme a Rossitto, del libro "Bibbbiano: i fabbricanti
di mostri".
Secondo Lorenzo Gasperini la
Sinistra rivendica l'antico motto del Serpente, il "Non serviam" ovvero "la libertà dell'uomo è che
l'uomo sia Dio", cioè, in ultima analisi, la gnosi e, scrive Gasperini:
"… fuor di analogia biblica: l'uomo è davvero libero di poter produrre un
bambino come vuole e quando vuole, grazie alla potenza del proprio spirito
prolungata nella tecnica, l'uomo è davvero libero di poter decidere della
propria vita e della propria morte
quando vuole, nel poter amare chi vuole, e come vuole (anche i
bambini?), nel poter esser padre e madre come vuole indipendentemente dalla
propria determinazione fisica e sessuale (il "Gender", n.d.r) ... dietro
fatti come quelli del Forteto e di Bibbiano, vediamo sempre l'ombra
dell'ideologia della sovversione dell'ordine naturale (...) che oggi si riassume
nelle parole "love is love" , l'amore è amore..."
La professoressa Patrizia
Fermani nel suo saggio "A cosa mira
la deportazione africana" affronta il tema dell'immigrazione che, in
questi ultimi giorni sembra passato in secondo piano (ma purtroppo, presto,
tornerà in primo piano in tutta la sua drammaticità). Secondo la Docente
emerita dell'Università di Padova, questa "deportazione" mira ad
annientare l'identità di un popolo e quindi "per annientare
definitivamente un popolo è necessario distruggere anche quella sua identità
culturale capace di rimanere in vita e risorgere attraverso la memoria..."
Oggi, da noi, sta avvenendo una
"sostituzione di popolo" e "parlare di sostituzione di popolo di
fronte a questo fenomeno non è di certo una iperbole se in qualunque quartiere
cittadino ... i bambini iscritti
all'asilo risultano già per il cinquanta per cento stranieri di provenienza
extraeuropea". Insomma, per l'autrice del saggio, l'invasione del nostro
Paese è voluta da quei "Poteri sovranazionali" che tendono a creare
il Nuovo Ordine Mondiale, abbattendo ogni identità culturale in quanto "in
un piano di globalizzazione imperialistica, ogni cultura ricca di tradizione e
capace di tenere vivo lo spirito critico, nonostante la massificazione già
avvenuta in via mediatica e pedagogica, e le imposizioni del pensiero unico,
può, anche se in via residuale,
rappresentare una pietra d'inciampo."
Lo storico Fulvio Izzo, il non
dimenticato autore del best seller "I lager dei Savoia" (Ed. Controcorrente,
Napoli 1999), pubblica un suo saggio su "Maria Sofia di Borbone: una
resistenza aspra e inpietrata, abitando l'esilio" ripercorrendo la vita di
quella che fu l'eroica "Signora del Sud" e che a fianco del Re
Francesco di Napoli fu sugli spalti di Gaeta,
chiamata dai soldati "a bella guagliona nosta", e intanto
"curava i feriti e gli ammalati, continuando ad assisterli incurante del
contagio quando si diffuse l'epidemia del tifo, incoraggiava alla lotta,
mostrando coraggio, risolutezza, dividendo i pericoli, le privazioni e i disagi
dell'intera guarnigione e rinunciando a privilegi e comodità."
Poi Izzo narra della caduta di
Gaeta, quindi l'amaro esilio, la solitudine che, però non la piegheranno e sarà
lei a tentare, ahimè invano, la "Riconquista" del Regno con una
"volontà d'acciaio", infatti
Neully- sur - Seine, dove si trasferisce dopo la morte del Re, diventerà
la "centrale operativa dell'aspra e interminata volontà cospirativa
legittimista"; e c'è Lei, "a bella guagliona nosta" dietro
all'attentato di Re Umberto da parte dell'anarchico Bresci, non dimenticando
dell'infame e sanguinosa guerra di conquista portata dai Savoia al Regno del
Sud: "ferma nella convinzione della opportunità dell'innaturale sposalizio
con le forze rivoluzionarie... non esita dunque (1914, n.d.r.) a schierarsi con
i neutralisti italiani, e questa ennesima scelta le costa l'allontanamento
dalla Francia... l'ultima, instancabile battaglia continua comunque da Monaco,
dove la regina fissa la propria residenza del 1914".
Una storia fino ad ora
sconosciuta che, grazie a Fulvio Izzo, balza ora alla ribalta del
"revisionismo", inteso nel senso più vero e nobile del termine.
Un saggio magistrale quello di
Dario Pasero, che presenta la seconda e ultima puntata (la prima parte
pubblicata sul n. 129) di "Testimonianze letterarie su "Branda"
e Giacobini in Piemonte negli anni 1798-1801" , estremamente interessante
per chi segua la storia delle Insorgenze Italiane antigiacobine che sono espressione
genuina del sentire nazionale degli italiani di allora, di un concetto di
patria e di nazione diversi, che l'ideologia moderna rinnega e combatte, la
Patria, per intendersi, come l'intendeva Monsieur Charette: "La nostra
patria sono i nostri villaggi, i nostri
altari, le nostre tombe, tutto ciò che i nostri padri hanno amato prima di
noi..."
Francesco Atria, Consigliere
Comunale nel Mugello dove operò il Fiesoli nel famigerato "lager
rosso", intervista Sergio Pietracito, Presidente dell'Associazione vittime
del Forteto e, in questa intervista, i fatti raccontati confermano quello che
Lorenzo Gasperini ha spiegato nel suo saggio, ovvero l'esistenza di sette
gnostiche (Il Forteto, Bibbiano, etc.) che tendono alla disgregazione della
famiglia naturale.
Infine le recensioni con la
presentazione della rivista "Fides Catholica" (rivista.fidescatholica@gmail.com)
... che vide gli albori nel 2006, semestrale di apologetica e teologia diretta
dal professor Corrado Gnerre, quindi recensione ai libri di P. Serafino M. Lanzetta:
"Semper Virgo. La Verginità di Maria come forma" (Casa Mariana
Editrice Frigento - cm.editrice@gmail.com); Elisabetta Frezza: "Malascuola.
'Gender' affettività, emozioni: il sistema educativo per abolire la ragione e
manipolare i nostri figli” (Casa
Editrice Leonardo da Vinci); Rodolfo de
Mattei "Gender diktat. Origine e conseguenze di una ideologia totalitaria”
(Solfanelli, Chieti 2014).
Fin qui
"Controrivoluzione". Vorrei però annunziare che, sempre per i tipi
dell'Editore Solfanelli, è uscito un volume al quale tengo particolarmente ovvero l'opera di Duilio Marchesini
(recentemente scomparso) e di Giancarlo Scafidi: "Nati per combattere. Dalla
'Sapienza' a 'Regina Coeli'” ovvero una testimonianza stupenda di chi il
Sessantotto lo vince dalla parte opposta della barricata, in difesa della
Tradizione cattolica... una pagina di storia sconosciuta ai più meritatamente
riportata alla luce da due "eroi cristiani di allora", un'opera su
cui tornerò prossimamente e che speriamo, finita la quarantena, di poter
presentare al pubblico e, in special modo ai giovani, perché ne traggano non
solo la conoscenza di un periodo storico
ma un insegnamento per il presente.
Corradino Corsini
venerdì 6 marzo 2020
lunedì 2 marzo 2020
Trentatré anni di Convegni della Tradizione cattolica (di Pucci Cirpiani)
E
la libertà - chiese Pino - che n'hai fatto? -
-
Ce l'ho qui - rispose Franco e si batté sul petto - dacché fra la mia e quella
dei liberali ho scelto liberamente, da uomo. Non mi piace la loro libertà, ché
quando te la vengono a imporre con le baionette non è più essa. Io sto da
questa parte, perché così mi piace a me, che sono don Enrico Franco, e mi piace
perché oggi è la parte più bella. Altri combattono e muoiono per una conquista,
una terra, un'idea di gloria, per un convincimento magari o un ideale, ma noi
muoriamo per una cosa di cuore: la bellezza. Qui non c'è vanità, non c'è
successo, non c'è ambizione. Noi moriamo per essere uomini ancora. Uomini che
la violenza e l'illusione non li piega e che servono la fedeltà, l'onore, la
bandiera e la Monarchia, perché son padroni di sé e servitori di Dio. Ieri
forse poteva sembrar più nobile, più alta la parte di là, ma oggi con noi c'è la
sventura, e questa è la parte più bella."
Carlo Alianello, L'Alfiere
Da cinquant'anni, ormai, ci rechiamo
presso la Piazzaforte di Civitella in marzo, da trentatré anni si svolgono i
nostri Convegni della Tradizione cattolica, non solo per rievocare l'eroica
Resistenza e il valore dei soldati che combatterono con sulle labbra, il grido
di "Viva o' Re", "Viva Francisco", ma perché, di fronte a
un mondo impazzito, di fronte alla piovra rivoluzionaria del mondialismo
massonico che avanza soffocando, con i suoi molli tentacoli, la società,
Civitella del Tronto, la "Fedelissima", è diventata un simbolo, un
punto di riferimento, la nostra stella polare.
"Civitella giganteggia nella Storia
d'Italia e gli eroi che sono morti per la Libertà — come scriveva un altro
Cappellano Militare, il nostro Cappellano, don Giorgio Maffei, di venerata
memoria, che per venti anni ci guidò alla Rocca e per noi celebrò la Messa
Cattolica, la Messa di sempre, amministrandoci i Sacramenti — (infatti) di
fronte al giudizio della storia, chi combatte per la verità, per la giustizia,
per la libertà, ha già vinto anche se viene sopraffatto dalla forza bruta dei
prepotenti".
Anche quest'anno 2020 dunque in molti —
negli ultimi anni tantissimi giovani e giovanissimi si sono uniti a noi
entusiasticamente — ci ritroveremo a Civitella per celebrare due
importantissimi eventi: il centocinquantesimo anniversario della Difesa della
Civiltà Cristiana a Porta Pia contro l'Invasione massonico-rivoluzionaria (sarà
distribuita una cartolina commemorativa del Generale Kanzler) e il
Cinquantesimo anniversario della Fondazione della Fraternità San Pio X (sarà
distribuita una cartolina commemorativa di S.E. Rev.ma Mons. Marcel Lefebvre) e
noi, in questo, possiamo dire di esser sempre rimasti, seppur poveri peccatori,
fedeli — come gli eroi di Civitella — alla Società Cristiana e al Papato,
insomma alla Santa Tradizione ("tradidi quod et accepi" - "Vi
tramando quello che ho ricevuto") e, soprattutto, siamo rimasti fedeli al
Santo Sacrificio, alla S. Messa cattolica, la Messa di sempre e di tutti,
sostituita, dopo il Concilio, da un rito filoluterano.
Anche quest'anno — in un momento in cui
si fa abiura della fede cattolica e i vescovi impongono, con decreti scritti,
la profanazione obbligatoria dell'Eucarestia (la Comunione in mano) e "il
digiuno eucaristico" ovvero la chiusura delle chiese — con la celebrazione
della S. Messa di sempre ricorderemo i Martiri della Tradizione, i nostri
fratelli in Cristo che nella Guerra della Vandea contro la Rivoluzione
francese, furono sterminati (il "Genocidio vandeano" che non viene
mai ricordato), i Martiri delle Insorgenze antigiacobine, i
"Cristeros" sterminati in Messico dal governo massonico di Calles, i
milioni di morti sotto i regimi Comunisti e gli altri totalitarismi (siano
sprone ed esempio per tutti san Massimiliano Kolbe, il Beato Cardinale di Von
Galen, i cardinali Joseph Mindtzentij, Slipy, Stepinac) gli eroi della
"Cruzada" spagnola, i milioni di morti sotto il Comunismo assassino.
Ricorderemo anche i nostri cari defunti
anche se fisicamente non furono sempre con noi a Civitella ma, durante la loro
vita, combatterono per i nostri stessi ideali: Nicolino Di Felice, Antonio
Diano (tante volte salì, alla Rocca, insieme a noi con entusiasmo fanciullo), il
Giudice Mario Sossi, il primo rapito delle Brigate Rosse che tante volte fu con
noi per combattere la "buona battaglia", lo storico Jean de Viguerie,
forse il maggiore storico francese della Rivoluzione (e Controrivoluzione)
francese, Docente della Sorbona, che nel marzo 1989, a Roma, presentò — con
Roberto de Mattei, Augusto Del Noce, François Brigneau, Massimo de Leonardis e
il sottoscritto — l'Anti 89 e il primo numero (N. 0) della rivista
"Controrivoluzione"... quest'anno l'Editore Solfanelli presenterà a
Civitella il n. 130...
Ecco cari amici nessuno di voi — vedrete
— scorderà i tre giorni (venerdì 13, sabato 14 e domenica 15 marzo 2020) che
trascorreremo insieme, a cominciare dalla S. Messa e dalla Via Crucis del
venerdì.
Là, sulla Piazzaforte, mentre il giovane
civitellese Daniele D'Emidio, farà l'Alzabandiera, il bianco vessillo si alzerà
verso il sole, simbolo di vita, e verso il Signore "muoverà le penne"
il canto del "Cristus vincit" e, con noi, si uniranno a quel canto,
tutti soldati borbonici, con le loro divise polverose e insanguinate, che
immolarono le loro giovani vite per un "ideale di bellezza" con sulle
labbra un ultimo grido: Viva 'o Re"… e intorno a noi, nella Valvibrata, e
sulle colline di Campli ancora nevose, nella Montagna dei Fiori — lasciato per
un attimo il Paradiso degli eroi — cavalcheranno ancora i loro baj i
"Briganti del Re", rievocando le loro leggendarie gesta, mentre la
brezza mattutina farà ondeggiare i loro neri mantelli.
"Fortes in fide" , forza e
coraggio amici e camerati: "Non praevalebunt": vi conosco tutti, ad
uno ad uno, e so bene che siete (siamo) pronti a continuare la
"battaglia", a dare "usque ad effusionem sanguinis", la
nostra testimonianza e a deporre ai piedi di Maria, la Nemica del criminale
Serpente Satanico e della Rivoluzione, i nostri cuori!
Viva Cristo Re! Viva Maria Immacolata!
Pucci Cipriani
La Resistenza della "Fedelissima" Civitella del Tronto (di Pucci Cipriani)
"La nostra
Patria sono i nostri villaggi, i nostri altari, le nostre tombe, tutto ciò che
i nostri padri hanno amato prima di noi. La nostra Patria è la nostra Fede, la
nostra terra. Ma la loro patria, cos'è? Lo capite voi? Vogliono distruggere i
costumi, l'ordine, la Tradizione. Allora che cos'è questa patria che sfida il
passato, senza fedeltà, senza, senz'amore? Questa patria di disonore e
irrilegione? Per loro la patria sembra non sia che un'idea; per noi è una
terra. Loro ce l'hanno nel cervello: noi la sentiamo sotto i nostri piedi, è
più solida. E' vecchio come il diavolo il loro mondo che dicono nuovo e
vogliono fondare sull'assenza di Dio. Si dice che noi siamo i fautori delle
vecchie superstizioni...Fanno ridere! Ma di fronte a questi deoni che rinascono
di secolo in secolo, noi siamo la gioventù, signori! Siamo la gioventù di Dio.
La gioventù della fedeltà"
François
Athanase Charette de la Contrie
Comandante
vandeano
La Resistenza della
"Fedelissima" Civitella del Tronto è la più bella e commovente pagina dell'Antirisorgimento perché scritta
col sangue da un pugno di uomini, soldati e sudditi fedeli a Re Francesco (Dio
guardi!), che si opposero, sacrificando la loro vita, all'invasione massonico rivoluzionaria e alla
ferocia belluina di un esercito invasore di fronte al quale impallidisce la
ferocia nazista...
E anche quest'anno 2020, domenica 15
marzo, saliremo alla Rocca per far garrire di nuovo, ai piedi del Gran Sasso coperto
di neve, il vessillo biancogigliato che ancora sventolava quel mattino del 20
marzo 1861 sull'ultima cinta muraria, quando aperta "Porta Napoli" da
mani traditrici — quante volte quelli che si fanno scudo del "Non mi
arrendo", ma non nel cuore, sono i primi a tradire con fellonia!) — quelle
stesse mani che, in precedenza, avevano combattuto a Civitella, forse covando
già nei loro cuori il tradimento...
Non so se ricordate la lettera di
Guareschi a don Camillo, apparsa su "Italia in graticola", dove il
prete viene esortato a "non mollare!" e a resistere di fronte alle
innovazioni liturgiche del Concilio e
alla nuova Messa di Lutero; forza!, dice Giovannino a don Camillo, raccogli
tutto la il tuo "armamentario" e, nella Cappellina del Filotti,
continua a celebrare la nostra Messa, la stessa Messa che celebrò Gesù
nell'ultima cena, la Messa di sempre e di tutti: "Coraggio don Camillo
quando i generali tradiscono c'è bisogno dei semplici soldati..."
E quando il Comandante Giovine,
dimenticando il suo passato eroismo, tentò di arrendersi al nemico, furono i
soldati semplici e i "cafoni" —
i quali si erano recati a Civitella per difendere le loro famiglie, le
loro case, i loro averi, la propria identità e loro Patria come la intendeva
Monsieur Charette, come la intendono gli uomini della tradizione — che si
ammutinarono e che rinchiusero il loro capo in prigione. Lo stesso fecero con
il vile Ascione che, fuggito nottetempo, aprì, ai lanzichenecchi tricolorati
invasori, Porta Napoli. Fu il Sergente Messinelli, l'eroe di Civitella, a
prendere il Comando della Piazza.
Loro volevano combattere, spes contra
spem, e così non si arresero neanche ai messaggeri di Re Francesco (Dio guardi!)
che comunicavano la resa di Gaeta e, poco dopo, quella di Messina, ma fecero
garrire al vento, mentre si levava "nel sole" una triste canzone di
guerra, quel vessillo gigliato e
ricamato in oro, mandato dalla Regina Sofia la quale, come loro, aveva combattuto
sugli spalti della Cittadella di Gaeta, sfidando le pallottole nemiche e il
"feral morbo", il colera.
La sorte degli ultimi difensori di
Civitella del Tronto, era ormai segnata, dopo le stragi di Casalduni e
Pontelandolfo, dopo le fucilazioni di massa, dopo i rastrellamenti e le
uccisioni, con processo sommario, dei così detti "briganti" e dei
loro "manutengoli"... che talvolta erano poveri pastorelli che
avevano un pane intero nella saccoccia... troppo per un bambino e dunque
sospetto di aiutare i "briganti" e fucilato, perché
"manutengolo"...
Del resto il Generale Pinelli, quello
che aveva fatto fucilare una coppia di giovani sposi — intimando loro, durante l'esecuzione di
cantare "Fratelli d'Italia" — che lo avevano ospitato in casa, in
quanto, nottetempo, aveva trovato nella cantina, dove, ebbro di vino, si era
recato a far scorta di bottiglie, una vecchia oleografia dei Reali
Napolitani... poi il 3 febbraio il Pinelli, come se ce ne fosse stato bisogno,
dopo alcune "sortite" dei valligiani che appoggiano la Resistenza
lealista di un pugno di uomini coraggiosi, getta davvero la maschera ed emana
il famigerato bando che suscitò l'orrore e l'indignazione di tutte le
Cancellerie Europee che guardavano con ammirazione l'eroismo dei soldati
borbonici e dei civitellesi: "Ufficiali e soldati! Un branco di questa
progenie di ladroni ancora si annida fra i monti, correte a snidarli e siate inesorabili come
il destino. Noi li annienteremo, e schiacceremo il sacerdotal vampiro che con
le sozze labbra succhia da secoli il sangue dell'Italia nostra, purificheremo
col sangue e col fuoco le regioni infettate dall'immonda sua bava..."
Perfino il Cavour fu costretto ad
allontanarlo — seppur per poco — dal comando e sostituirlo con un altro, un
cialtrone disertore dell'esercito napoletano passato, "compro con
oro", al nemico: il Generale Luigi Mezzacapo che su Civitella scatena
l'inferno. Da quel giorno ben ottomila bombarde colpirono la Cittadella e
quando fu aperta Porta Napoli, finalmente entrarono il 20 maggio alle 11 del
mattino del 1861 i bersaglieri con tutto lo Stato Maggiore e la fanfara — sulla
Piazzaforte sventola ancora il vessillo biancogigliato dell'onore e della
fedeltà — e il Mezzacapo provvede immediatamente a far arrestare e a fucilare a
Porta Napoli il Comandante la Guarnigione il Sergente Angelo Messinelli e il
Capo della Resistenza Sopito di Bonaventura, rei di non essersi arresi e di
aver continuato a combattere per il loro Re. Niente processo ma solo questa
frase in un telegramma inviato a Cavour: "Ho creduto di dover dare un
pronto esempio facendoli fucilare!"
Poi fu la volta del Cappellano militare
padre Leonardo Zilli da Campotosto, francescano... Animo grande e cuore
generoso, il padre Leonardo ogni giorno celebrava davanti alla truppa la S. Messa
e dava la Sacra Particola ai soldati che andavano così, sereni, a pugnare per
la propria Patria. Non si risparmiò mai il buon padre Zilli e, mentre portava
conforto ai malati e ai moribondi, andava da una parte all'altra per
incoraggiare combattenti e popolani, per persuadere, con parole di fuoco, a non
cedere di fronte agli assalti del nemico, né alle loro minacce, né alle loro
promesse, né a tutti gli inganni che tendevano per convincere alla resa:
"La setta massonica — ripeteva il francescano — è colpevole delle sventure
italiane, nemica della Religione e del Papa, apportatrice, con le nuove idee
materialiste, di inganni, di corruzione, di catastrofi future per l'Italia e
per il mondo intero".
Fra' Leonardo Zilli fu fucilato alla
schiena e gli fu negata — ultima infamia dei "Fratelli d'Italia" —
l'Eucarestia.
Poi i volgari assassini continuarono a
fucilare senza pietà anche nei giorni successivi.
I soldati superstiti furono portati ad
Ascoli Piceno e, da lì, nelle prigioni piemontesi e nel Lager (anche in questo
caso i nazisti arrivarono dopo i Savoia) di Fenestrelle dove perirono
miseramente.
Pucci Cipriani
venerdì 31 gennaio 2020
Controrivoluzione n. 130
Editoriale:
A CINQUANT’ANNI DALLA RIFORMA. LA TUNICA STRACCIATA
di Pucci Cipriani
LA FEDELTÀ DELLA CITTÀ DI ROMA ALLA MESSA DI SEMPRE
di Roberto de Mattei
L’ALTRA FACCIA DELLA POLITICA
di Giovanni Tortelli
DALLA NEGAZIONE DELL’ORDINE NATURALE ALL’ABERRAZIONE DEL FORTETO: IL FILO ROSSO DELLA SINISTRA
di Lorenzo Gasperini
A COSA MIRA LA DEPORTAZIONE AFRICANA
di Patrizia Fermani
MARIA SOFIA DI BORBONE, Una resistenza aspra e impietrata, abitando l’esilio
di Fulvio Izzo
TESTIMONIANZE LETTERARIE SU “BRANDA” E GIACOBINI, IN PIEMONTE NEGLI ANNI 1798-1801
di Dario Pasero
INTERVISTA A SERGIO PIETRACITO. Presidente dell’Associazione vittime del Forteto
di Francesco Atria
Recensioni
martedì 28 gennaio 2020
XXXIII INCONTRO DELLA TRADIZIONE CATTOLICA (13, 14 e 15 marzo 2020)
XXXIII INCONTRO DELLA TRADIZIONE CATTOLICA
DELLA “FEDELISSIMA” CIVITELLA DEL TRONTO
Venerdì 13, Sabato 14 e Domenica 15 Marzo 2020
Nel centocinquantesimo anniversario della Difesa della Civiltà Cattolica
a Porta Pia contro l’invasione massonica e rivoluzionaria.
Convegno su:
L’APOSTASIA NELLA CHIESA
E NELLA SOCIETÀ
“Certamente da quando questa Nostra nobile Città , per volere di Dio, fu presa con la forza delle armi, e assoggettata al governo di uomini che calpestano il diritto, e sono nemici della religione, per i quali non esiste distinzione alcuna fra le cose divine ed umane, non è trascorso quasi giorno alcuno, che al nostro cuore, già piagato per le ripetute offese e violenze, non s’infliggese una nuova ferita (...) chiunque conosce il carattere, gli obiettivi ed il proposito delle sette, sia che si chiamino massoniche, sia che si chiamino con qualsivoglia altro nome, e li paragoni al carattere, al modo, e all’ampiezza di questa guerra, da cui la Chiesa è assalita quasi da ogni parte, non potrà certamente dubitare che questa calamità non non si debba attribuire alle frodi ed alle macchinazioni di quelle sette. Da esse infatti è formata la sinagoga di Satana, che ordina il suo esercito contro la Chiesa di Cristo.”
(Enciclica “Etsi multa” del Sommo Pontefice Pio IX - Data in Roma presso San Pietro, il 21 novembre 1873, anno ventottesimo del Nostro Pontificato)
Da oltre quaranta anni noi veniamo a Civitella del Tronto, la “Fedelissima” cittadina abruzzese, per ricordare i caduti della eroica difesa di questa fortezza, ultimo baluardo del Regno delle Due Sicilie, e tutti i Martiri della Tradizione. Quest’anno si svolgerà il XXXIII Incontro dottrinale della Tradizione cattolica, in occasione del centocinquantesimo anniversario della Difesa della Civiltà cattolica a Porta Pia, contro l’invasione massonico rivoluzionaria.
I nostri Incontri hanno come costante la lettura alla luce della Rivelazione di tutti gli eventi storici e la consonanza con coloro che della Tradizione sono stati e sono alfieri fedeli, a cominciare, in campo religioso, dalla Fraternità San Pio X — della quale ricorre quest’anno il cinquantennale della sua fondazione — che in tutti questi anni ha assicurato la celebrazione della S. Messa cattolica nel rito romano antico, la Messa di sempre e di tutti.
In questi tempi drammatici di apostasia nella Chiesa ci affidiamo a Maria Santissima nemica di ogni eresia e all’intercessione di san Pio X e del Beato Pio IX.
Sono stati invitati come oratori:
Onorevoli: Fabrizio Di Stefano - Vito Comencini - Jovan Palalic (Serbia)
Professori: Massimo de Leonardis - Roberto de Mattei - Carlo Regazzoni - Carlo Manetti - Cristina Siccardi - Patrizia Fermani - Andrea Sandri - Francesco Casalena - Lorenzo Gasperini - Alessandro Elia.
Sono stati invitati per comunicazioni: Virginia Coda Nunziante - Ascanio Ruschi - Marco Solfanelli - Andrea Asciuti - Giulia Bianco e Filippo Bianchi.
lunedì 27 gennaio 2020
Il Programma del XXXIII INCONTRO DELLA TRADIZIONE CATTOLICA
XXXIII INCONTRO DELLA TRADIZIONE CATTOLICA
DELLA “FEDELISSIMA” CIVITELLA DEL TRONTO
Venerdì 13, Sabato 14 e Domenica 15 Marzo 2020
Convegno su:
L’APOSTASIA NELLA CHIESA
E NELLA SOCIETÀ
PROGRAMMA
Venerdì 13 marzo (Hotel Fortezza)
Ore 18:30 - S. Messa in rito romano antico “ad memoriam” di Nicolino Di Felice e Antonio Diano
Ore 21:30 - “Via Crucis” con fiaccole per le vie di Civitella del Tronto Ore 22, 30 - Benedizione nella piazza di Civitella.
Sabato 14 marzo (Hotel Fortezza)
Ore 9:00 - S. Messa in rito romano antico “ad memoriam” di Jean de Viguerie e Mario Sossi
Ore 10:00 - Inizio dei lavori con il canto del “Salve Regina”
Ore 13:00 - Fine dei lavori e inizio pranzo
Ore 15:30 - Inizio dei lavori
Ore 20:00 - Termine dei lavori con il canto del “Credo”
Domenica 15 marzo (Hotel Fortezza - Rocca della “Fedelissima”)
Ore 10:00 - S. Messa solenne in rito romano antico “ad memoriam” dei Martiri della Tradizione
Ore 11:00 - Partenza della processione verso la Rocca con recita del S. Rosario. Nella Piazzaforte della “Fedelissima” Civitella del Tronto Alzabandiera con il canto del “Christus vincit” — Ricordo dei Caduti della Tradizione (Massimo de Leonardis)— Saluto alla voce (Pucci Cipriani) — Presso la chiesa di S. Jacopo alla Rocca, Benedizione del Sacello contenente le spoglie dei caduti nella difesa di Civitella.
Ore 12:00 - Visita alla Rocca e al Museo di Civitella del Tronto.
Ore 13:00 - Riunione conviviale presso Hotel “Fortezza” e Arrivederci al 2021!
Verranno esposte durante il Convegno tre opere del Maestro Giovanni Gasparro che sarà presente durante i tre giorni dell’Incontro.
I titoli delle relazioni e gli oratori verranno resi noti nella prossima circolare.
Le S.S. Messe saranno celebrate dal nostro cappellano M.R. don Mauro Tranquillo, FSSPX