giovedì 25 gennaio 2018

XXXI INCONTRO DELLA "FEDELISSIMA" CIVITELLA DEL TRONTO - ETIAMSI OMNES EGO NON!

Venerdì 9, sabato 10, domenica 11 marzo 2018 XXXI INCONTRO DELLA TRADIZIONE CATTOLICA presso la "FEDELISSIMA" CIVITELLA DEL TRONTO. Il Convegno inizierà venerdì alle ore 18,30 con la celebrazione della S. Messa tradizionale e proseguirà, dopo la cena, con la Via Crucis per le strade di Civitella. Il sabato 10 marzo S. Messa ore 9:00 e ore 10:00 inizio dei lavori, con il canto del SALVE REGINA, fino alle 13:30. Nel pomeriggio alle ore 15:00 prosecuzione dei lavori fino alle 20:00. Canto del "CREDO". La domenica 11 marzo alle ore 10:00 S. Messa solenne in rito romano antico, ore 11:00 partenza della processione verso la Rocca della "Fedelissima", Alzabandiera con Inno Borbonico - Visita alla Roccaforte.



La mattina del 19 marzo 1861 Fra' Leonardo Zilli da Campotosto aveva portato, dopo la celebrazione della S. Messa, l'Ostia consacrata, insieme alle parole di conforto, ai soldati, sugli spalti della Roccaforte di Civitella del Tronto. E anche in quel 19 marzo 1861 i fuochi della notte illuminavano la Valvibrata... erano i "fuochi dei ribelli", come venivano chiamati dalla soldataglia piemontese i sudditi del Regno del Sud che così, sfidando gli ordini dell'esercito rivoluzionario schierato "a corona" in tutta la Valle, facevano sapere ai difensori della Roccaforte Borbonica che non erano soli e che i cuori della gente, di quella terra benedetta, battevano, all'unisono, per loro che combattevano — spes contra spem — la loro ultima battaglia per Iddio, la Patria e il Re, perché rifiutavano quella falsa libertà portata dai liberali giacobini : "che quando te la vengono a imporre con le baionette non è più essa"
Non furono i bombardamenti indiscriminati, non fu la fame né la sete, non fu la spossatezza a far cadere la Cittadella ma il tradimento di un Giuda, il Colonnello Ascione, compro dall'oro massonico, che, nottetempo, aprì le porte al nemico. Eppure erano stati respinti anche gli emissari di Re Francesco (Dio guardi!) che dispensava quei fedelissimi dal continuare la Resistenza dopo la resa di Gaeta, il 13 febbraio 1861 e quella di Messina, 12 marzo...ormai le Cancellerie di tutta Europa guardano a Civitella del Tronto con stupore e financo con ammirazione: infatti dopo la proclamazione della così detta "Unità d'Italia", di fronte a un immenso esercito, su quella Fortezza continua a sventolare la bianca bandiera borbonica con sopra i gigli dorati, ricamati dalla stessa Regina Sofia che, "per vie segrete", era stata fatta arrivare alla guarnigione. Per altri quaranta giorni, dopo la fine del Regno con la capitolazione di Gaeta, la sparuta guarnigione civitellese aveva tenuto testa a un intero esercito "imbestiato" da quella inaspettata Resistenza, perché quei soldati sapevano bene che quello era il loro dovere di servitori del Re e di uomini veri anche se la loro resistenza era "Senza speranza".
Chiunque avrebbe reso l'onore delle armi agli eroi di Civitella ma per loro era già stata decretata la morte. Il Maggiore Finazzi, ha avuto ordini precisi da quella "casta" di Generali "risorgimentali", ormai famigerati che, in nome degli ideali di "libertà e fratellanza", avevano messo a ferro e fuoco l'Aquilano, l'Ascolano e il Teramano... ancora eran fumanti le macerie di Pizzoli e Carsòli. E negli occhi dei "cafoni", dei montanari di quelle terre, della popolazione inerme, c'era ancora l'orrore dei saccheggi, degli stupri, delle violenze dei "liberatori" che avevano lasciato il segno a Casalduni e a Pontelandolfo, incendiando tutte le case con i loro abitanti (donne, vecchi e bambini) perché colpevoli di essere genitori o figli di "briganti" e coloro che fuggivano dal fuoco giacobino, venivano atterrati dai "gloriosi" bersaglieri, appostati in periferia, perché non vi fossero superstiti. Ma nessuno parla di queste infamie, di questa tremenda "Guerra civile".
Strani pudori quelli della storiografia "italica" che ricorda soltanto le rappresaglie delle SS tedesche contro le povere e inermi popolazioni italiane... ma si dimentica dei massacri dell'esercito piemontese "liberatore", scordandosi delle teste, quelle dei così detti "briganti" e dei loro familiari ("amici e manutengoli dei "briganti!), issate sulle picche dei rivoluzionari invasori al soldo della Massoneria inglese. Sì, come in Francia ai tempi della Rivoluzione. E, infatti, il Risorgimento italiano fu, davvero, la Rivoluzione italiana.
A calci e a colpi di moschetto i "capi" della Resistenza civitellese vennero portati in paese : il Tenente Messinelli che, fino in fondo, era stato con i suoi soldati, incoraggiandoli e confortandoli come fosse un fratello maggiore, Zopito di Bonaventura, "O' Generale de Franceschiello", il "brigante" che, lasciando la moglie e i figli, era venuto dentro le mura della Fortezza per difendere la propria terra e combattere gl'invasori giacobini e, infine, il francescano padre Leonardo Zilli da Campotosto, l'eroico cappellano e combattente "lealista" lui stesso che, ogni giorno, con la celebrazione della S. Messa, dava forza e motivazione ai soldati del Re Francesco (Dio guardi!).
Di quali colpe si erano macchiate queste persone se non di quella di aver "trasgredito le leggi di guerra" con una "iniqua, prolungata difesa"? Per loro che avevano scelto la "parte perdente" e la fedeltà alla Monarchia e al loro Re c'è la sentenza di morte con fucilazioni alla schiena come si usa con i traditori. : la sentenza di morte viene eseguita dietro la chiesa di San Francesco, a Porta Napoli, dove, ancora sono visibili sui muri i segni lasciati dalla fucileria piemontese. ll primo a cadere sotto il piombo sabaudo massonico è il Tenente Messinelli mentre guarda, come incantato, quella neve vergine che, sotto il sole tiepido della primavera, imbianca il Gran Sasso... poi Zopito di Bonaventura che ha messo sulla sua giubba la coccarda rossa borbonica. Il suo ultimo pensiero è per la famiglia, per la moglie Giacomina :

"O Giacomina vestita a lutto
o Giacomina in cappellino"

E poi è la volta di padre Leonardo Zilli da Campotosto. La sua fine ci vien raccontata da un testimone oculare, Elisabetta De Gregoris in Marcellini:
"Il plotone dei bersaglieri è con l'armi puntate. Padre Zilli da Campotosto si asciuga la fronte con una pezzuola che poi ripone con cura nella tradizionale manica del saio; guarda in alto come per cercare Dio. Ha chiesto al Maggiore Finazzi una grazia, quella di poter essere seppellito nella sua chiesa.
"No" replicò il Finazzi: "I briganti devono essere seppelliti sul luogo!"
Allo sparo che rimbomba stranamente il frate cade in avanti e il cappuccio — alzandosi — gli copre ora, in terra, tutta la testa.

"Christus vincit! Christus ragnat! Christus imperat!" avevano cantato, la sera del 19 marzo, i difensori della "Fedelissima" nella chiesa di San Jacopo. E quegli eroi si erano immolati "Per Iddio, la Patria, il Re" . O Signore, Dio degli eserciti, accogli quei prodi tra le tue braccia.

* * *

Ahi serva Italia, di dolore ostello,
nave senza nocchiero in gran tempesta,
non donna di province, ma bordello!

(Danta - Purgatorio - Canto VI)

Siamo a fine anni Sessanta (il Sessantotto) e son passati più di cent'anni dall'ultima Resistenza di Civitella del Tronto, un eversivo vento infuria tremendamente su l'Italia e in tutta Europa e non soltanto in Europa : quella che un tempo veniva chiamata la "Civiltà Occidentale" sta scardinandosi, cadono, ad una ad una, tutte le difese e le "città fortificate" messe a guardia di questo patrimonio cristiano, si perdono i valori, non ci sono più princìpi; a sera nelle città, cortei studenteschi - le scuole sono state trasformate in bivacchi e le Università in postriboli dove si pratica il "libero amore" - attraversano le strade al grido di "Camerata basco nero/ il tuo posto è al cimitero" rivolti ai Crabinieri del Battaglione Mobile e, rivolti alla polizia, il grido scandito "PS = SS".
Contestano tutto e tutti questi ragazzacci che diverranno assassini; per loro è "Vietato vietare"....cominciano a far notizia (poi non la faranno più) i primi morti tra i poliziotti,tra i carabinieri,tra i ragazzi di Destra. Nelle Università c'è il "voto unico garantito", il "Todos caballeros", e i professori (i pochi che si rifiutano di recitare questa farsa) vengono sbattuti fuori dalla canaglia urlante...se qualcuno viaggia con in tasca un giornale di Destra viene sprangato come vengono sprangati (Sergio Ramelli docet) quegli studenti che hanno l'ardire di dichiararsi contrari alla "contestazione globale"...arriva il divorzio, l'attacco frontale alla famiglia, al quale seguiranno l'aborto,l'eutanasia, la droga libera (con la capziosa differenziazione tra "droga leggera" e "droga pesante"...quando si sa bene che ogni droga porta alla morte).Inizia allora quel cambiamento antropologico dell'uomo che ha, oggi, il suo culmine nei matrimoni contronatura e nel gender.
Questa Rivoluzione sessantottarda arriva dopo la 1° Rivoluzione che è il Potestantesimo, la seconda Rivoluzione che è la grande Rivooluzione francese, e quelle nazionali come il così detto Risorgimento italiano, quindi la terza Rivoluzione ovvero il Comunismo.Il Sessantotto è la Rivoluzione che durerà di più ("Lotta continua" era il nome del Movimento a cui aderivano le giovani canaglie della scuola), dunque la quarta Rivoluzione è quella peggiore perché è "in interiore hominis", nei costumi, nelle tendenze.E' il vecchio mondo che crolla : ma ci fu anche un altro Sessantotto, quello che il rosso Cardinal Suenes definirà "Il nostro Sessantotto, il Concilio Vaticano II"...e allora si vedranno sorgere le così dette Comunità di Base, la ribellione dei preti ai loro vescovi e dei fedeli ai sacerdoti...in molti casi le parrocchie e gli oratori (pensate che don Bosco voleva "l'Oratorio" perché i giovani si facessero Santi") diventeranno i "Covi" da cui partiranno i killer, i brigatisti rossi, giovani che cercavano la "Rossa primavera" e che avevano imparato la lezione dell'odio fin da ragazzi; dai robivecchi si trova di tutto: cotte, manipoli, stole, pianete, candelabri, reliquiari, reliquie e rocchetti, carte glorie e quadri...mentre viene estromesso il latino che era stata fino allora la lingua universale della Chiesa (e si badi bene il latino viene tolto prima dalla liturgia che dalle Scuole Statali), si afferma da molti pulpiti che "Dio e morto" e si insegna la religione come "Lotta di classe", mentre don Milani, il prete ribelle, il falso converso, proclamerà che "L'obbedienza non è più una virtù ma la peggiore delle tentazioni!"
Quella "Societas Cristiana" che, nonostante tutto, era sopravvissuta fino a tutti gli Anni Cinquanta, scompare e regnerà, come ai tempi del Terrore in Francia, il caos e...Satana camminerà in prima fila, davanti alle schiere della Rivoluzione.
Noi iniziammo nei Sessantotto la nostra "ultima battaglia" che ancora stiamo combattendo, in questo triste momento di aspostasia. L'abbiamo combattuta nelle scuole, negli uffici, nelle officine, nei posti di lavoro. Qualche sacerdote l'ha combattuta, in solitudine, nella propria parrocchia, additato come "reprobo".. Civitella allora rappresentò un simbolo : il simbolo più bello della Resistenza ad oltranza dove ci siamo, ogni anno, ritrovati e dove, tuttavia, ci ritroviamo per difendere i valori eterni della Santa Tradizione.
E sugli spalti di Civitella, di fronte al sacello dei caduti per il loro Re, prendemmo l'impegno di uomini veri, quello di non mollare facendo nostro il motto che la stessa Regina Sofia ricamò sulla bianca bandiera gigliata "Non mi arrendo!". Nel 1989 iniziarono i nostri Convegni e nacque l'ANTI 89 e tutti gli anni, sugli spalti della "Fedelissima" Civitella del Tronto, gli uomini della Tradizione, i vecchi e i giovani, si ritrovano per rinnovare il loro giuramento d'onore di fronte ai Martiri dove, ogni anno, viene celebrata la Santa Messa nel rito romano antico, la Messa di sempre e di tutti ( e anche questa è una grazia che abbiamo avuto grazie ai sacerdoti della benemerita Fraternità San Pio X rimasti sempre fedeli alla Tradizione).
Anche quest'anno, nel 2018, a cinquant'anni precisi dalla Rivoluzione del Sessantotto, ci ritroveremo nella "Fedelissima Civitas" per dare questa nostra testimonianza di amore e di fede, sicuri che, altri, un giorno riceveranno il testimone, per tramandare a loro volta quello che noi abbiamo saputo trasmettere "Tradidi quod et accepi"

Pucci Cipriani



lunedì 15 gennaio 2018

Controrivoluzione n. 127




È uscito il n. 127 della rivista "Controrivoluzione" fondata e diretta da Pucci Cipriani. In questo numero illustri firme del mondo Tradizionalista hanno dato il loro contributo.
Il numero si apre dunque con il fondo del Direttore Pucci Cipriani: "Quando i vertici ecclesiastici e quelli politici non volevano che si parlasse di Anticomunismo" in cui Cipriani, ricordando la testimonianza di don Ernest Simoni (creato recentemente cardinale) in ventisette anni di prigionia e di torture nelle tremende prigioni albanesi, rammenta anche l'atteggiamento degli allora "comunistelli di sagrestia", oggi tornati in auge, che tacciavano di "fascisti" coloro che osavano parlare di Gulag e di persecuzione nei "Paradisi sovietici"; Massimo de Leonardis fa una lucida analisi sulla "Brexit" e la vittoria americana di Trump con: "Divine 'Surprise' la Brexit e la vittoria di Trump"; Roberto de Mattei ricorda la conferenza tenuta negli anni Settanta da S.E. Mons. Lefebvre a Palazzo Pallavicini: "Un esempio di resistenza cattolica: la Principessa Pallavicini"; una critica al cosiddetto "Risorgimento" italiano in un saggio di Massimo Viglione: "Il tenebroso Cavour e il vero volto del Risorgimento";  Cristina Siccardi affronta il problema della odierna crisi della Chiesa con il saggio: "Nelle profezie di don Bosco l'attuale 'cancrena' della Chiesa"; un breve saggio di Giovanni Tortelli su "Protestantesimo e Massoneria" e, sempre per rimanere in ambito massonico, Carlo Manetti scrive su "L'infiltrazione massonica nei partiti"; mentre Enrico Paolieri rievoca "La conversione di Papini".
La rivista chiude con una interessantissima rubrica di recensioni librarie con interventi di Gabriele Bagni, Michele Beghin, Luca Ferruzzi, Lorenzo Gasperini, MV, Ascanio Ruschi, Giovanni Tortelli.

Una copia Euro 6,00 - Sei numeri Euro 30,00
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mercoledì 10 gennaio 2018

Lecca-lecca Papa Francesco

Ricordo il libro: "Fiori per io" del 1980 di una giornalista di Destra che a me, allora, piaceva moltissimo, si chiamava Gianna Preda e scriveva sul settimanale "Il Borghese" un settimanale che acquistavo ogni sabato. Racconta la Preda di quando era bambina e, insieme ai compagni, giocava in un giardino della sua Bologna: veniva disegnato in terra, con un gessetto, la sagoma grande di un uomo, quindi venivano sorteggiati, a turno, i partecipanti e, ciascun bambino, doveva scegliere una parte anatomica del disegno da "offrire al Duce". E iniziavano così: "Io al Duce gli do' il cuore" e il secondo: "Io al Duce gli do' la testa" (e con una X cancellavano quella parte anatomica) e così via... Ormai - narra la Preda - tutti i pezzi erano esauriti e rimanevano soltanto le parti "dove non batte il sole" e all'ultimo bambino, un morettino, che l'autrice crede di identificare in Renato Zangheri, il futuro Sindaco di Bologna, non resta che esclamare "Io al Duce ci do' il culo"... E questo suscita la reazione di un anziano pensionato, seduto su una panchina, che interviene: "Ci mancherebbe altro che glielo dessi anche tu... già gliel'hanno dato in tanti!"
Mi è tornato alla mente quest'episodio quando ho visto, di fronte a una vetrina, una mamma che aveva per mano la sua bambina che accennava la vetrina dove erano esposti tanti lecca-lecca giganti raffiguranti Papa Francesco con un cartello "Lecca-lecca Papa Francesco" con preghiera allegata Euro 4.
In quel preciso momento avrei voluto dire alla bambina - parafrasando il Morettino, amico della Gianna Preda - "Non fartelo comprare... ci sono già abbastanza che lo leccano".
Ecco, con questo esempio, io vorrei spiegare la Papolatria. Da quando è salito al Soglio Pontificio il Papa "venuto dalla fine del mondo" c'è stata una metamorfosi della grande stampa italiana (e delle TV) e anche in parte della così detta "politica". Da una posizione di attacco frontale al "Papato", e in particolare alla persona di Benedetto XVI, all'esaltazione di Bergoglio... fin dal primo momento. Finalmente - dicono - un Papa che non va contro il mondo ma è il "Papa del mondo" quello che, in poco tempo, ha dato un calcio alla "forma" e ha riportato anche nei riti, nell'abbigliamento, nello stile (diceva Buffon: "Lo stile è l'uomo") al Sessantotto. Un Papa che finalmente, dicono i giornalisti in servizio permanente effettivo del Mondialismo Massonico, ha lasciato il trionfalismo e ha rifiutato mozzetta e stola, un Papa che telefona a destra e a sinistra fino a diventare molesto, un personaggio che non vuol esser chiamato Papa o Pontefice ma semplicemente "Vescovo di Roma" e che disdegna i Palazzi pontifici, per vivere alla Locanda Santa Marta, per "controllare meglio i suoi nemici", un "Vescovo di Roma" che, con ostentazione si rifiuta di inginocchiarsi davanti al Tabernacolo con il SS. Sacramento, ma che si inginocchia davanti agli uomini, un Papa che non benedice facendo il gesto della croce ma facendo mille altri gesti e che, con la stessa ostentazione con cui non si inginocchia di fronte alla Presenza reale del Cristo, si rifiuta di salutare con "Il sia lodato Gesù Cristo" o con il francescano "Pace e bene" preferendo il "buon pranzo", un Papa che, pur avendo a disposizione schiere di guardie del corpo e valletti, nei viaggi si fa riprendere con una borsona alla Mary Poppyns, con gli scarponi alla zampognara e i pantaloni che escono dalla veste bianca trasparente, da cui si intravedono pantaloni o braghe.
Ma attenzione se è vero che, in un primo momento Bergoglio era chiamato "Totò", subito dopo il nomignolo è stato tramutato in "Dionigi", alludendo al tiranno Siracusano.
Bergoglio trova subito il suo dotto Eginardo (colui che cantò le gesta: "Gloriosissimi imperatoris Karolis Magni") nella figura di Eugenio Scalfari che diventerà il suo biografo, il giornalista di riferimento, il suo confidente, il suo amico, per cui quando qualcuno vuol sapere notizie sulla situazione della Chiesa si rivolge direttamente al fondatore di "Repubblica", ateo e anticlericale, al quale detterà, in contrapposizione all'insegnamento dei Sommi Pontefici, ribadito fermamente da Benedetto XVI il suo "Manifesto del Relativismo": "Ciascuno di noi ha una sua visione del bene e del male. Noi dobbiamo invitarlo a procedere verso quello che lui pensa sia il bene".
Insomma inizia il "Magistero bergogliano" che vede nell'episodio dell'adultera un "Gesù che fa un po' lo scemo" e che ha mancato contro la morale. E alle domande dei giornalisti, in aereo, dopo i viaggi, risponde a braccio... e quando gli chiedono l'atteggiamento della Chiesa verso gli omosessuali, riferendosi al suo nuovo collaboratore Mons. Ricca messo ai vertici dello IOR risponde: "Chi sono io per giudicare un gay?" guadagnandosi, nel 2013, la nomina a "uomo dell'anno" dalla rivista storica del Movimento omosessuale americano "The Advocate" che lo ritrae in copertina con la scritta virgolettata "Chi sono io per giudicare un gay?"
Sdoganata l'omosessualità con gioia di tutte le gazzette eccotelo con quella sublime enciclica con le nuove norme dettate ai cristiani per meritare il paradiso: la salvezza degli aracnidi e dei serpentelli, la raccolta differenziata della spazzatura, il risparmio energetico, insomma bando all'"Angelo di Dio" e al "Pater Noster", l'importante è un pensierino sul surriscaldamento del pianeta (nel Nord America, guarda caso, il termometro è sceso a -40) ...
E poi - a proposito di spazzatura - ecco l'assemblea fatta in Vaticano, promossa dal Pontificio Consiglio di Giustizia e Pace, dei Movimenti Popolari mondiali, che tradotto in italiano significa l'incontro con i delinquenti "rossi" mondiali rivoluzionari. Tanto che gli "educandi" del centro sociale "Leoncavallo" - dove si consuma e si spaccia droga - sono entusiasti di Francesco che ha detto loro: "Andate e portate a termine la vostra opera", ovvero, riprendete in mano le chiavi inglesi e andate ad aprire, come cocomeri di Rassina, le teste dei "Benpensanti" definiti - tout court - "Fascisti"... insomma - chiosa Rep.it del 24 agosto 2014 - "Il Leoncavallo si dice vicino all'attitudine del nuovo pontefice, che ha riportato il cristianesimo al suo messaggio originario" (Ipse dixit).
Ma se un Pontefice non mostra qualche esempio da seguire che Pontefice è? E allora Bergoglio esegue diligentemente il suo compito. Non ci presenta San Pietro o San Paolo, San Giovanni Bosco o Santa Caterina da Siena, Santa Maria Goretti o San Doemnico Savio... gente anacronistica e fuori dal mondo. No gli esempi e (testuale) "le persone da seguire" sono i radicali Marco Giacinto Pannella ed Emma Bonino.
A tessere le lodi di Marco Pannella, il padre del divorzio, dell'aborto, della droga libera e dell'eutanasia, inizia un personaggio che, nella sua comicità, ha del tragico, e risponde al nome di Federico Lombardi, l'allora Portavoce vaticano, che dichiara: "Lo ricordo con stima e simpatia, pensando che ci lascia un'eredità umana e spirituale importante (...) di impegno civile e politico religioso, per gli gli altri e in particolare i deboli e i bisognosi di solidarietà".
Poi Monsignor Paglia, di fronte al quale perfino Lombardi diventa un gigante del pensiero, durante una bisboccia nella Comunità Cattocomunista di S. Egidio si rivolge all'agonizzante figuro radicale con queste parole: "Ti do' un abbraccio di cuore e ricordati che abbiamo tutti bisogno di te"... Inutile poi sottolineare come il chiacchieratissimo Mons. Paglia - uno dei pezzi da novanta della "squadra" bergogliana insieme a Mons. Bruno Forte, mons. Semeraro e mons. Becciu - sia stato incaricato dal Papa di "distruggere" l'Istituto Giovanni Paolo II per gli Studi sulla Famiglia mettendo alla porta Mons. Melina espressione "reazionaria" della Curia Woytilo-Ratzingeriana.
Ma Francesco è andato oltre nella "beatificazione" della mammana Emma Bonino - la quale, tra l'altro, pubblicamente si è vantata di aver eseguito, con una pompa da bicicletta oltre diecimila aborti: "il prodotto abortivo (i corpicini dei bambini tritati, n.p.c.). dichiarò a suo tempo la mammana, veniva poi messo in un vasetto di marmellata... "ed era questo un motivo per farsi quattro risate ed abbassare così la tensione" - invitandola in Vaticano, nella Sala Nervi, in mezzo a seimila bambini, a pontificare e, affermando, poi, "mi dicono che è gente che la pensa in modo diverso da noi. Vero. Ma bisogna guardare alle persone, a quello che fanno". (Forse a Bergoglio era sfuggito il particolare dei diecimila aborti fatti dall'"Orchessa").
Poi, dopo un viaggio a Cuba, quattro salamelecchi al satrapo comunista Fidel Castro, un "calcio nel sedere" ai dissidenti cattolici castristi - i quali portavano, e portano tuttavia, sui loro corpi e nei loro cuori, i segni delle torture dell'inumano regime rosso dell'Isola Caraibica - che Bergoglio non volle neanche incontrare; le polemiche in diretta tra il Papa e il candidato repubblicano alle elezioni americane Donald Trump (qualcuno azzarda l'ipotesi che la campagna elettorale dell'ultraabortista e guerrafondaia Hilary Clinton, detta "La Cagna", sia stata sovvenzionata anche dal Vaticano), la sua politica filoislamica per cui, affermò "L'Europa deve molto all'Islam"... come se a Lepanto e a Vienna non fosse stata fermata, dalla Cristianità, l'invasione della barbarie della Mezzaluna. E ancora il silenzio di Bergoglio sulle persecuzioni islamiche (silenzio assoluto anche sul genocidio dei cattolici nigeriani), i suoi comizi "boldriniani" - l'ultimo la notte del S. Natale di quest'anno - in cui viene politicizzato in senso pauperistico il Messaggio evangelico... e ancora la negazione che ci siano dei "principi non negoziabili", come invece affermò SS Benedetto XVI, a schiena diritta, di fronte a Giorgio Napolitano, che aveva varcato, con baldanza arrogante, le soglie vaticane, nella speranza di poter fare "abbassare la guardia" sui principi etici... Infine la difesa bergogliana di quella sorta di "Associazione a delinquere" che le ONG, le cooperative rosse e la Caritas, hanno messo in piedi per lo sfruttamento degli immigrati che - apprendiamo dalle intercettazione di "Mafia Capitale" - rendono assai più della droga.
Ma la svolta vera e propria doveva avvenire con la "Amoris Laetitia" il documento pontificio, imposto "manu militari", da Bergoglio - nonostante le votazioni contrarie allo schema presentato - con il quale si cambia la Dottrina e quindi la Fede cattolica legittimando il divorzio con l'inganno levantino: "La dottrina non cambia: cambia la pastorale"... mandando al diavolo il "principio di non contraddizione!". Tuoni e fulmini sui cardinali che hanno presentato al Papa i "dubia" ovvero la dimostrazione teologica - il Santo Padre, con diploma di perito chimico, non sembra molto ferrato in teologia - delle eresie contenute nel documento.
Il più grande filosofo cattolico vivente, Robert Spaeman, amico personale di Benedetto XVI, ebbe, allora, ad esclamare: "Anche nella Chiesa c'è un limite di sopportabilità".
Naturalmente i "media" - contrarissimi a Ratzinger che giunsero a veri e propri "linciaggi morali" nei confronti del regnante Pontefice - esultano per Bergoglio, ne tessono le lodi giornalmente e, a lui, innalzano peana e gl'incensi laici... nelle trasmissioni televisive di Fazio, Barbara d'Urso, Chiambretti e via contando è lui, Bergoglio, l'eroe che, finalmente, ha "reso moderna la Chiesa", ha "vinto il bigottismo", ha "aperto ai gay e ai divorziati" ha lasciato dietro le spalle le "anacronistiche condanne" e - grazie alla sua parola magica, la "Misericordia" (che non si sogna neanche di coniugare con la giustizia) - sembra voler abolire - tout court - anche il peccato. E oltre a Scalfari, la maggior parte della stampa lo incensa, il "Corriere della Sera" lo adora, la "Stampa" lo venera, "Il Fatto Quotidiano" addirittura vede nel papa argentino il proprio eroe rivoluzionario e ne pubblica i libri, considerandolo l'ideologo più accreditato della Sinistra. Alba Parietti, Benedetto Della Vedova, Lerner, Mentana, e il circo equestre mediatico-politico sarebbero pronti a dare la vita, qualora ce ne fossero due o tre, per un "papa che finalmente ha cambiato la Chiesa e ha capito che deve marciare con i tempi".
I partiti di sinistra, di centro e perfino qualche personaggio di certa "falsa destra" vedono in Bergoglio l'alfiere dei "Diritti civili" ovvero di tutto cio' che - si sarebbe detto un tempo - "tira" ovverosia piace ed è fatto lecito come: "Semiramis lussuriosa che libito fe' lecito in sua legge" per cui l'Argentino, proprio dopo che venivano rese note le condanne degli orchi "rossi" del Forteto, ovvero i fondatori e i dirigenti - tutti ex alunni o seguaci ed estimatori di don Milani - della Cooperativa comunista dove venivano resi schiavi, torturati e violentati i bambini, "carne fresca" inviata agli orchi dal Presidente del Tribunale dei Minori di Firenze e grande amico di don Milani, Giampaolo Meucci, non ha esitato ad andare a Barbiana e tentare una sorta di Beatificazione di don Milani dove erano invitati tutti: i sacerdoti della diocesi, gli ex alunni di don Milani... ma non il Comitato delle Vittime del Forteto, per paura che qualcuno di loro rivelasse fatti incresciosi del rapporto don Milani (milaniani) Forteto.
Al "lecchinaggio" laico va aggiunto il lecchinaggio scontato dei "cattocomunisti" e quello di preti e vescovi che, pur criticando in privato l'Argentino, hanno capito come, per evitare grane e vivere felici e contenti, occorra adeguarsi ai tempi e hanno scoperto, anch'essi, l'arte del lecca-lecca, la "Papolatria": così abbiamo visto, ad esempio, adeguarsi il Patriarca di Venezia e abbiamo visto anche l'arcivescovo di Firenze, il Cardinale Giuseppe Betori - e Dio sa quanto ce ne dispiaccia -, scavalcare "a sinistra" (se così si puo' dire) lo stesso Bergoglio e cedere ai musulmani (in combutta con l'imam Ezzedin, il Sindaco pidiota Nardella, quello della rossa Sesto Fiorentino e l'ancor rosso Rettore dell'Università fiorentina) il terreno fabbricativo (venduto a un prezzo stracciato), che era stato donato dai fedeli cattolici per costruirvi una chiesa, all'Imam Izzadin, per costruirvi una Moschea, dopo quella di Firenze... sembra che lo stesso Izzadin, per paura di essere delegittimato dai suoi correligionari seguaci di Allah e del Profeta, abbia pregato Betori di moderarsi, nel suo abbraccio all'Islam, altrimenti "crederanno che Lei sià più musulmano di noi"...

"La sensazione (è) - commenta Marcello Veneziani sul suo Blog - che un Papa estroverso (Francesco) lasci scappare le sue pecore dall'ovile senza portarne di nuove a casa: Per dirla con Flaiano è un Papa che rischia di finire non in odore di Santità, ma in odore di pubblicità. Forse non si addice a un Papa essere acclamato da "Time" e dai media "personaggio dell'anno". Chi è missionario dell'eterno non può essere ridotto, in un corso accelerato di secolarizzazione, a star mediatico dell'anno".

Mi fa ridere Marcello Veneziani... ma gli pare che i pretoriani di Bergoglio, i suoi "sinistri" consigliori - tra cui spicca il gesuita padre Spadaro - pensino a queste bazzecole? Mica si chiamano Marcello Veneziani che quando al "Giornale" ha visto che non era più gradito dalla cricca sinistra di Berlusconi - dopo la svolta gay del satrapo puttaniere arcoreo - se ne andò dignitosamente da quel quotidiano felice di aver mantenuto le proprie idee e la propria libertà!
"Bergoglio è lì messo dalla "mafia di San Gallo" scrive nel suo libro: "Il Papa Dittatore" Marcantonio Colonna... e lì ci vuol rimanere e guai a chi lo tocca...
I Cardinali gli presentano i "dubia" e indicano le eresie contenute nell'Amoris Laetitia? Manco gli risponde... Anzi inizia l'epurazione a suon di randellate (per il momento soltanto virtuali) epurandoli... il Cardinal Sarah critica il "carnevale liturgico"? Gli manda alla Congregazione una banda di personaggi ultrarivoluzionari, capeggiati da Claudio Maniago, ex coadiutore dell'arcivescovo di Firenze ("La Messa va trasformata in una sala di regia" affermava a Firenze... ai tempi dello scandalo della Regina della Pace) e poi lo umilia, come avrebbe fatto il peggiore dei dittatorelli sudamericani, pubblicamente... Toglie il cardinal Burke dalla Segnatura Apostolica e gli concede la carica onorifica di Protettore dei cavalieri di Malta... poi lo toglie anche di lì commissariando l'Ordine degli stessi Cavalieri. Ma il suo capolavoro è stato la distruzione, fatta a sangue freddo, giorno dopo giorno, dell'unico Ordine fiorente nella Chiesa... un Ordine che aveva un fiorire incredibile di vocazioni, sia nel ramo maschile che in quello femminile, i Francescani dell'Immacolata; una vicende infame che la storia ricorderà con i nomi e cognomi degli artefici del misfatto.
Bergoglio, che sembra una pasta d'uomo, quando si irrita - d'altra parte, come lui stesso ha rivelato, è stato un cura per alcuni anni da una psicanalista ebrea - diventa un vulcano in eruzione, non accetta che si metta in discussione il suo "Verbo", si lega al dito il nome di chiunque sia non solo un "Cattolico fedele alla Tradizione" ma anche il nome di chi gli sta vicino o sia in odore di "tradizionalismo" e addirittura afferma che: "Vi sono anche le resistenze malevole che germogliano in menti distorte e si presentano quando il demonio ispira intenzioni cattive" ... Lo zio Adolfo, o "Beppino" Stalin non avrebbero detto diversamente.
I suoi "nemici" sono, ad esempio, i militanti Pro Life, che hanno, criticato il suo endorsement alla "eutanasia nascosta" nella legge sul testamento biologico, sono coloro che sono contrari a un'invasione islamica della loro Patria e che si oppongono - interpretando l'aspettativa della gran parte dei cittadini cattolici italiani - alla legge JUS SOLI che vorrebbe dare indiscriminatamente la cittadinanza italiana, a tutti quelli che arrivano in Italia... legge abbandonata perfino dai pidioti ma rivendicata dalle truppe cammellate bergogliane...
Insomma mentre Galantino, il Segretario della CEI a cui "fanno schifo e provocano disgusto i volti di coloro che sgranano rosari davanti agli ospedali dove si pratica l'aborto", pensa ai "pro life" iniziando nei loro confronti una sorta di persecuzione tanto feroce quanto stupida (usa come Pasdaran il Presidente del Movimento per la Vita Gianluigi Gigli, un vecchio trombone, rottame montiano, parlamentare uscente e che quindi dovrà dare l'addio allo stipendio... ma che spera, ora, in qualche carica forse promessagli dallo stesso Galantino, dopo aver inviato una lettera all'associazione MpV - in cui, tra l'altro, militano ottime persone - invitando non solo a boicottare la grande Marcia per la Vita che si terrà a Roma a maggio... ma ordinando anche di "evitare", e mettere nel ghetto degli intoccabile, personaggi, di cui, tra l'altro, fa nomi e cognomi, accusati di non essere "bergogliani doc"... Insomma una vera e propria lista di proscrizione.
Ora sembra che, come del resto fanno tutti i dittatori, in Vaticano ci si appresti a formare una sorta di Corpi di Polizia Speciale: l'OVRA (Opera Volontaria Repressione Antibergoglio) di cui potrebbe prendere il comando Massimo Introvigne, l'ex guardia del corpo di Mons. Lefebvre e caporione dell'allora "Alleanza Cattolica", già distintosi nella persecuzione dei Francescani dell'Immacolata e nella "censura" - insieme al prete guerrigliero Leonardo Boff - allo scrittore Vittorio Messori, reo di aver criticato - seppur sommessamente e cautamente - il Vescovo di Roma.
A capo dell'altro Corpo di Polizia Speciale, ovvero la GAYSTAPO, potrebbe andare il giornalista Andrea Tornielli, un linguacciuto personaggio detto "Il Formichiere" che, tornando all'episodio dell'incipit descritto da Gianna Preda, avrebbe forse scelto anche lui di "dare al Duce del momento" quella parte anatomica... se ne fosse stato costretto naturalmente; un personaggio, il Tornielli, adatto a difendere, usando ogni mezzo, dalla delazione alla calunnia, l'opera del "Conducator argentino" se è vero che "è l'aratro che traccia il solco ma è la spada che lo difende".


Pucci Cipriani