domenica 10 dicembre 2017

IL CARDINALE DOMENICO BARTOLUCCI Dal Mugello alla Sistina, una vita polifonica (di Guido Scatizzi)

Era il 20 novembre 2010, quando papa Benedetto XVI volle onorare della sacra porpora il Maestro mons. Domenico Bartolucci, del clero fiorentino. All’epoca, alla venerabile età di 93 anni, si trattava del cardinale nominato più anziano di sempre nella storia della Chiesa. Il motivo di un simile privilegio non era certo difficile da comprendere, guardando a “le opere e i giorni” di questo nostro conterraneo.
Nato a Borgo San Lorenzo il 7 maggio 1917, Bartolucci dopo le scuole era entrato nel Seminario Maggiore di Firenze, esperienza della quale conserverà sempre un fulgido ricordo per la vita religiosamente orientata che caratterizzava la formazione del clero. Qui, oltre agli studî ordinarî, si dedicò ben presto alla musica e al canto sacro, affiancando Domenico Bagnoli, Maestro di Cappella del Duomo di Firenze. Alla morte dello stesso, sarà proprio Bartolucci a succedergli (e tutt’ora è un suo diligente discepolo, il Maestro Michele Manganelli, a ricoprire tale ruolo). Nel 1939, anno in cui venne ordinato sacerdote, si diplomò anche in composizione e direzione d’orchestra presso il conservatorio fiorentino; dal 1942 invece proseguì a Roma, ospite del prestigioso Almo Collegio Capranica, gli studî musicali. In poco tempo, dopo aver ricoperto il ruolo di vice Maestro di San Giovanni in Laterano, ascese alla direzione della Cappella Musicale Liberiana di Santa Maria Maggiore, nel 1947, ruolo che ricoprirà per un trentennio, quando lascerà la celeberrima corale nelle mani di uno dei suoi più noti allievi, l’attuale Maestro mons. Valentino Miserachs Grau. Risale a quest’epoca, proprio al maggio del 1947, la musicazione dell’Inno Eucaristico In Te credo Dio nascosto, composto dal “cattolico belva” Domenico Giuliotti in occasione del Congresso Eucaristico tenutosi a Greve in Chianti.
Nel 1952, su indicazione di mons. Lorenzo Perosi, Maestro della Cappella Musicale Pontificia “Sistina”, fu nominato Maestro sostituto della stessa. Alla morte del Perosi, papa Pio XII gli conferì l’incarico di Direttore perpetuo dell’insigne “Sistina”: il complesso musicale si trovava in precarie condizioni, dopo la pluricinquantennale direzione precedente, e Mons. Bartolucci, con zelo e fedeltà alla musica polifonica che tanto amava, avviò un’opera di risanamento che portò la Cappella ad alternare l’accompagnamento delle liturgie papali con tournée nei cinque continenti dell’orbe. Negli anni del Concilio Vaticano II (1962-1965), contrario all’abbandono della lingua latina come lingua liturgica tanto del parlato quanto del cantato, si spese affinché il patrimonio musicale sacro, che affonda le sue radici gloriose nella polifonia palestriniana, come anche il canto gregoriano non venissero accantonati. Furono proprio quei cambiamenti insperati, ma tristemente giunti, che portarono nel 1997 alla sua sostituzione con il Maestro Giuseppe Liberto, in modo che la “Sistina” si adattasse maggiormente allo stile liturgico (o sedicente tale) del Maestro delle celebrazioni liturgiche pontificie, mons. Piero Marini. Furono certamente anni tristi e desolanti per il Maestro mugellano, che non smise mai di celebrare la S. Messa secondo il rito di S. Pio V (cosiddetto rito romano antico).
In occasione del suo 85° genetliaco, con l'obiettivo di conservare e diffondere il notevole patrimonio musicale composto da Bartolucci, fu costituita la Fondazione Domenico Bartolucci, con presidente del comitato d'onore, di cui faceva parte anche l’allora card. Joseph Ratzinger, il card. Sergio Sebastiani. Il nuovo pontefice Benedetto XVI, che da cardinale si era strenuamente opposto alla rimozione del Maestro dalla direzione della “Sistina”, lo chiamò per un concerto in Vaticano il 24 giugno 2006. Ma il tributo volle esser ancor più tangibile, con la creazione a Principe della Chiesa che si rammentava in incipit. Come rispettivo e devoto ringraziamento, l’ormai card. Bartolucci offrì al papa un altro concerto, nel Palazzo Apostolico di Castel Gandolfo il 31 agosto 2011, per la cui occasione compose il pezzo Benedictus (che riecheggiava il nome del pontefice felicemente regnante).
Si è spento l’11 novembre 2013, all’età di 96 anni, e le esequie, presiedute dal card. Angelo Sodano, si sono tenute il 13 novembre all’Altare della Cattedra della Basilica di San Pietro, con il rito dell’ultima commendatio e della valedictio presieduti da papa Franesco. La cara salma destinata alla pieve di Santa Maria a Montefloscoli (Borgo San Lorenzo), dove era solito trascorrere le ferie estive, nel mai dimenticato Mugello, si trova ancora presso il cimitero della Venerabile Misericordia.
L’opera del Maestro card. Bartolucci resta un punto di riferimento per chiunque intenda dedicarsi allo studio o al semplice ascolto, che si fa preghiera, della grande tradizione di musica sacra. Con sorpresa, tuttavia, nella scorsa primavera l’Arcivescovo di Firenze, card. Giuseppe Betori, ha annunciato che un’opera lirica inedita del Maestro è stata inserita nella Stagione Lirica 2018-2019 del Teatro del Maggio Musicale Fiorentino: si tratta del Brunellesco, opera lirica in tre atti per coro e orchestra, narrante la storia del progetto e della costruzione della cupola di Santa Maria del Fiore in Firenze. La sua prima esecuzione è stata fissata proprio per il dicembre 2018, esattamente seicento anni dopo la presentazione del progetto di Filippo Brunelleschi e l’avvio della costruzione della magnificente cupola.
Sacro e profano, sulle note ricercate e autentiche di questo sapiente compositore, hanno saputo comunicare prolificamente nell’opera di una vita devota e… polifonica.


Guido Scatizzi

FONTE "IL GALLETTO" settimanale 2 dicembre 2017

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